Politica
6 Luglio 2013
Lo sfogo di Faggioli all’incontro al Centro di Documentazione di Santa Francesca Romana

“A Ferrara servono vescovi all’altezza”

di Redazione | 4 min

IMG_1657di Marcello Celeghini

È stato un pomeriggio carico di suggestioni  e spunti di dibattito quello che si è svolto al Centro di Documentazione di Santa Francesca Romana in via XX settembre per l’incontro, organizzato da cinque soggetti (Istituto di Scienze Religiose, Istituto Gramsci, Istituto di Storia Contemproanea, Scuola Politica del Pd e Fondazione L’Approdot), dal titolo “Le novità di un Papa di nome Francesco”.  Pubblicazione della nuova enciclica a quattro mani “Lumen Fidei”, annuncio della santificazione dei due illustri predecessori, novità apportate da Papa Francesco, le grandi aspettative su Bergoglio per il futuro e, ultime ma non ultime, le clamorose dichiarazioni dell’Arcivescovo Negri sul degrado morale ed estetico del sagrato del Duomo; sono questi i temi principali che hanno contraddistinto gli interventi di Massimo Faggioli (docente di Storia del Cristianesimo presso l’Università St. Thomas di Minneapolis), Piero Stefani (biblista, redattore della rivista “Il Regno”) e Don Andrea Zerbini (direttore dell’Istituto di Scienze Religiose, Diocesi Ferrara- Comacchio).

Particolarmente “scatenati” i commenti dei relatori sulle recenti affermazioni di mons. Luigi Negri su “postribolo” e orge davanti al duomo che hanno infuocato il dibattitto dell’opinione pubblica ferrarese in questi giorni estivi. “Le parole dell’Arcivescovo nei confronti della vita giovanile serale nella piazza andavano maggiormente soppesate- commenta Piero Stefani-; con queste parole si dimostra distante dall’opera di Papa Francesco che invece predica dialogo e attenzione ai giovani. Certo è che con la nuova enciclica Lumen Fidei si pone un problema teologico poiché l’enciclica è firmata anche da Bergoglio ma contiene i pensieri conservatori del suo predecessore, quindi vescovi come Negri possono giustificare le loro uscite con ‘l’ha detto il Papa’, anche se sanno benissimo che Francesco non la pensa così”. Ancora più duro è il commento sulla vicenda del professor Faggioli. “Lasciatemelo dire- si sfoga il professore – Ferrara, per quanto riguarda le nomine vescovili, è ancora trattata da Roma come la città da punire, la città di Renata di Francia (moglie del duca Ercole II, nel Cinquecento aveva chiamato alla corte di Ferrara un gruppo di calvinisti ndr).  Di Papa Francesco fanno sapere i suoi fedelissimi che è scandalizzato di certe nomine vescovili in Italia. A Ferrara l’ultimo vero vescovo che ha speso la propria vita per la sua diocesi è stato Natale Mosconi. Ho sentito certi vescovi  -prosegue Faggioli – dire che ci vogliono politici all’altezza per lo Stato, io dico che è ora che tornino ad esserci vescovi all’altezza”.

Più pacato il commento di Don Andrea Zerbini: “penso che l’Arcivescovo sia da capire, a chiunque verrebbe da prendersela simbolicamente con una situazione in particolare quando intorno a sé si vedono tante cose non andare per il verso giusto. Riconosco- ammette il parroco- che la Chiesa ferrarese abbia commesso degli errori negli anni passati. Ero d’accordo con Rabitti quando diceva che i vescovi non possono più compiere il loro magistero in solitudine, occorre infatti che stiano fra il loro gregge e che abbiano una costante comunicazione con la vita quotidiana”.

Dalla Chiesa ferrarese alla Chiesa universale. “La svolta epocale è stata la rinuncia di Benedetto XVI.- afferma Piero Stefani- Infatti mai si pensava che un pontefice avrebbe avuto l’umiltà di rinunciare al proprio magistero perché conscio di non potere dare il massimo per il bene del mondo. L’elezione di Bergoglio in questo preciso momento della Chiesa poi è una conferma della volontà di cambiare rotta. Se Francesco fosse stato eletto alla morte di Giovanni Paolo II non sarebbe certo stato il papa che è ora, l’esperienza di Benedetto è servita. La nuova enciclica anche se è firmata da entrambi i pontefici, le parole e i pensieri ivi contenuti sono quasi esclusivamente dell’ultimo Ratzinger, non certo di Francesco che con le prime scelte dopo l’elezione si discosta abbastanza da quanto scritto nella nuova enciclica”.

D’accordo con questo pensiero anche Massimo Faggioli: “L’enciclica e le canonizzazioni rispondono più ad un decorso post dimissioni del Benedetto XVI. I pensieri contenuti sono lo specchio del pontificato precedente. Non a caso Francesco ci ha tenuto che alla presentazione ci fosse anche il Papa Emerito apposta per dire che ciò che è scritto nel testo è il pensiero del suo predecessore, quindi per prenderne le distanze. Papa Francesco sa benissimo che il suo pontificato sarà la chiave del futuro della Chiesa e sa che non può fallire. Occorre un filtro a ciò che è scritto su alcuni quotidiani nazionali, come Il Corriere della Sera e Repubblica, che tendono a far passare il messaggio semplicistico e non casuale che tra il pontificato di Ratzinger e Bergoglio non vi sia alcuna differenza”.

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