Lettere al Direttore
25 Luglio 2013

Terremoto in Svizzera

di Redazione | 6 min

La Svizzera è un Paese confinante con noi, tutti l’abbiamo visitata almeno una volta, restando colpiti ed ammirati dalla precisione di quel popolo che si coglie ovunque. Ti sembra che qui tutto sia calcolato e vada alla perfezione: mai un pezzo di carta per terra, giardini curatissimi, raccolta differenziata fatta rigorosamente e collaudata ormai da tempi immemorabili….. Cammini e ti senti immerso nel loro ordine, percepisci un rigore quasi maniacale, mentre il pensiero corre a casa nostra: all’incuria, alla trascuratezza, a volte all’inciviltà di molte realtà italiane.

Eppure anche gli svizzeri così precisi, meticolosi e…..ricchi, hanno qualche problema: devono fare i conti con i terremoti; non certo paragonabili a quelli di casa nostra, perché il grado di sismicità è definito  MEDIO-BASSO dalla Confederazione Elvetica. Ma perché allora, in condizioni di sismicità così ridotte, la Svizzera è stata colpita da due terremoti in pochi anni?

Nel 2006 si è verificato un terremoto a Basilea ed in questi giorni un altro a San Gallo.

Nel primo caso il geologo svizzero Markus Haering è finito sotto processo per aver provocato una serie di sismi, il più forte di magnitudo 3,4. Stava conducendo un esperimento, immediatamente sospeso e successivamente cancellato, per una società che è stata costretta a pagare nove milioni di franchi svizzeri per i lievi danni causati dalle scosse. Il lavoro consisteva nella perforazione del terreno per immettere acqua fredda che si riscaldava in profondità e poi risaliva in superficie. Avrebbe dovuto servire 2700 abitazioni, ma le perforazioni del sottosuolo, profonde 3 miglia, hanno generato le scosse sismiche. Il geologo Haering si è detto sorpreso dell’intensità dei terremoti e ha dichiarato: “Questi terremoti sono una fonte di conoscenza per tutti”. Ma nonostante sia ormai accertata da molti studi l’esistenza di una correlazione inequivocabile tra trivellazioni e terremoti da esse indotti, l’interesse per i progetti geotermici non è diminuita neppure nella rigorosa Svizzera: gli esperimenti si sono realizzati altrove, pur con molte cautele.

Così il 20/7/2013 questo Paese a rischio sismico medio basso, deve fare i conti di nuovo col terremoto che questa volta colpisce San Gallo,vicino al Lago di Costanza, al confine con l’Austria

Il Politecnico di Zurigo attribuisce la responsabilità del sisma di magnitudo 3.6, alla realizzazione del progetto geotermico. Il direttore delle aziende industriali di San Gallo, Ivo Schilling, precisa che durante i lavori di perforazione si è verificata una notevole fuga di gas che con la sua forte pressione, avrebbero potuto distruggere l’impianto di trivellazione proiettandolo in aria. Ciò avrebbe comportato gravissimi rischi per la popolazione, così, per bloccare la fuoriuscita del gas, sono stati pompati nel foro 650 mq. di acqua e fango che hanno provocato il terremoto, ma nessuna vittima.

Nell’ambito del progetto geotermia di S.Gallo, il Servizio Sismico Svizzero attua un  monitoraggio 24 ore su 24, grazie ad una rete di 6 stazioni sismiche e, in caso di pericolo, garantisce l’interruzione delle attività secondo un piano di intervento sviluppato in precedenza.

Io vivo a Ferrara dove ormai da anni Hera, la società che fornisce servizi, vuole imporre ai cittadini la costruzione di una seconda centrale geotermica, ipotizzata in un primo tempo nel quartiere di Pontegradella, poi abbandonata per la ferrea opposizione degli abitanti, perciò spostata a Malborghetto. Anche qui gli abitanti si sono opposti, ma il Sindaco ha dichiarato che questi sono in minor numero e quindi si può fare. Hera, forte dell’appoggio del Sindaco e dell’assessore all’Ambiente, va avanti anche se il progetto per Malborghetto non è stato ancora reso pubblico.

Mi viene istintivo il confronto con la vicenda Svizzera, e mi chiedo cosa ci unisca a loro e cosa ci divida.

Ci dividono molte cose:

  1. L’Italia è una delle zone a maggior rischio sismico del Mediterraneo perché siamo nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica, sottoposti a spinte di compressione che causano l’accavallamento dei blocchi di roccia. La Svizzera invece  ha un rischio sismico medio basso.
  2. La nostra regione, l’Emilia, ha vissuto lo scorso anno la tragedia del terremoto con conseguenze note a tutti, ma gli esperti del Centro Nazionale Vulcanologia Geologia, presenti a Malborghetto (FE)  ad un incontro coi cittadini il 4 aprile 2013, hanno assicurato che non esiste alcun rischio sismico dovuto a trivellazioni. Galileo ci ha insegnato che il pensiero scientifico non ha validità assoluta, ma deve essere continuamente verificato alla luce di nuove informazioni che possono confermare o smentire le tesi precedenti. Questo lo rende così grande ed universale. In altre parole lo scienziato è colui che fa del dubbio la sua religione, perché chi si arrocca sulle presunte verità, facilmente cade in errore. Quanto avvenuto Oltralpe già per due volte farà sorgere nei nostri scienziati qualche dubbio?
  3. Il Servizio Sismico Svizzero, nonostante il rischio modesto, attua un monitoraggio continuo con ben sei stazioni di rilevamento nel luogo in cui è in atto la trivellazione, inoltre dispone di piani di intervento opportunamente studiati per emergenze.

E a Ferrara? Non abbiamo ancora un progetto certo su come si intenda procedere a Malborghetto, mentre i cittadini che si interrogano sull’opportunità e sui rischi legati alla centrale, vengono accusati di essere i soliti superficiali qualunquisti che si oppongono ad ogni scelta innovativa. Il Sindaco ha organizzato incontri ben orchestrati, in cui tutto era prestabilito e tu, semplice cittadino, ti senti avvolto dal fumo dell’ambiguità.

  1. Gli Svizzeri al momento del bisogno, sanno prendere decisioni difficili con rapidità, svolgono inchieste veloci, efficaci, trasparenti e forniscono risposte chiare: queste condizioni generano fiducia nella popolazione. Cosa succederebbe se accadesse un evento analogo a  Ferrara, dove negli anni ’50 si estraeva metano, successivamente vietato? Cosa potrebbe succedere oggi di quel metano che ancora esiste nel sottosuolo, se cominceranno le trivellazioni?

Sarebbe saggio adottare il principio di cautela e non andarsi ad infilare direttamente in un ginepraio.

C’è poi un altro problema niente affatto trascurabile: vicino al luogo dove vogliono imporci le trivellazioni profonde tre chilometri, passa una  conduttura che trasporta ETILENE: parte dal Polo Chimico di Ferrara e giunge a Ravenna. I nostri “esperti” non credono che questo rappresenti un pericolo? E’ stato predisposto un piano di intervento o si preferisce aspettare gli eventi?

Le imposizioni che cadono dall’alto servono solo a montare l’onda di diffidenza e  paura tra la gente, cui si sommano dubbi per la mancanza di risposte chiare, esaurienti, ma soprattutto vere.

Mentre questi pensieri suscitano in me angoscia, appare chiaro l’unico punto che unisce gli italiani e gli svizzeri: la ricerca di una fonte di  energia che nell’immediato sembra avere un basso costo, ma che nessuno sa quali costi reali potrà realmente  avere in un prossimo futuro. Dovremmo ricordarci che la Natura ha bisogno di essere rispettata, non violata continuamente: le abbiamo già arrecato un’infinità di danni, ogni giorno ne abbiamo la prova; dovremmo finalmente incominciare quel lungo processo di revisione delle nostre scelte sbagliate ed impegnarci a rendere vivibile anche in futuro la Terra.

Gabriella Sabbioni

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