Economia e Lavoro
4 Agosto 2013
I dettagli dell’accordo. Nardini: “Ora non hanno più alibi”

Berco, il massimo risultato possibile

di Marco Zavagli | 4 min

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Due ferraresi, una donna di 46 anni e un uomo di 55 anni, rispettivamente amministratore di diritto e di fatto di una società fallita con sede nell'Alto Ferrarese, sono stati condannati a 6 anni e 4 anni e 4 mesi dal tribunale di Ferrara con l'accusa di bancarotta fiscale

Copparo. Il massimo risultato possibile. Che equivale a una vittoria. Una vittoria di chi ci ha creduto fino in fondo e non ha mai abbandonato la solidarietà del “o tutti o nessuno”. Gridano, si abbracciano, piangono gli operai della Berco. Quelli de “La Berco siamo noi”, quelli che hanno percorso mezza Europa in pullman per convincere il colosso della Thyssenkrupp che non si sarebbero piegati a logiche di mercato e che non sarebbero stati loro le vittime sacrificali di scelte di management sbagliate.

Ora sono tutti in via Primo Maggio, davanti alla loro fabbrica. Su una delle tre aste davanti all’entrata sventola ancora la bandiera della protesta. Sotto il sole più caldo di agosto applaudono i sindacalisti che salgono sul palco. A Mario Nardini della Fiom è riservato un boato. Lui ieri notte, dopo due giorni di veglia tra falliti accordi  romani e firma finale a un industria a Ferrara, è arrivato al presidio per dare la notizia. “Mario uno di noi” gli cantano attorno. E lui chiede di rimandare gli applausi. Prima bisogna spiegare i contenuti, perché “sarebbe un errore dire che tutto va bene: questa è stata una trattativa che limita i danni. Quello che è stato fatto è un contributo che ha un lato positivo ma anche dei risvolti negativi”.

Veniamo ai fattori positivi. In primis le lettere di licenziamento: rimarranno chiuse nei cassetti della direzione.  L’accordo prevede infatti un anno di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione a decorrere da maggio/giugno 2013, con un piano di formazione e ricollocazione. Viene confermata invece la chiusura dello stabilimento di Busano Canavese (in provincia di Torino).

Nel frattempo è sceso il numero degli esuberi: dopo che 111 lavoratori sono andati via, il numero è sceso a 500 per l’intero gruppo, di questi poco più di 400 riguardavano a Copparo. Ora gli esuberi totali sono 438 e 320/330 quelli in provincia di Ferrara.

Viene confermata l’attuale procedura per i licenziamenti, ma solo su base volontaria o in maniera funzionale al prepensionamento. Per quanto riguarda gli incentivi al prepensionamento, si parla di 27mila euro per esodi volontari o per chi accetta il prepensionamento e ha un anno di cassa integrazione e tre di mobilità. Si arriva a 58mila euro per un anno di cig e tre di mobilità più un anno di prosecuzione volontaria. La cifra sale a 91mila euro per gli stessi requisiti e due anni di prosecuzione volontaria e a 121 per tre anni.

Per gli esodi volontari, fino al 21 settembre l’azienda metterà a disposizione 65mila euro più la procedura di mobilità. Dopo il 21 settembre questa cifra è destinata a scendere.

Per quanto riguarda la contrattazione aziendale, ritorna vigente e operativa quella disdettata unilateralmente a giugno dalla Morselli. Ma non sarà come prima. L’accordo prevede una soluzione mediana: vengono escluse alcune voci come il Pdr, il cottimo e il concottimo. Per questi ultimi due, se ci saranno le condizioni, nel 2015 saranno oggetto di futura trattativa in funzione dell’individuazione di un premio produttività. Il premio feriale e il premio di produzione congelato non saranno riconosciuti per i prossimi due anni. A partire dal terzo anno il premio feriale spetterà al 100% e quello di produttività al 50%. Dal quarto anno anche questo sarà versato al 100%.

“Non è uno sforzo di poco conto quello che abbiamo chiesto – ammette Nardini – e vorremo che trovasse la massima adesione. È meglio trovarci con la possibilità di fare un sacrificio ma andare in prepensionamento con un sostegno piuttosto che non avere niente in mano. Abbiamo la necessità, per quanto possibile, di dare un contributo per provare finalmente a voltare pagina e metterci nelle condizioni di avere una Berco che non si trovi a pensare quotidianamente alle difficoltà. Noi la nostra parte la facciamo, a patto che l’azienda rimetta in pista lo stabilimento o che almeno  ci riprovi in maniera più convinta rispetto al passato”.

Su una cosa il segretario Fiom non concede nulla alla Thyssen: “Ieri eravamo qui a piangere. Oggi a gioire, seppur con qualche sforzo. Quanto ottenuto non sarà un risultato eccezionale, ma premia la grande mobilitazione e le iniziative di questi mesi. Abbiamo dimostrato che siamo disponibili ai sacrifici quando lo è anche l’azienda, in un’ottica di rilancio del gruppo e dello stabilimento. All’azienda abbiamo ribadito che a fronte di questa nostra disponibilità non permetteremo di ritrovarci tra un anno al punto di partenza. Oggi Berco non ha più alibi”.

Al termine dell’assemblea è stato dichiarato sciolto il presidio. Lunedì gli operai torneranno al lavoro.

Guarda il video dell’esultanza degli operai Berco

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