Eventi e cultura
26 Settembre 2013
Gli straordinari 30 anni di direzione del maestro raccontati a Palazzo Roverella

Franco Farina, che tolse dal buio Palazzo Diamanti

di Redazione | 3 min

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IMGP6242di Silvia Franzoni

“Le stanze del palazzo dei Diamanti erano oscure e i pochi quadri esposti si vedevano appena alla luce del sole”: così si presentava il primo piano dello storico palazzo ferrarese prima che venisse ereditato da  Franco Farina, il maestro, come ricorda il prof. Gianni Cerioli ad un pubblico rapito, ieri pomeriggio, sotto gli affreschi del salone d’onore di Palazzo Roverella. L’incontro, voluto dal Circolo dei Negozianti e patrocinato da Ferrariae Decus, Italia Nostra e Amici dei musei, “non è una celebrazione, è una festa per gli 85 anni di Farina”: così introduce Gianni Piepoli, presidente del circolo dei negozianti, che in nome di una grande amicizia e di una profonda stima, propone in questa occasione la nomina del maestro a socio benemerito del circolo.  Coordina la prof. Anna Quarzi dell’Istituto di storia contemporanea: “Per me Franco Farina è il maestro, al maèstar” ed è suo il merito di aver “aperto la nostra città al mondo” e di averla resa “nuovamente capitale dopo gli sfarzi conosciuti all’epoca di Tasso e Ariosto”.

Il microfono passa poi al prof. Cerioli che, appassionato e nostalgico, ricorda e racconta alla sala gremita i trent’anni di direzione del maestro, da quelle “sale buie di palazzo Diamanti, tra l’assurdo e l’improbabile, che lasciavano sconcertati i fruitori” ereditate da Farina alla morte di Medri, alla grande “rivalutazione degli spazi” così da “educare l’occhio del visitatore” e a “sollecitare Ferrara all’arte”.

IMGP6240Sono più di 900 le mostre curate da Franco Farina nella sua lunga carriera e suo è il merito di aver “scardinato il vecchio metodo espositivo”, come è chiaro nella mostra di Boldini del ’63: Casa Romei, sotto le direttive di Farina, diventa una casa-museo, tutta foderata di pezze di raso turchese, un adattamento funzionale alla fruizione, che permette ai visitatori “di informarsi direttamente di cosa l’arte moderna sia”. Questa è infatti la lode di Farina, l’aver “sospeso l’esposizione museale tradizionale per creare un diverso tipo di rapporto con la città e con l’arte”, una amministrazione e gestione straordinaria non sempre agevole nella realizzazione ma sempre ricercata in nome di un credo: “l’arte moderna ha bisogno di spazi in cui l’arte si possa manifestare”.

Gianni Venturi, presidente di Amici dei Musei, aggiunge che “per conoscere Ferrara bisogna uscirne e avere il coraggio di ritornare, ma Franco, che è rimasto, era come ne fosse uscito perché straordinarie sono state le sue scelte di intelligenza”. Il maestro Farina, emozionato dalla manifestazione di stima e affetto di tanti amici, conclude con ironia: “a me è venuto un dubbio: sono stato bravo io o è stata una nevrosi? Perché effettivamente, in 30 anni, per mettere assieme 900 e più mostre occorre solo un nevrotico, che forse però ha aiutato questa città”.

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