Politica
31 Marzo 2013
Valentino Tavolazzi (Ppf): “Tagliani copi dal collega Delrio”

Tlr, l’esempio di Reggio

di Redazione | 4 min

tavolazzi“Tagliani copi da Delrio”. È il consiglio che Valentino Tavolazzi rivolge al sindaco di Ferrara in tema di inceneritore. Il suo omologo di Reggio Emilia Graziano Delrio, infatti “dà l’addio definitivo all’inceneritore dei rifiuti”. Il nuovo piano, deliberato dalla Provincia di Reggio nei giorni scorsi, esclude l’inceneritore sostituendolo con un impianto di trattamento meccanico biologico (TMB), che inquina poco e costa un quarto del forno.

Questo mentre a Ferrara, fa notare il consigliere comunale di Progetto per Ferrara, “Hera, Tagliani ed il Pd vogliono incatenare per trent’anni la città all’inceneritore di Cassana, raddoppiando il teleriscaldamento”. Tavolazzi teme che la nuova centrale Hera appena spostata in via Conchetta, “potendo contare solo su acqua geotermica “tiepida”, necessita del termovalorizzatore di Cassana e di mega caldaie a gas per scaldare l’acqua. L’intento palese dell’azienda, di proprietà pubblica con dividendi ai privati, è di garantirsi il monopolio del teleriscaldamento, tuttora privo di controllo e di garanzie per gli utenti, in merito a tariffe, temperatura dell’acqua in ingresso nelle abitazioni, possibilità di distacco dalla rete”. Sul punto, ricorda l’ex city manager, c’è anche una risoluzione della lista Ppf, votata all’unanimità in consiglio comunale, che “hiede un cambiamento radicale del sistema TLR, ma il Pd l’ha messa in un cassetto, incassando i ringraziamenti di Hera”.

Tornando all’esempio virtuoso di  Reggio Emilia, “città pure dotata di rete teleriscaldamento (TLR), dopo aver sperimentato per anni la raccolta differenziata porta a porta, ha scelto di trattare 113 mila tonnellate di rifiuti urbani nella “fabbrica dei materiali”, escludendone l’incenerimento, anche in cementifici. Inoltre l’apporto della Scuola Agraria di Monza, coinvolta dalla Provincia, consente di massimizzare il recupero dei materiali, impiegando in agricoltura il biostabilizzato prodotto. Il materiale residuo in uscita dal TMB (pari al 12% del totale trattato) è inerte, verrà estruso e riutilizzato, superando anche l’uso delle discariche. Iren, la cugina di Hera, ha quantificato in 56 milioni di euro il costo dell’impianto (un inceneritore di analoga potenzialità costa 190 milioni ed ha un impatto in tariffa del 20% superiore). L’Agenzia territoriale per il Servizio Idrico e per i Rifiuti esaminerà il quadro economico, mentre l’assemblea dei sindaci darà il via libera definitivo”.

Quanto invece alla situazione ferrarese, “la decisione di ampliare il TLR a Ferrara riguarda tutti i cittadini, non solo gli abitanti di Pontegradella o di Malborghetto. L’investimento di Hera si basa sull’apporto di calore dei forni di Cassana. L’energia impiegata dal nuovo TLR sarà infatti di 289 GWht, di cui 163 da geotermia 99 da inceneritore (oggi ne produce meno di 80), 1 da solare termico, 26 da caldaie a metano. La chiusura dell’inceneritore non è dunque compatibile con il progetto di Hera (lo ha dichiarato l’ing. Ferraresi in commissione consigliare). Perciò l’operazione non è di interesse pubblico, al contrario è dannosa per la città”.

Per Tavolazzi ci sono differenza anche dal punto di vista ambientale, dal momento che “il contributo dato dal riscaldamento domestico all’inquinamento complessivo dell’aria di Ferrara, con riferimento a ossidi di azoto e a polveri, è di gran lunga marginale (rispettivamente 5,6%, pari a 269 ton/anno, e 3,9%, pari a 13 ton/anno) se comparato al contributo dell’industria (petrolchimico, PMI, inceneritore, turbogas) e del traffico veicolare. Dunque sostituire una parte delle caldaie domestiche con il TLR non produce grandi benefici all’ambiente, senza tener conto delle emissioni aggiuntive delle maxi caldaie a metano e dalla mancata riduzione di quelle dell’inceneritore, pari a 35 ton/anno di NOx (autorizzato per 70, un quarto di tutto il riscaldamento domestico). Dal punto di vista sanitario, infine, il territorio ferrarese registra il maggior numero di decessi per tumore. Tra i tumori maligni spicca quello a trachea, bronchi e polmoni. Ferrara segna il record con 73 decessi per 100 mila abitanti, seguita da Cesena (70), Modena (69), Piacenza e Forlì (68). In Emilia questo tumore uccide più che in Italia, a Ferrara più che in Emilia”.

“Tagliani e Chiarini se ne facciano una ragione – conclude polemico il consigliere di opposizione -: i ferraresi non vogliono altri impianti devastanti in città, nel parco urbano, vicino a scuole, centri sportivi, abitazioni. A meno che il Pd non intenda rinunciare volontariamente al governo della città nel 2014”.

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