Un fortissimo botto ha scosso ieri notte, attorno alle 3, le vetrate delle abitazioni e del carcere in via Arginone. Un piccolo ordigno è infatti esploso nel parcheggio davanti alla casa circondariale, lasciando un visibile segno sull’asfalto ma fortunatamente senza provocare danni a cose o persone nei paraggi. “Un’azione intimidatoria”, secondo i vertici del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), che sottolineano il possibile legame tra il fatto di stanotte e prossime udienze di alcuni ‘indagati eccellenti’ rinchiusi proprio nel carcere di via Arginone.
“Si tratta, molto probabilmente – affermano Donato Capece e Giovanni Battista Durante, rispettivamente segretario generale e segretario generale aggiunto del Sappe – di un atto intimidatorio di matrice terroristica, stando alle prime ipotesi investigative, sul quale sta indagando l’arma dei carabinieri. È chiaro che le istituzioni, compreso quella penitenziaria, non si faranno intimidire da simili gesti”.
La detonazione è avvenuta nell’area di parcheggio che si trova davanti alle celle di Alfredo Cospito e Nicola Gai, componenti della cellula “Olga” della Federazione anarchica informale/Fronte rivoluzionario internazionale. I due sono stati arrestati con l’accusa di aver gambizzato, il 7 maggio del 2012, l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e dopo una temporanea permanenza nel carcere di Genova sono stati trasferiti a Ferrara, in attesa del rito abbreviato davanti al gip di Genova che si terrà il 30 ottobre.
Sull’episodio è stata immediatamente aperta un’indagine per risalire agli autori dell’atto e capire le cause delle loro azioni, ma c’è ancora il massimo riserbo da parte dei carabinieri. Durante ricorda che “nel carcere di Ferrara sono ristrette persone per fatti legati ad atti terroristici. In questi giorni, tra l’altro, dovrebbe svolgersi un’udienza in tribunale. È chiaro che le istituzioni, compreso quella penitenziaria, non si faranno intimidire da simili gesti”. “Se c’è preoccupazione tra le guardie del carcere? No, si tratta del nostro lavoro – aggiunge -, anche se chiaramente questi episodi fanno aumentare l’attenzione. Il problema è che abbiamo poco personale e facciamo fatica a predisporre sistemi di sicurezza all’esterno. Se ci fosse un’autopattuglia montata all’esterno probabilmente sarebbe riuscita a individuare e arrestare chi ha posizionato l’ordigno, ma chiaramente siamo in una situazione in cui bisogna fare delle scelte e privilegiare i servizi interni”.
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