E’ bene puntualizzare alcuni aspetti circa la recente Autorizzazione Integrata Ambientale, emanata dalla Conferenza dei Servizi, che, eliminando il precedente vincolo di 30.000 t/anno, permette all’inceneritore di Cassana di bruciare maggiori quantità di rifiuti speciali non pericolosi provenienti dall’ambito regionale,dopo avere smaltito gli indifferenziati urbani locali, per un tetto complessivo massimo di 130.000 t/anno. Innanzitutto (d.l 152/06) la non pericolosità è un concetto relativo solo alla manipolazione diretta di tali sostanze che, a differenza di quelle pericolose, non posseggono fin dall’origine doti di irritabilità, cancerogenicità e tossicità. La loro combustione è invece fonte di micro inquinanti aero dispersi che impattano negativamente sulla salute della popolazione. Si tratta infatti di rifiuti che possono provenire da lavorazioni industriali, artigianali, commerciali, da opere di demolizione, da attività di scavo, da lavorazioni agricole ed agro industriali, da alcune attività sanitarie, da fanghi residuati per la potabilizzazione delle acque. E’ ovvio che per buona parte possono essere costituiti da plastica e carta che da soli normalmente forniscono agli inceneritori circa il 90% del potere calorifico. Da un lato quindi mentre a Ferrara si dovrebbero recuperare in maniera differenziata per poi riciclare (il condizionale pare doveroso!) tali materiali , dall’altro si possono bruciare a norma di AIA perché provengono da fuori.
Non è chiaro poi quale ente abbia l’intenzione e la possibilità di garantire che i già elevati limiti non vengano sforati: infatti nel 2008 si sono incenerite 128.546 tonnellate di rifiuti, di cui 73.625 di “speciali” contro le “sole” 30.000 permesse, senza conseguenza alcuna per il superamento del limite prescritto. Teniamo sempre in considerazione che anche gli inceneritori di nuova generazione comunque producono per ogni tonnellata di rifiuti bruciati 1 t. di fumi, 2 t. di CO2 e 300 kg di ceneri tossiche che a loro volta necessitano di speciale smaltimento in discariche ad hoc. Ed il tutto si svolge nel teatro ambientale della nostra pianura padano dove, a causa dell’inquinamento, il gruppo di studio europeo CAFE (Clean Air For Europe) stima la riduzione della aspettativa media di vita dai 24 ai 36 mesi.
Inoltre appare impossibile fidarsi di HERA visto che la sua principale attività remunerativa si basa su due pilastri assurdi: da un lato i cittadini pagano attraverso la tassazione l’incentivazione all’incenerimento dei rifiuti che una norma nazionale perversa, stravolgendo le direttive europee, assimila alle energie rinnovabili, dall’altro pagano ancora per smaltire gli stessi. E su queste basi viene chiesta fiducia per l’approvazione di una falsa geotermia che, oltre che basarsi sul funzionamento dichiarato di non oltre 8 (!) giornate all’ anno di tre caldaie di compensazione a gas metano, può in effetti disporre di una riserva calorifica che drena addirittura a livello regionale.
Rispetto poi alle rassicurazioni dell’assessore comunale all’ambiente circa la futura ulteriore riduzione dei flussi di massa e delle medie annuali dei singoli inquinanti emessi, che abbiamo altre volte contestato per quanto riguarda il recente passato, ancora una volta sottolineiamo che tali rassicurazioni non tengono conto della effettiva mancanza della diretta misurazione in continuo da parte di un ente indipendente. Ed in ogni caso visto la tipologia dei rifiuti speciali non è evitabile in alcun modo il verificarsi di picchi di inquinamento ormai da molti anni direttamente correlati agli eventi acuti dell’apparto respiratorio e cardio circolatorio.
E nessuna ridicola opera di compensazione ambientale finora attuata può limitare tali rischi, come nessuna opera di compensazione economica (monetizzazione della salute!) può rendere accettabile ai cittadini un incremento delle patologie acute come di quelle neoplastiche a lungo termine. Passando poi dal concetto di emissione a quello di immissione ancora una volta proponiamo alle autorità locali l’impianto di uno studio volto a misurare la presenza di diossina direttamente nel sangue dei residenti la zona ovest della nostra città, per monitorarne l’andamento ed il confronto con chi vive più lontano da fonti pericolose. Non amiamo i neologismi ma visto che i responsabili (?) della nostra salute discettano di termovalorizzatore ricordiamo che si tratta di inceneritore, rubricato tutt’ora come industria insalubre di prima classe ( D.M. del 5/9/94, relativo all’Elenco delle Industrie Insalubri di cui all’articolo 216 del T.U. delle Leggi Sanitarie). Se proprio dovessimo adeguarci all’uso dei neologismi utilizzeremmo quello di cancrovalorizzatore.
Comitato Ferrara Città Sostenibile