Politica
26 Ottobre 2013
Marattin replica alle accuse di ‘svendita’ di Tavolazzi

Azioni Hera, “Nessuna perdita per i cittadini”

di Marco Zavagli | 4 min

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admin“In contabilità pubblica – a differenza di quella civilistica – le minusvalenze o le plusvalenze non hanno effetti economici o finanziari. In altre parole, un Comune non beneficia di maggiori o minori entrate correnti per il fatto di aver venduto ad un prezzo, rispettivamente, superiore o inferiore a quello di iscrizione a libro”. È la replica di Luigi Marattin – “l’ultima sull’argomento, per quanto mi riguarda, ma non ho dubbi invece che lui continuerà”, come premette l’assessore alle finanze del Comune di Ferrara – all’attacco di Valentino Tavolazzi sulla vendita ritenuta tardiva delle azioni Hera.

Una vendita tardiva che secondo il consigliere di Progetto per Ferrara avrebbe fatto perdere alle casse comunali tre milioni di euro. “Non vi sono effetti pratici sulle tasse pagate dai ferraresi (lato dell’entrata corrente) o dai servizi che essi ricevono dal Comune (lato della spesa corrente) – continua Marattin -. Qui viene la più grave delle menzogne del consigliere, nel caso in essere non vi è una minusvalenza (= aver venduto ad un prezzo inferiore a quello di carico) bensì una plusvalenza (= aver venduto ad un prezzo superiore a quello di carico). Le azioni Hera erano infatti iscritte nel conto del patrimonio del Comune di Ferrara al loro valore nominale di 1 euro; sono state vendute ad un valore di medio di 1,51, quindi la plusvalenza realizzata è stata del 51%. La quale tuttavia non ha effetti per sé, come argomentato prima. Figuriamoci quindi se possono esserci effetti di una minusvalenza, che tra l’altro appunto non esiste”.

Ma come è possibile trarre conclusioni opposte dalle stesse cifre? “È facile sputare menzogne a voce alta, confidando che la tecnicità dell’argomento possa far sorgere il dubbio ai ‘cittadini non esperti’ che le sue balle possano aver fondamento. Verifichi, la libera stampa, le due affermazioni di cui sopra presso qualunque commercialista o esperto di contabilità pubblica (ripeto, non civilistica), e inchiodi il consigliere alle sue balle”.

Dopo l’invettiva sopra le righe arriva un breve chiarimento appunto per i ‘non esperti’: “Abbiamo incassato circa 7,6 milioni. Di questi, 7,45 li destiniamo ad estinguere tre BOC di pari importo. Questa estinzione (oltre a far calare il debito a 118 milioni contro i 167 di 5 anni fa) permette di risparmiare circa 950 mila euro di spesa ogni anno corrente in termini di minori interessi. Considerando che non abbiamo più le azioni e perdiamo 450 mila euro di dividendi, il beneficio annuo per i ferraresi è circa 500 mila euro per il solo 2014”.

Rimane il dubbio sull’ipotesi di vendita anticipata. “Il guadagno che abbiamo oggi – illustra l’assessore – facendo l’operazione ‘vendo azioni, estinguo debito’ dipende da fattori macroeconomici e finanziari odierni: il livello dei tassi di interesse e – soprattutto – la struttura finanziaria del debito che viene in ammortamento o in scadenza l’anno seguente. Questi fattori non sono uguali nel 2011 come nel 2013. In particolare, la valutazione fatta all’epoca non comportava benefici analoghi a quelli di oggi visto il piano di ammortamento dei mutui in scadenza quell’anno. Senza contare che dopo poche settimane – in conseguenza della vittoria del cosiddetto “referendum sull’acqua” come si ricorderà – le azioni Hera cominciarono una inesorabile discesa verso il valore di 1 euro”.

C’è infine un punto, particolarmente insinuante, nelle dichiarazioni di Tavolazzi: qualcuno avrebbe ‘suggerito’ la vendita. “Il consigliere si permette di lanciare ombre su chi avrebbe comprato – reagisce Marattin -. Ma come tutti sanno, il mercato borsistico regolamentato esiste proprio per garantire la trasparenza e la molteplicità dei compratori e dei venditori. Le azioni Hera possono essere state comprate da chiunque, normali cittadini, pensionati, risparmiatori, facendo un semplice click sul sito della propria banca. Chiunque può aver comprato al prezzo corrente, senza aver dovuto chiedere il permesso a nessuno. Perciò vendere in borsa è l’esatto contrario di quanto afferma il consigliere: è proprio la garanzia che chiunque possa comprare, e non solo gli amici degli amici o chi ha accesso a particolari informazioni o network. Trovo sconvolgenti certe insinuazioni. Ma trattasi di soggetto che ha ormai – e da tempo – perso ogni credibilità, come dimostra il fatto che viene puntualmente allontanato da ogni incarico (vedi city manager a Ferrara o Movimento 5 stelle)”.

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