Cronaca
6 Ottobre 2013
Il riconoscimento consegnato dal presidente del Senato Pietro Grasso

Premiate le ‘sindache’ antimafia

di Redazione | 3 min

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sindache antimafiadi Federica Pezzoli

Giuseppina Nicolini e Elisabetta Tripodi, prime cittadine di Lampedusa e Linosa e di Rosarno, Maria Carmela Lanzetta, ex-sindaca di Monasterace (RC), e Carolina Girasole, già sindaca di Isola Capo Rizzuto. Queste le amministratrici che, alla presenza del sindaco Tiziano Tagliani e alla presenza delle massime cariche istituzionali della città, hanno ricevuto il premio dalla seconda carica dello Stato, Pietro Grasso. L’ex procuratore nazionale antimafia, che già conosceva le loro storie proprio in ragione della sua passata esperienza professionale, ha approfittato della sua presenza a Ferrara per il Festival di Internazionale per portare loro di persona il suo saluto, definendole “il simbolo di una rivoluzione culturale”, perché proprio le donne con “la loro forza e la loro tenacia” sono capaci di cambiare le cose. Con loro sono state premiate anche Giuseppina Pesce e Denise Cosco, collaboratrice e testimone di giustizia, non presenti all’incontro per motivi di sicurezza. Anche Giuseppina Nicolini, a causa dei recenti tragici fatti che hanno colpito il suo comune, non ha potuto presenziare, ma ad aprire la cerimonia è stata proprio una sua lettera, scritta un anno fa in occasione di un altro drammatico naufragio e proprio per questo terribilmente attuale. In essa la Nicolini si chiedeva “quanto deve essere grande il cimitero dell’isola” e si diceva “indignata dall’assuefazione che sembra colpire sempre più persone e scandalizzata dal silenzio dell’Europa”.

Nessuna di queste donne pensa di aver fatto qualcosa di straordinario, hanno solo amministrato i loro territori al meglio delle proprie possibilità; come afferma Elisabetta Tripodi, “ci sono territori più semplici e più difficili da amministrare, ma sono tutti territori dello stesso Paese, l’Italia”. Ma sono proprio questo senso del dovere e questa dedizione ad essere fuori del comune se, come rivelano i dati di Avviso Pubblico, nel nostro paese ogni trentadue ore un amministratore subisce un episodio di intimidazione. Ha ragione dunque Maria Carmela Lanzetta quando dice che le loro “non sono storie isolate ma storie di molti luoghi”. E aggiunge: “Noi non ci siamo candidate a sindaco per fare le grandi battaglie antimafia”, nel loro lavoro quotidiano a guidarle è stato “lo spirito di servizio”, perché è importante dare l’esempio, specialmente nei loro territori. Carolina Girasole ha, invece, confessato che si è scoperta a provare tristezza pensando al motivo per cui lei e le sue compagne di viaggio hanno ricevuto questo premio. “In fondo qualcosa di speciale l’abbiamo fatto: abbiamo resistito. Abbiamo resistito agli atti intimidatori, al fango che ci hanno gettato contro, alla paura, all’isolamento”. E questa resistenza ha avuto, ha e avrà sempre un solo obiettivo: “Dimostrate che lo Stato può e deve prevalere sull’antistato”.

Queste le motivazioni del conferimento del Premio: “Impegnate nel quotidiano, risolute nel proprio compito istituzionale e decise, nonostante gravi intimidazioni, ad andare avanti con umiltà, coraggio e senso del dovere. Simbolo della resistenza alle cosche, le sindache calabresi e siciliane sempre più numerose si mettono a disposizione della cosa pubblica. E accanto a loro una schiera di giovani donne cresciute nelle famiglie di cultura mafiosa ma decise a stare dalla parte della legalità correndo rischi inimmaginabili. Sono donne che meritano il sostegno dello Stato e di tutta la società civile”. Sosteniamole, dunque perché non debbano più avere l’impressione di combattere e resistere da sole.

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