Attualità
3 Dicembre 2012

E’ ancora questione di espressione

di Redazione | 2 min

Lo ribadisco nella giornata che vede ancora aperta ogni possibilità aperta dal ballottaggio delle primarie. Sale un leggero senso di sazietà nel leggere commenti che ripetono in forma variata e in stile diverso su ciò che già si sa e si è predigerito (mi si passi la metafora alimentare) e che ora diventa oggetto di disquisizioni sottili: a volte da bar sport a volte come scrive il grande Camilleri “a culo di gaddrina” . E nulla si sposta perché lo scollamento tra ciò che si dice e il pensiero rimane fumoso o in attesa dei prossimi passi dell’“avversario”. La mia profonda delusione (avverto che sono ottimista nonostante il tono a volte mesto) sta nel fatto che ENTRAMBI con le polemiche dell’ultima settimana hanno in parte vanificato il senso civile e straordinario, democratico e consapevole del ritorno dei votanti ai seggi. E questo in un certo senso ha portato in secondo piano l’enormità della situazione in cui si trova la destra ovvero  la sua vanificazione per incapacità di reggere il peso di un evidentissima constatazione: un malgoverno durato 20 anni. La squallida e mediocre performance di “noi” e “loro”; l’immagine del tacchino sul tetto al posto del piccione o colombo che sia (tra tutti gli animali che amo questi sono quelli che detesto) hanno in parte reso il senso delle primarie una specie di commedia dell’arte in cui gli italiani hanno sempre primeggiato fino ad avere nella Parigi del re Sole un proprio teatro: la  “comedie des Italiens”. Ma eravamo tra Sei e Settecento. E la loro eredità è stata raccolta dal sublime Alberto Sordi o da Carlo Verdone. Non dunque da due politici dello stesso partito. Che imbarazzo! E ora notizia delle 13.30 il comitato fiorentino pro Renzi pronto a invalidare le votazioni in Toscana…

Mi consola, al solito, chiedere lumi e ragioni di verità agli scrittori. Mi ha commosso l’intervento del colonnello della Guardia di finanza e intellettuale di prim’ordine Fulvio Bernabei che ha commentato Il giorno della civetta di  Sciascia all’interno del ciclo di conferenze organizzate dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di storia contemporanea. “Il carattere degli italiani”. Diceva Bernabei che la Sicilia di cui parla Sciascia è una grande metafora dell’Italia tutta e che la classe dirigente, quella borghesia di “don” che colludeva con la mafia non sapeva né poteva conoscere il popolo quello che, come commenta Bernabei servitore dello stato, “puzza di fame”.

L’arte e la poesia perciò sono le forme primarie di verità.

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