Economia e Lavoro
31 Maggio 2013
Sciolto il cda e sottoposta ad amministrazione straordinaria la principale banca ferrarese

Bankitalia commissaria Carife

di Redazione | 5 min

carife

La storica banca di Ferrara, nonché la più grande azienda della provincia per numero di dipendenti e volume d’affari, è in amministrazione controllata. Bankitalia ha commissariato l’istituto di credito comunicando gli esiti dell’ispezione, sfavorevoli a Carife, e azzerando tutti gli organi con funzioni amministative, sostituiti dal Commissario straordinario Bruno Inzitari e dai componenti del Comitato di sorveglianza (Fabrizio Daverio, Paola Leone e Cosimo Centrone). “La banca prosegue regolarmente la propria attività – si legge in un comunicato ufficiale diramato dagli stessi amministratori straordinari – e pertanto la clientela può continuare a rivolgersi agli sportelli con la consueta fiducia”. Null’altro trapela da corso Giovecca, ma è certo che sono ore di particolare apprensione sul destino di un’ennesimo pezzo, fondamentale, della nostra economia territoriale in difficoltà.

Perchè se è vero che la Carife proseguirà regolarmente nei prossimi giorni l’attività (operazioni di sportello e condizioni rimarranno invariate), è altrettanto vero che la presenza di Bankitalia e del suo commissario straordinario significa l’avvio di una fase di transizione che vedrà gli amministratori straordinari impegnati nel compito di risanare i conti dell’istituto e nello stesso tempo ricercare un partner industriale in grado di acquisire una parte o l’intero pacchetto azionario Carife, divenendone proprietario. Bankitalia lo aveva già anticipato recentemente per bocca del presidente della Fondazione Carife, Piero Puglioli: alla Cassa di Risparmio di Ferrara serve una stampella, un partner industriale per portarla fuori dalla crisi (vai all’articolo).

Su quali siano le “sfavorevoli risultanze degli accertamenti ispettivi di vigilanza” (così si legge nello stesso comunicato diramato) se ne potrà sapere qualcosa in più nei prossimi giorni. Le motivazioni vanno ricondotte all’articolo 70 del testo unico bancario richiamato nel provvedimento voluto dopo l’ispezione di Palazzo Koch. Al comma 1, lettere a e b, si parla di gravi irregolarità nell’amministrazione, ovvero gravi violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie che regolano l’attività della banca” e di previsione di “gravi perdite del patrimonio”. A giudicare poi dal richiamo all’articolo 98, gli accertamenti ispettivi di vigilanza potrebbero aver individuato seri problemi nell’ambito di gestione delle società controllate. Ma al momento, dato lo scarno comunicato uscito dalla sede di Corso Giovecca, non è dato sapere altro. Nemmeno gli ex vertici possono rilasciare dichiarazioni.

Le difficoltà della Cassa sembrano comunque provenire da lontano, in gran parte dalla precedente amministrazione e in parte anche dalle recenti imposizioni della stessa Banca d’Italia, che ha obbligato tutte le banche di media e piccola dimensione a livelli di accantonamento molto più onerosi dei precedenti, tanto che molti istituti di credito italiani si trovano in condizioni di difficoltà simili a quelle che sta attraversando Carife.

Proprio sulle vicende legate alla precedente amministrazione, quella dell’epoca Murolo, le cronache hanno ampiamente riferito. Su quelle vicende sono scaturite inchieste e procedimenti giudiziari a carico dell’ex direttore generale, imputato per truffa aggravata, con l’ex presidente Alfredo Santini dapprima indagato assieme a un altro vertice di corso Giovecca, l’ex vicedirettore Giorgio Tomasi, con le posizioni di entrambi in seguito archiviate dal gip e Santini chiamato in processo in veste di testimone.  Processo che riguarda il filone di inchiesta sui rapporti tra Carife e il gruppo milanese dei fratelli Siano. E in particolare il maxi investimento dell’istituto di credito ferrarese nel fondo immobiliare Calatrava, gestito da Vegagest Immobiliare (partecipata al 100% da Vegagest Sgr, il cui azionista di riferimento, con oltre il 30% delle quote era proprio Carife). Il fondo si proponeva di realizzare entro la metà del 2011 la costruzione del complesso immobiliare MiLuce, nei pressi della stazione centrale di Milano. Parti lese nel processo sono Massimo Severoni (presidente di Fgs Italia) e Bernardo Botti (procuratore di Finance Solution). Secondo la ricostruzione della procura felsinea, nell’aprile del 2009 i Siano contattano Severoni per far entrare Fsg nel fondo Calatrava, dietro la “ingannevole” (secondo le parti offese) rappresentazione di aderire a una iniziativa economicamente vantaggiosa. Secondo Severoni, infatti, il Gruppo Siano e alcuni funzionari di Carife, in sede di trattativa, fornirono “incomplete ed errate informazioni” che spinse la società a investire nel fondo 3 milioni e 700mila euro. Poi la storia è nota. L’operazione si rivelò fallimentare e l’investimento di Fsg perse di validità subendo in tre anni un forte deprezzamento. Santini in aula aveva ripercorso la storia recente dei suoi ultimi anni alla guida di Carife, anni che videro l’arrivo di Murolo. Lo strapotere del dg impegnò l’istituto in un progetto di espansione che si rivelerà deleterio (contro Murolo è pendente una causa civile della banca per risarcimento danni). “In quel periodo – aveva raccontato Santini al giudice -, Murolo mi presentò delle delibere d’urgenza, che firmai basandomi solo sulla sua parola. Mi disse che i finanziamenti verso i Siano e le relative delibere erano regolari. E, fidandomi di lui, apposi il mio nome senza problemi”.

Finanziamenti giudicati troppo “allegri”, dunque, concessi al gruppo immobiliare Siano, le cui conseguenze a Carife sembra essersele trascinate fino a oggi. I nuovi amministratori (quelli azzerati oggi da Bankitalia) hanno avuto il non semplice compito di riportare la Cassa di Risparmio di Ferrara sulla “retta via”, con risultati evidentemente non sufficienti a evitare il commissariamento. I prossimi giorni dovrebbero essere cruciali per il destino della Carife, anche per comprendere quali saranno le mosse e le carte che si potranno giocare gli amministratori straordinari. Una cosa è certa: la Carife potrebbe non chiamarsi più così e assumere un’altra denominazione. Tutto dipenderà dalla volontà del nuovo partner industriale.

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