Cronaca
11 Aprile 2013
Dopo la promessa di Tagliani di una consultazione popolare, i residenti si confrontano su come coinvolgere l'intera città

Malborghetto e la lotta alla “finta geotermia”

di Ruggero Veronese | 4 min

DSC08267Malborghetto di Boara torna a confrontarsi sull’ipotesi di centrale geotermica, con annessi e connessi. Dopo l’incontro con il sindaco Tagliani (vai all’articolo) di pochi giorni fa la sala parrocchiale del paese torna a riempirsi di una quarantina di residenti e attivisti, in un incontro in cui il gruppo ha cercato di darsi una struttura e di imbastire le prossime fasi, quelle più operative, della mobilitazione. Tra il pubblico anche alcune facce note: il medico igienista Luigi Gasparini, che introduce gli argomenti della serata, il consigliere comunale Valentino Tavolazzi e Mario Testi, ex consigliere e già fondatore del comitato FerrAria Pulita. Ma i veri protagonisti sono i cittadini, che raccolgono con decisione l’appello lanciato da Gasparini: “Il sindaco si è impegnato a fare una consultazione popolare e a congelare il progetto della centrale, davanti alle telecamere e a centinaia di persone. Dobbiamo fare in modo che tenga fede alla sua promessa”.

Ecco quindi nascere una discussione sugli argomenti più efficaci per coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini. Il timore di molti infatti è che, in virtù di “un localismo che spinge molte persone all’indifferenza”, possa essere proprio il giudizio della cittadinanza a legare definitivamente Malborghetto alla centrale geotermica, dando quel consenso popolare che spianerebbe la strada al progetto di Hera. I temi sul tavolo sono molti: l’inquinamento delle falde causato dal vecchio inceneritore su cui dovrebbe sorgere la centrale, le modalità di trivellazione, “con relativo rischio sismico se dovesse essere utilizzato il fracking”, i costi e l’efficienza della centrale, i profitti di Hera, le emissioni. Alla fine il ragionamento che riscuote più consensi è quello di Mariantonietta Sileo, nota geologa residente proprio a Malborghetto, secondo cui “commetteremmo un errore strategico se attaccassimo la geotermia come fonte di energia in generale, che al contrario non è un processo pericoloso per la salute o di grande impatto. Il problema è il progetto, che fa acqua da tutti i pori”. Nei piani preliminari di Hera infatti, conferma anche Gasparini, “il pozzo geotermico scenderebbe fino a 3000 metri per trovare la temperatura giusta, dove cioè l’acqua a 90 gradi è una costante in tutta la superficie terrestre”. In altre parole, se non c’è alcun giacimento geotermico sotto a Malborghetto, la centrale farebbe affidamento solo su una “finta geotermia”, senza i vantaggi e l’efficienza delle normali centrali.

Ma quali sarebbero i vantaggi di Hera nell’investire una somma così importante – durante la riunione i più informati parlano di 50 milioni di euro solo per i 3000 metri di pozzo – per un progetto di dubbia utilità? Per Tavolazzi la risposta sta nel termovalorizzatore di Cassana: “Il vero obiettivo dell’amministrazione è tenere acceso per vent’anni quell’inceneritore, e per farlo devono legarlo a un altro progetto”. Secondo il consigliere di Progetto per Ferrara infatti il calore estratto dal suolo da solo non basterebbe per erogare il servizio di teleriscaldamento, che dovrebbe appoggiarsi per circa un terzo sul calore prodotto dal termovalorizzatore. Questo comporterebbe un guadagno extra per l’azienda, che si ritroverebbe a incassare per due volte dagli stessi rifiuti: la prima dalla raccolta e dallo smaltimento, la seconda dalla “rivendita” sotto forma di calore.

Tutti motivi per cui la lotta del comitato sembra indirizzarsi più sul concetto di teleriscaldamento che su quello di geotermia, evitando – almeno per il momento – di insistere su fracking o inquinamento delle falde. “Nessuno qui a Ferrara vuole l’inceneritore – riassume Tavolazzi -, e ben pochi vogliono il teleriscaldamento, perché mette ogni abitante per tutta la vita in una condizione di dipendenza da un’azienda, senza nemmeno un attacco in casa per la caldaia”. Per Mario Testi si può già redarre una lista di cose da fare nell’immediato: “Dobbiamo scrivere e far firmare una petizione, come ha fatto il comitato di Pontegradella, e farla arrivare ai consiglieri delle opposizioni, che possono accedere agli atti e verificare il reale stato del progetto. E dobbiamo subito cominciare a raccogliere partecipanti alla mobilitazione, anche con delle biciclettate da Malborghetto a piazza Municipale da proporre periodicamente. Se non ci muoviamo questa amministrazione è capace di tutto, anche di costruire un asilo su una discarica”.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com