È un “vero e proprio papocchio politico”, secondo il consigliere comunale di Progetto per Ferrara Valentino Tavolazzi, quello che ruota attorno all’ampliamento mediante project financing della piscina comunale in via Beethoven. Un “papocchio” a proposito del quale l’accesso agli atti della commissione consiliare ad essa dedicata ha consentito di vedere, spiega Tavolazzi “aspetti politicamente opachi nella vicenda”. Due in particolare: uno relativo alla partecipazione del Comune in una delle società che dividerà spese e utili dei lavori, l’altro su una fidejussione da due milioni di euro con cui l’ente pubblico coprirebbe anche il rischio di impresa dei privati.
“Nel 2011 – ricostruisce il leader Ppf – la giunta ha approvato un progetto di ampliamento della piscina per un investimento complessivo di 2,7 milioni di euro più iva, oltre al piano di manutenzione e gestione dell’impianto sportivo. Unica offerta presentata dall’Ati costituita dalla AR.CO di Ravenna, da Nuova Sportiva, che gestisce le piscine comunali, e da Wesport, società costituita nel 2010 dal comitato provinciale UISP di Ferrara, socio unico”. Proprio da qui nascerebbero i problemi. Tavolazzi fa infatti notare che “la convenzione assegna all’ATI la concessione per la costruzione, manutenzione e gestione dell’impianto sportivo per 27 anni, con lo strumento del project financing. AR.CO realizzerà i lavori, Nuova Sportiva e Wesport gestiranno la piscina con un ricavo annuo di 1,2 milioni a fronte di 950 mila euro di costi. L’ utile sarà 250 mila euro all’anno. Il Van (valore attuale netto), pari a 1,55 milioni, dimostra la convenienza economica dell’investimento”.
Il consigliere ricorda poi che la presidente di Wesport (capitale sociale iniziale 30 mila euro) è Manuela Claysset (Pd), ex presidente Uisp Ferrara, sostituita poi nella carica da Enrico Balestra, consigliere comunale Pd e attuale presidente.Tavolazzi attacca quindi Balestra, sostenendo che “è politicamente sgradevole che un consigliere comunale Pd sieda tra i banchi del concedente, ed al tempo stesso sia il legale rappresentante del socio unico (Uisp) di una società concessionaria (Wesport), affidataria insieme ad altri di un business di 35 milioni di euro, che incasserà utili dalla concessione. Balestra “funge” infatti da concedente, come consigliere del Comune, e da concessionario (tramite società collegata UISP), da controllore eletto dai cittadini e da gestore (sempre tramite Wesport). Poco importa se egli non avrà partecipato alle sedute deliberative o alla sottoscrizione degli atti contrattuali. E’ la situazione oggettiva ad apparire imbarazzante per il PD e per il sindaco Tagliani, che ha avvallato l’operazione”.
Il problema più grande potrebbe però nascere dalla tutela economica con cui il Comune avrebbe coperto anche le imprese private coinvolte nell’operazione. “Nel caso in esame il concessionario – continua il consigliere Ppf -, unico offerente, decide di indebitarsi per 2 milioni di euro per realizzare l’opera, utilizzando dunque risorse proprie per meno di un quarto di quanto serva (il capitale della società di progetto è 600 mila euro, di cui 150 mila versati). In altri termini il Comune ha individuato un privato che non ha la capacità finanziaria idonea allo scopo. L’ente finanziatore chiamato in soccorso, l’Istituto per il credito sportivo, richiede giustamente una garanzia a fronte dell’erogazione dei 2 milioni di euro. E indovinate chi fornirà tale fidejussione? Con sorpresa di gran parte dei consiglieri di opposizione il garante sarà il Comune, che in tal modo assume gran parte del rischio imprenditoriale dell’investimento, dovendo restituire il prestito se il concessionario non pagherà”.
Tirando le somme del discorso, Tavolazzi afferma che “il Comune affida una concessione di 27 anni ad una società, il cui socio unico è “rappresentato” da un consigliere comunale del Pd. Non contento di ciò, mette sul tavolo una fidejussione, a garanzia di 2 milioni di debito da restituire in 20 anni da parte del concessionario, scaricando sui cittadini un rischio pari al capitale più interessi, che avrebbe dovuto lasciare sulle spalle del privato. Alla faccia della finanza di progetto!”.
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