Eventi e cultura
2 Maggio 2013
Terzo romanzo della scrittrice ferrarese, con un ‘anticipo’ per Estense.com

Il femminicidio della ragione secondo Francesca Boari

di Marco Zavagli | 3 min

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admin-ajax.phpLentamente lui muore. E in un sudario lungo sette giorni si porta dietro lei. La condanna è in chi sopravvive. Una condanna feroce, vista come violenza psicologica, come un femminicidio della ragione. Si svolge nel corso di una settimana il nuovo libro di Francesca Boari, “Piovono sassi dal cielo”, che sta per uscire nelle librerie per i tipi di Cicorivolta, di cui Estense.com pubblica in anteprima, a puntate, il primo capitolo (leggi). Una settimana dove ogni giorno comprende un capitolo. Una sequenza che scandisce anche gafricamente il peso da sopportare da lunedì a sabato.

“Si tratta di pagine che affrontano in presa diretta e in prima persona il tema del dolore e della immedesimazione nell’altro – spiega nella prefazione il regista Roberto Faenza -. Il male di vivere dell’altro, il suo compagno, investe in pieno la protagonista narratrice. Un libro sulla compassione, che si traduce in rabbia e delusione per ciò che non si è riusciti a fare. Nonostante gli sforzi, le fatiche, la perseveranza”. Una “vicenda di quotidiana follia e annientamento” secondo Faenza, nella quale “il mondo esterno sembra annegare davanti agli occhi profondi e svuotati di senso della donna”. È la donna la vera vittima, è lei che sopravvive alla vita. “Nessun uomo – si legge nella prefazione – potrebbe essere capace di tanto, perché non è del maschio saper soffrire accanto agli altri. Atavicamente egoisti, noi maschi non sapremmo neppure lontanamente immergerci nello stesso spirito di abnegazione e rinuncia che pervade questa donna”.

Il terzo romanzo di Francesca Boari (dopo “Il prezzo del riscatto” e “Aldro”) rappresenta, per utilizzare le parole del curatore, “una spietata radiografia” della vita coniugale” che si trasforma in inferno se non si è onesti con i propri sentimenti e paure. Il coraggio di rompere abitudini e slanci senza vita è presente in ognuno di noi”. Un viaggio “nel paesaggio di un’anima femminile che si denuda e spogliandosi si scopre improvvisamente in tutta la sua fragilità. Risultato di anni impegnati a combattere contro qualcosa più grande di lei. In battaglia contro la dipendenza e la debolezza del compagno, sa che la sola via di salvezza è guardare al futuro. Il compagno è perduto, ma c’è un altro maschio da salvare dal naufragio. Il figlio”.

La storia che ha ispirato Francesca Boari nasce da un episodio di cronaca reale. “Mi colpì – spiega oggi la scrittrice ferrarese – come la malattia dell’uomo potesse tramutarsi in violenza psicologica verso la donna”. Il libro racconta di una malattia che il marito vuole vivere in casa. I richiami dei medici e lo stress cui è sottoposta la famiglia rimangono inascoltati. “Lui sta male, sta morendo. E non vuole curarsi, rifiuta qualsiasi tipo di ricovero. E lei non riesce a convincerlo a fare la cosa più giusta. L’unica cosa giusta. E così anche lei lentamente si sente morire. È come se piovessero sassi dal cielo”. E in mezzo c’è un figlio da crescere. E fuori dal nucleo familiare “un’Italia che non sa tutelare le famiglie, e in particolare le donne”. La trama si sviluppa nel corso dei capitoli, e dei giorni, fino al sabato finale, attraversando i retaggi dell’amore che aveva accompagnato un tempo i due coniugi e la tortura interiore della protagonista. “Credo che in questo caso – aggiunge l’autrice – si possa parlare di ‘femminicidio’ senza essere fuori luogo. Esiste un femminicidio di cronaca e uno di società. Ci sono le violenze fisiche, certo; ma la violenza maggiore, dalla quale non ti puoi liberare, è quella psicologica. E che non ha un solo colpevole. Come in ogni devianza le responsabilità vanno ricercate a livello collettivo”.

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