di Daniele Oppo
Si parla di riforme costituzionali a Ferrara, nel Ridotto del Teatro comunale. Ad organizzare l’evento è stato il locale comitato “Ferrara per la Costituzione” e i relatori sono tutti d’eccezione: il presidente emerito della Corte Costituzionale, Ugo De Siervo, l’ordinario di diritto costituzionale dell’Università di Bologna nonché uno dei “35 saggi” incaricati di redigere le riforme costituzionali, Augusto Barbera e, infine, Roberto Bin, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università estense. Ad introdurli, Paolo Siconolfi, presidente del comitato; presente anche Giuditta Brunelli, docente Unife chiamata a far parte del comitato incaricato di redigere il documento finale sulle riforme.
“Siamo in un periodo in cui non possiamo più soltanto discutere ma occorre chiudere”, afferma Barbera, il più convinto sostenitore, fra i relatori, delle riforme costituzionali: “è un’occasione favorevole anche per via della maggioranza anomala che si è formata in Parlamento, adesso o mai più anche perché abbiamo toccato il fondo”. Per il professore vanno cambiate alcune delle regole presenti nella Carta: “quando Bersani disse che la nostra è la Costituzione più bella del mondo è stato vittima sia delle critiche che della Costituzione stessa”, sostiene ancora Barbera, “siamo l’unico Paese al mondo con un doppio voto di fiducia e siamo l’unico sistema parlamentare europeo che non consente il governo di minoranza Le regole possono condizionare in positivo o in negativo il comportamento dei giocatori”. La riforma della legge elettorale non sembra però essere una priorità dei “saggi”: “si è deciso di affrontare il tema dopo aver conosciuto la forma di governo”. Una delle precedenti riforme, quella sul Titolo V diventa però monito per chi vuole cambiare le cose: “l’insegnamento è che le riforme non si fanno alla garibaldina, ma acquisendo il massimo consenso”.
Meno convinto sulla idealità del momento per le riforme è De Siervo: “non sono così convinto che ci siano le condizioni per le grosse riforme”, afferma, “ho la sensazione che le cose siano destinate al fallimento, soprattutto dopo le reazioni indecorose di alcuni, come il Ministro per le riforme costituzionali Gaetano Quagliariello, a seguito della recente decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione (in cui era coinvolto Silvio Berlusconi, ndr) che era costituzionalmente già scritta”.
Decisamente più critico Roberto Bin, per il quale la Costituzione italiana è “davvero la più bella del mondo”: “le riforme vanno fatte ma prime bisogna capire cosa va cambiato”, spiega il docente Unife, “non sono convinto dalla logica tutta italiana che le leggi cambino le cose perché se dietro non c’è niente, le leggi non funzionano. L’Europa, ad esempio, prima è cambiata poi ha recepito i cambiamenti nei trattati”. Non si tratterebbe neppure un problema di scelta del modello migliore fra quelli esistenti, “discorso del tutto astratto e fuorviante” afferma Bin, sarebbe bensì una questione principalmente di metodo: “servirebbe un dibattito che, per una volta, anziché partire dalle soluzioni, partisse dai problemi e tentasse di risolverli”.
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