Politica
10 Novembre 2012
Il sindaco: “C'è un silenzio di fondo della Chiesa sui grandi temi”

Tagliani e l’anima cattolica del Pd

di Redazione | 4 min

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di Ruggero Veronese

Nella campagna per le primarie del centrosinistra la Camera di Commercio ha ospitato ieri sera l’incontro dal titolo “Il fare del cuore solo così le parole non saranno vento”, organizzato dal comitato Ferrara per Bersani e il cui titolo è tratto da una frase del cardinale Carlo Maria Martini. Lo scopo della conferenza era infatti quello di dar voce anche alla componente cattolica del Pd a sostegno di Bersani e per questo è stato invitato anche Tommaso Giuntella, ventottenne romano coordinatore dei comitati nazionali a sostegno dell’attuale segretario, nonché figlio di un nome storico del cattolicesimo democratico italiano: il giornalista e scrittore Paolo Giuntella. Durante l’incontro, moderato dal giornalista Francesco Lavezzi, il giovane coordinatore ha discusso col sindaco estense della situazione politica italiana. Tre i principali temi: le primarie interne al centrosinistra, le conseguenze della proposta avanzata da Francesco Rutelli di riforma della legge elettorale e il ruolo dei cattolici nel Pd e nella politica.

“Noi ci siamo presi in giro molto sulle primarie, perché sembravano uno dei vari sistemi che il nostro partito ha adottato per farsi del male. Questo perché durante le primarie di coalizione abbiamo proposto più volte due candidati del nostro partito col solo risultato di far vincere quello di un altra forza politica e di indebolire il Pd”. Con questa considerazione Tagliani ha aperto la discussione sulla corsa interna, chiarendo però subito il suo appoggio a questo sistema “che abbiamo creato noi, Prodi e l’Ulivo, e che è indispensabile per poter fare una scelta tra le proposte alternative di chi condivide la stessa cornice di valori”. Il ragionamento di Tagliani punta all’essenziale: “Se non è possibile eleggere una struttura democratica, di certo è impossibile che una struttura che non lo è faccia davvero politiche democratiche”.

Dello stesso avviso anche Giuntella, che ha ripercorso brevemente gli ultimi vent’anni per dimostrare il danno creato dal “leaderismo” che ha caratterizzato la storia italiana recente, e di cui le primarie sono il naturale rimedio. Ma quello che preoccupa di più “è lo scollamento della società civile dalla politica che si è visto anche nelle elezioni siciliane, in cui anche Grillo non è riuscito a combattere l’astensionismo catturando quasi unicamente i voti dei delusi dal Pdl”. Secondo Giuntella “noi non dobbiamo cercare di piacere ai delusi del centrodestra, e per farlo basterebbe snaturarsi e dire cose di centrodestra, ma convincerli delle nostre posizioni e delle nostre politiche”. Un passaggio in cui si può leggere una critica, oltre che al Movimento 5 Stelle, anche alle proposte e alla campagna elettorale di Renzi.

Le primarie del centrosinistra potrebbero però trovare un intoppo nella modifica alla legge elettorale proposta da Rutelli: con un premio di maggioranza al 42,5% il rischio è quello di dover creare coalizioni troppo ampie, di fronte alle quali la leadership emersa dalle primarie sarebbe messa ancora una volta in discussione. Secondo Tagliani questo porterebbe a “Snaturare leggermente lo scopo delle primarie costringendoci a immaginare coalizioni di governo molto ampie”, e per questo occorre una modifica alla proposta perchè “se vogliamo essere coerenti bisogna immaginare un premio di maggioranza accessibile a soglie inferiori al 40%. E’ un tema che dovremo necessariamente affrontare”. Giuntella sottolinea invece che “in questa situazione diventa complicatissima la mediazione per una buona legge elettorale, che dovrà essere invece la nostra priorità sin dal giorno successivo alle elezioni”. Secondo Tagliani e Giuntella i problemi sarebbero causati dal pressing di Pdl e Lega, “che consci del giudizio severissimo che gli elettori avranno nei loro confronti vogliono impedire la governabilità, impostando una soglia per il premio di maggioranza assolutamente irrealistica”.

La parte conclusiva è stata dedicata al cattolicesimo nella politica, con Giuntella che ha spiegato gli errori storici degli eredi della Democrazia Cristiana, “Che per contrapporsi ai post-comunisti hanno abbracciato il liberismo”, andando contro le indicazioni del Consiglio Vaticano II “che vedeva proprio nella capacità di scandalizzarsi di fronte alle ingiustizie ciò che ci deve muovere. Per questo la lotta alla precarietà e alla disoccupazione sono le prime cose per cui un cattolico democratico dovrebbe lottare”. Anche Tagliani ha criticato il disimpegno delle associazioni cattoliche nella società: “C’è un silenzio di fondo del cattolicesimo sui grandi temi in generale, dalla crisi economica alle questioni sociali, con le associazioni cattoliche che sembrano diventare club esclusivi come il Rotary. Ma il problema non è dei cristiani, ma della Chiesa che non è in grado di dare speranza, di dire come Obama che il meglio deve ancora venire. Ma se non lo facciamo noi chi lo può fare? Berlusconi?”.

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