Attualità
15 Maggio 2013

FEstival sotto le stelle

di Redazione | 6 min

Dopo un periodo di impegni e di quisquiglie informatiche, proviamo a riprendere le fila del discorso, ed introdurne uno nuovo. Nel precedente intervento di Paogo, si è molto dibattuto a riguardo della sottile linea di confine che divide la reale voglia da parte dei gestori dei locali di proporre musica rispetto al fare cash, e dall’altra parte la reale voglia da parte del pubblico di divertirsi andando a gustare musica dal vivo (di qualsiasi genere, e magari anche gratis) anzichè pagare dozzine di euro per farsi delle birre in un bar del centro e criticare e lamentarsi del fatto che non ci sia mai una slofa di interessante da fare. Ovvio, una situazione ideale dove ci sia il giusto compromesso tra tutto e tutti è decisamente utopica, ma cercare di tendere ad un punto di incontro mi sembra almeno doveroso, più per una questione umana che prettamente musicale. Arriviamo quindi al nocciolo della questione: Ferrara Sotto Le Stelle.

 

La prima ondata di nomi dell’edizione che si terrà quest’estate è già uscita, e sono subito fioccate le (classiche) polemiche: nomi che son già venuti nelle scorse edizioni, nomi commerciali, gli anni scorsi c’erano artisti migliori, non fan più i concerti gratis, piuttosto che pagare X€ per andarmi a vedere quel gruppo nella splendida Piazza Castello che ci vado in bici ne spendo X+35€ per andarmeli a vedere a Milano in un palazzetto al chiuso con ulteriore sbattuta però fa più figo e almeno non ci sono i sampietrini sotto. Ovviamente il programma è ancora in via di definizione e speriamo manchino ancora parecchie date (proprio mentre Paogo scrive si accorge che ne han confermata una nuova, e aggiorna il tutto), ma in generale si traspira già un’aria di malfidenza per questa edizione. Perchè? Forse perchè è la diciasettesima? Ci sono un bel pò di considerazioni da fare, e non saranno nemmeno esaustive (e non pretendono nemmeno di esserlo).

FSLS è nato nel 1996 ed in pochi anni si è subito confermato come uno dei festival più interessanti (soprattutto come direzione artistica) del panorama italiano, davvero fiore all’occhiello non solo per la nostra città, ma anche per la regione e per la nazione, sempre il giusto compromesso tra innovazione e nomi di qualità e di richiamo per un pubblico amante della buona musica. Inutile sbrodolare tutti i nomi di prestigio che son passati di qua, più interessante soffermarci sui generi, dal reggae all’elettronica, dal cantautorato italiano ed estero al jazz, dall’esplosione dell’indie al rock più vigoroso, dalle manifestazioni nelle manifestazioni (Bands Apart e le giornate de La Tempesta ad esempio) alle escursioni più “unplugged” nel cortile del Castello e al Parco Massari, senza dimenticare le date zero al Teatro: insomma, un festival che ha sempre cercato di accontentare tutti i gusti, con gusto. Ora, i tempi son cambiati, non si vendon più dischi e i gruppi escono a cachet improponibili in Italia mentre all’estero ci vanno a meno, la gente non c’ha più un soldo e gli sponsor non investono, c’è la crisi e il governo ladro (forse quello c’era già dal 1996); anche altri festival italiani hanno perso il loro splendore (esempio conosciuto da Paogo, il tanto simpatico Traffic Festival di Torino, ma quest’anno anche grandi produzioni come l’I-Day o una delle storiche manifestazioni come l’Heineken Jammin Festival non si terranno). Non dobbiamo quindi ritenerci fortunati del fatto che il nostro festival, annaspando come un disperato, rimanga in vita e offra ancora occasioni di lustro per la nostra città? “Ma quale lustro?!? quest’anno fa tutto schifo!” mi sento dire dai giovani umarels che anzichè leggere la Nuova Ferrara guardano le foto di Rumore senza leggere gli articoli e facendo della critica a qualsiasi cosa un loro baluardo. Cosa fa schifo? Analizziamo una cosa per volta.

The Fun: è il gruppo che sta imponendo uno stile un po’ fresco al pubblico più pop; bravi loro. Cosa c’è di male? Poi è ovvio che non possono piacere a tutti, ma ricordiamoci che organizzare una line-up di un festival significa anche scendere a compromessi, chiamare gruppi che portino gente, cercando magari di mantenere una linea di direzione artistica innovativa senza scadere troppo nel commerciale: questo gruppo a Paogo sembra un buon compromesso.

Baustelle con orchestra: han da poco finito un tour (senza orchestra), ma sono obiettivamente un gruppo coi controattributi (e a Paogo manco fanno impazzire eh). L”esperimento con orchestra (tanto caro a FSLS) sarà sicuramente una cosa di nicchia ma di grande valore, e speriamo faccia registrare grandi numeri staccando parecchi ticket.

The Black Angels: è l’ultima new entry ed è la loro unica data italiana della stagione; in quanti li conoscete? Personalmente ritengo sia una chicca non da poco, ottimi artisti, ed è sicuramente la scelta più avventata a livello artistico rispetto agli altri nomi. Inoltre 15€+DP nel cortile del Castello, sticà.

Arctic Monkeys: “eh vabbè son venuti un po’ di edizioni fa e poi comunque i nuovi album non son mica come il primo”: ok, però magari c’è qualcuno che se li risente volentieri, o qualcuno che non li ha mai sentiti, o qualcuno che si fa volentieri dei kilometri perchè le scimmie artiche sono indie e si posson sfoderare gli ultimi occhialetti comprati su ebay fingendo l’acquisto a Camden.

Sigur Ros: altra band con uno stile tutto suo, particolare; sfido chiunque a ricordare senza consultare il sito, quando vennero la prima volta a Ferrara, e vabbè, quando venne Jonsi fu tutta un’altra storia.

Rimanendo quindi in attesa di altre date, Paogo ha voluto farvi riflettere un po’ su come si può prendere in maniera meno criticona le scelte fatte finora dalla direzione artistica di FSLS, poi ovvio, come ho già avuto modo di dire siam tutti allenatori con la squadra degli altri. Ma ora, l’appunto riflessivo di Paogo, perchè c’è da sorridere a pensare che la maggior parte della gente si maligni il fegato pensando ai grandi gruppi e non stia a riflettere su questa piccola cosa: ma perchè in un mese di festival con una decina massimo di date, il palco non viene utilizzato per altre attività nei giorni vuoti? Ok, ci sono i saggi delle scuole di musica e van benissimo, ma il più classico degli eventi, ovvero una rassegna di band locali? Troppo difficile? Quali sarebbero i contro? Bisogna subaffittare il tutto, come avvenne con l’ahimè scarso e davvero poco convincente risultato dei Bloody Beetroots? Paogo ritiene che sia davvero una contraddizione tenere in piedi una struttura che potrebbe valorizzare maggiormente il sottobosco musicale della città, solo per una decina (quando va bene) di date spalmate nell’arco di un mese. Inoltre, l’anno scorso causa terremoto, il tutto fu spostato al Velodromo, che abbiamo visto è una struttura che si presta piuttosto bene per ospitare manifestazioni musicali come FSLS; ma organizzarci qualcos’altro lì? Troppo difficile? Ci fa schifo? E per concludere allargando un pò l’argomento, che forse introdurrà al prossimo post, ma il parco urbano… ma il parco urbano? Possibile che ospiti l’High Foundation a stento con millemila difficoltà, e che invece Vulandra e soprattutto Baloons (a pagamento, ricordiamocelo!) possano occupare la maggiorparte del suolo pubblico del nostro caro parco? Non si sta dicendo di spostare FSLS dalla splendida cornice di Piazza Castello, ma si prende spunto per allargare il discorso spererando in una più ampia flessibilità comunale nell’accettare eventuali proposte; perchè, possibile che a nessuno sia mai venuto in mente di far un festivalone al parco urbano? O forse nessuno ha ancora proposto nulla, perchè conosce già la risposta delle nostre amministrazioni? O forse dovrebbero essere le amministrazioni stesse a proporre qualcosa, a stimolare i cittadini con proposte culturali e non il viceversa?

Ai posteri (ma probabilmente posteri = nessuno), l’ardua sentenza.

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