Lettere al Direttore
6 Ottobre 2013

Messaggio del vescovo per l’inizio dell’anno scolastico

di Redazione | 4 min

Con questo mio messaggio, all’inizio del nuovo anno scolastico 2013-14, intendo farmi presente innanzitutto ai molti studenti di tutte le scuole di ogni ordine e grado della nostra Arcidiocesi.

Vi accompagno con tanto affetto e prego la Madonna delle Grazie perché questo anno sia un anno positivo, di crescita umana e cristiana, in cui la grande e affascinante vicenda della ricerca, della conoscenza della verità, nei vari aspetti e nei vari ambiti dove la parola si colloca, sia davvero un’esperienza grande e tonificante.

Studiate e studiate bene, accompagnati dai vostri genitori e dai vostri insegnanti.

Vivete anche tutta la sana compagnia che, a partire dalla convivenza nelle aule scolastiche, può nascere liberamente fra di voi, ma vi raccomando che sia una compagnia utile al vostro cammino umano, non una semplice serie di sfoghi in cui cominciate ad invecchiare precocemente, assumendo gli atteggiamenti, i desideri e i modi d’essere di coloro che sono più anziani di voi.

Vivete con libertà la vostra vita, ricordandovi che la libertà è una pienezza di responsabilità che dovete assumervi di fronte a voi stessi, ai vostri genitori, ai vostri insegnanti, ai vostri amici. Prendetevi la cura di questa responsabilità e fatevi aiutare da tutti quelli che si presentano come amici veri, cioè in grado di darvi un aiuto sostanziale per il vostro cammino.

Accompagno anche i genitori e gli insegnanti che, a vario titolo e secondo una varietà di funzioni, vivono nel mondo della scuola, o come educatori di partenza dei figli o come docenti, e che attraverso l’insegnamento delle materie più specifiche devono tener desta e sviluppare la grande domanda di verità, di bene, di bellezza e di giustizia, che alberga nel cuore dell’uomo. Siate per i vostri studenti una eco di quella grande esperienza di educazione e di insegnamento che il padre Dante ha evocato nell’incontro con un suo antico maestro dicendo: «m’insegnavate come l’uom s’etterna», come l’uomo diventa eterno.

È una responsabilità grande: la famiglia e la scuola.

Vi prego di non accettare mai la riduzione sentimentale e psicologica nella famiglia, e la riduzione burocratica nella scuola, perché i primi ad essere traditi sono i ragazzi ed i giovani.

Non posso non esprimere la mia profonda gratitudine e la mia ammirazione per tutti coloro che ci hanno consentito ancora, anche in quest’ultimo anno, di tenere aperte quelle scuole dell’infanzia che sono il vanto e la ricchezza culturale e morale della nostra Arcidiocesi; nate molte volte dal sincero impegno dei parroci e delle parrocchie e mantenute, qualche volta, con un sacrificio enorme sul piano economico e materiale.

Alcuni sacrifici abbiamo dovuto sopportarli per un bene più grande: la tranquillità economica di certe parrocchie, ma non possiamo non dire che l’insensibilità del mondo politico, a tutti i livelli ma soprattutto a livello centrale, è ormai gravissima.

In un momento come questo per la nostra società, si avverte che la grande esigenza, e quindi la linea di soluzione, sta nella possibilità di un’autentica esperienza di libertà, di educazione e di insegnamento. I governi che si sono succeduti fino a quest’ultimo, pur nella varietà delle opzioni o delle composizioni, hanno vergognosamente e colpevolmente taciuto su questo argomento, che è una ferita aperta nella coscienza del nostro popolo, e quindi una ferita aperta nell’ambito della vita sociale. Ho lavorato cinquant’anni per la libertà di educazione a tutti i livelli: ho dato un mio contributo al risveglio del mondo cattolico sui temi della libertà di educazione negli anni ’80-’90, abbiamo anche tentato di proporre una serie di riforme fino a quella del riconoscimento del servizio pubblico delle scuole paritarie, poi tutto si è vergognosamente arenato in un silenzio che certamente vede come primi colpevoli coloro che nell’arengo politico, pur nella varietà delle opzioni fatte, come cattolici hanno taciuto su questo fondamentale diritto delle famiglie, degli studenti e degli insegnanti.

Faccio fatica a sperare che qualcosa possa cambiare ma, nonostante tutto, penso e spero che il mondo cattolico, il popolo cristiano e, insieme ad esso, ciò che c’è di veramente laico in questa società, ricominci a premere sulle strutture istituzionali della stessa società e dello Stato, affinché non sia disattesa questa domanda, la cui risposta è certamente determinante per l’avvenire democratico del nostro Paese.

Vi accompagno con la mia preghiera e la mia benedizione, ma anche con il desiderio che almeno in qualche momento della vostra vita scolastica sia possibile incontrarci.

Benedico tutti di cuore.

Luigi Negri

Arcivescovo di Ferrara-Comacchio

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