Passa alla discussione in consiglio comunale la modifica alla delibera di autorizzazione alla vendita di azioni Hera non vincolate approvata dallo stesso consiglio il 3 giugno scorso.
La novità è che sparisce il limite minimo di vendita stabilito nel provvedimento a 1,55 euro ad azione. “Quando adottammo la delibera il valore delle azioni sul mercato era di 1,60 euro e così decidemmo di fissare un limite minimo sotto il quale non vendere –spiega l’assessore comunale al bilancio Luigi Marattin, intervenuto nella seduta congiunta della 1ª commissione consiliare e della commissione di controllo dei servizi pubblici locali-, ma da allora si è verificata una diminuzione costante dei valori nel corso azionario e da qualche settimana le azioni sono stabilmente sotto 1,50 euro (in realtà con qualche picco di poco più alto nel mese di agosto, ndr)”. Una situazione nella quale il limite formale contenuto nella delibera approvata a giugno impedirebbe qualsiasi vendita e farebbe sfumare l’obiettivo sotteso all’alienazione: estinguere tre buoni ordinari comunali (Boc) dal valore complessivo di 7 milioni e 400 mila euro che, ricorda Marattin, “ci farebbero risparmiare 700 mila euro di interessi nel bilancio del 2014 già gravato da 5 milioni di tagli stabiliti dal governo”.
Per far questo e rientrare nei termini burocratici stabiliti, la vendita – “che avverrà solo se ci saranno le condizioni ideali a raggiungere l’obiettivo”, rassicura il responsabile all’ufficio partecipazioni Giovanni Lenzerini- dovrà avvenire entro il 15 novembre prossimo (termine temporale stabilito nella modifica alla delibera). Il valore odierno, di mercoledì 11 settembre, di una azione Hera è di 1,48 euro. Se venissero vendute tutte le azioni a questo prezzo il Comune otterrebbe esattamente la cifra che cerca.
Qualche voce di dissenso si solleva dall’opposizione. Francesco Rendine di Fli critica il fatto che fosse stato stabilito un limite minimo di vendita che avrebbe “turbato il mercato” facendo scendere il valore delle azioni e propone che il limite venga sì mantenuto ma utilizzando il così detto target price come valore di riferimento più una forchetta di variabilità stabilita dal consiglio. Critiche rispedite al mittente dallo stesso assessore al bilancio che considera tale soluzione “peggiore” del rimedio e osserva come il target price sia “sempre strutturalmente più alto del valore di mercato”. Marattin considera inoltre come fissare il prezzo minimo per 5 milioni di azioni (quelle che il Comune ha deciso di vendere) non possa turbare un mercato –peraltro non molto attivo- costituito da centinaia di milioni di esse.
Dubbi anche dal consigliere di Ppf Valentino Tavolazzi: “non so quanto sia corretto deliberare di vendere a qualsiasi prezzo dato che quelle azioni al momento dell’acquisto valevano 1,68 euro e che ogni 10 centesimi ci sono in ballo 500 mila euro di valore”. “È un problema che non si pone e comunque –ribatte l’assessore- noi venderemo comunque ad un prezzo superiore al valore di libro iscritto nel bilancio”.
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