Lettere al Direttore
30 Giugno 2013

La metempsicosi dei rifiuti

di Redazione | 4 min

Dal latino “refutàre”, non accettare, non voler ricevere, non tollerare… rinunciare. Poi arriva il codice dell’ambiente che nel descrivere i rifiuti sottolinea che un oggetto diviene rifiuto nel momento in cui noi lo buttiamo via, ce ne vogliamo disfare. Fino a quel momento, contrariamente, quell’oggetto era da considerarsi un bene.

Parto da questo concetto per provare ad articolare cosa mi aspetto dal prossimo “PIANO RIFIUTI DELLA REGIONE” che riguarderà tutto il bacino dell’Emilia Romagna e che, dai primi documenti in nostro possesso, mi pare abbia alla base una filosofia nuova, in linea con quanto voluto dalle norme europee. Pertanto la mia valutazione su ciò che oggi c’è è positiva. Si deve ora andare avanti.

Mi piacerebbe provare ad adottare un paradigma di pensiero che invece di dare forma ad un piano rifiuti assuma come propria definizione PIANO DELLE RISORSE.

I rifiuti sono beni. I materiali di cui sono composti possono essere usati e riutilizzati, fino allo smaltimento finale, previa rilavorazione, molte altre volte e dare vita ad altri prodotti o riprodotti. Mi piace chiamarlo METEMPSICOSI, il ciclo delle rinascite caro alle filosofie orientali.  Si adatta benissimo ai rifiuti: muoiono come bene ma ritornano in vita più volte tramite l’ingresso in un processo che li  recupera e li restituisce agli scaffali dei supermercati, ai portachiavi, alle cucce per i cani e gatti ecc. Evitano di essere smaltiti, con beneficio ambientale e fanno risparmiare materia prima.

Il fatto di considerarli beni e non rifiuti scardina delle categorie mentali ma anche relazioni economiche e sociali importantissime:

1. Da cittadino se perdo il ruolo di colui che necessita di un servizio, ma assumo quello di chi conferisce un bene, trasformo un modello obsoleto in una relazione paritaria in cui chi dà e chi riceve assumono egual valore ed imprimono al proprio “contratto” caratteristiche economiche equidistanti diverse da quelle attuali. Forse le TIA, TARSU, TARES peserebbero molto di meno.

2.  Piano delle risorse. Per ridare vita ai rifiuti serve ricerca, innovazione, piccole imprese che creino i riprodotti, eco designer, startup. Si tratta quindi di ambiente ma anche di  economia. Sono i principi della green economy e della economia circolare. Invece di procedere linearmente, dalle origini della materia prima al tramonto del rifiuto dopo, i prodotti di consumo potrebbero dotarsi di una vita “rotonda” che va ben al di là del comune concetto di riciclaggio.

3.  Gran parte della economia futura, della ricerca ed innovazione e della possibilità di nuovi posti di lavoro ed impresa passano proprio di qua. Ed allora i nostri rifiuti dovrebbero rimanere sul territorio. Oggi è in rivisitazione l’accordo ANCI/CONAI per il conferimento ai consorzi dei materiali derivanti dalla RD. I consorzi, nati forse più di 20 anni fa, hanno contribuito a sistematizzare la gestione dei rifiuti e rappresentano una garanzia nella “salubrità del sistema”. Oggi  dovrebbero andare oltre, aiutare i territori a creare un modello, in linea con i tempi e con le necessità estreme di lavoro che questi esprimono. E’ vero che i ricavati della RD vengono restituiti alle utility e reinvestiti in servizi ai cittadini, ma fare in modo che invece i materiali diano la possibilità di creare startup, piccole imprese, eco artigianato  rappresenta un valore molto più grande e soprattutto di lunga visione per lo sviluppo futuro. E per i mercati futuri, appassionando cittadini, pubblica amministrazione, ecc agli acquisti così detti “verdi”. A questo punto forse i cittadini crederebbero di più nella raccolta differenziata. Pertanto stiamo lavorando affinchè nel nuovo Accordo che regola le relazioni tra consorzi e associazione dei comuni, siano incluse le possibilità di stipulare protocolli territoriali proprio in funzione di quanto detto sopra. Rimanendo ovviamente, sempre dentro il sistema virtuoso dei Consorzi.

Chiudo dicendo che il comune di Ferrara sta già collaborando con Regione, Atersir, Consorzi, Anci, grazie anche al progetto – modello “LOWASTE la creazione di un mercato locale dai rifiuti”, per partire a brevissimo giro, territorio pilota, con protocolli sperimentali di recupero materiali in loco. Lavorano al tavolo, ed approfitto per ringraziare tutti, gli artigiani, le imprese degli inerti e quelle del recupero tessile sanitario, le cooperative sociali, le imprese del recupero plastica, la grande distribuzione, Hera.

Rossella Zadro

Assessore Ambiente

Comune di Ferrara

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