
Marattin al ‘Big Bang’ di Renzi
Le primarie per la leadership del centrosinistra si colorano di omofobia. E la tavolozza l’ha in mano Luigi Marattin, assessore al bilancio del Comune di Ferrara, renziano della prima ora. Che dal suo profilo facebook scrive frasi contro Vendola. Parole che non andrebbero rese pubbliche. Ma a diffonderle sul social network più frequentato del mondo ci ha già pensato il suo autore. Ecco allora il testo, ormai condiviso nei più disparati modi e che ormai ha raggiunto migliaia di persone: “Vendola a La 7. Renzi perderà le primarie anche perché ha come modello Tony Blair, la figura più fallimentare della storia della sinistra europea, che ha sempre perso e fatto perdere… Nichi, per usare il tuo linguaggio, ma vai a elargire prosaicamente il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscriminata”.
Questo il testo scritto da un amministratore pubblico contro un avversario che fino ad ora aveva subordinato la sua corsa alle primarie alla sentenza del rito abbreviato nel processo a suo carico per concorso in abuso di ufficio per la nomina di un primario. Vendola è stato assolto con formula piena dal tribunale per essere processato sulla pubblica piazza, dei social forum, da Marattin.
L’indignazione per lo scandaloso commento ha fatto rinsavire l’assessore ferrarese, che ha subito tolto l’infelice post dalla propria bacheca facebook. Troppo tardi, però, perché quelle frasi ormai avevano fatto in pochi minuti il giro di internet. A mezzanotte Marattin cercava di correre ai ripari spiegando, sempre via facebook, che dopo aver ascoltato il politico pugliese a “Otto e mezzo”, “d’istinto ho scritto un post duro, che può essere considerato volgare. Me ne scuso, se ho offeso sensibilità di qualcuno. Ci tengo solo a precisare una cosa: sarei a mia volta offeso se qualcuno collegasse il mio post ai gusti sessuali di Vendola. Per me le preferenze sessuali (così come le fedi religiose, il sesso, il colore della pelle, ecc) non sono caratteristiche che devono in alcun modo condizionare chi voglia esprimere opinioni (anche se dure, come nel mio caso) su una persona. In ogni caso, ho senza dubbio esagerato col linguaggio, e me ne scuso”.
Prima ancora, in uno scambio di opinioni con un altro commentatore, Marattin aveva mantenuto il timone saldo, spiegando che “l’ho mandato a dare via il sedere, senza utilizzare parolacce. Avrei fatto la stessa cosa se avesse detto un’inesattezza lei, o avrei accettato di buon grado la stessa cosa se a fare un’affermazione errata fossi stato io. Se invece si tira in ballo l’omosessualità’ di Vendola, la cosa diventa secondo me molto grave. Perché presuppone che un omosessuale debba, in qualche modo, appartenere ad una categoria “protetta” in virtù di una disabilità. Io non la penso così”.
Una sequela di commenti (se ne contano più di cento) costringe il politico del Pd locale a ritornare sulla tastiera. Sono circa le 00.45: “prendo atto che d’ora in poi, prima di mandare scherzosamente (e sicuramente volgarmente, ma di quello mi sono già scusato) qualcuno a quel paese, bisognerà chiedergli preventivamente i gusti sessuali. Io credo che questa sarebbe vera discriminazione. Prendete la bellissima legge “Don’t ask, don’t tell” di Obama… è vietato nell’esercito Usa chiedere o rivelare le proprie preferenze sessuali. Quando ho scritto quel post non mi è lontanamente passato per la testa cosa Vendola faccia o non faccia a letto… semplicemente perché non l’ho mai considerata un’informazione rilevante per giudicare una persona”.
Sarà, ma la giustificazione non serve a gettare acqua sul fuoco ormai divampato in Sel. I vendoliani, in comunicato, siglato a doppia firma da Giovanni Paglia, coordinatore regionale, e Antonio Langella, coordinatore provinciale, fanno notare che “al sig. Marattin sfugge completamente cosa significhi rivestire un ruolo istituzionale e in virtù di questo avere dei doveri verso tutte le cittadine e i cittadini della propria città e non solo. Ignora che accettando la carica di assessore non ha aggiunto un mestiere al proprio curriculum vitae e uno stipendio al proprio 730, ma accettato tra l’altro di rinunciare a poter esprimere opinioni da trivio senza assumersene la responsabilità”.
“Non capisce che scusarsi a questo punto – prosegue la nota di Sel – sarebbe il minimo per salvaguardare la propria dignità, e non per salvare una carica da cui dovrebbe dimettersi domattina stessa. Non foss’altro che per liberare il sindaco di Ferrara e Mr. Matteo Renzi dall’imbarazzo di dover spiegare perché accettino di farsi rappresentare da un signore che parla, con ambiguità, di omosessualità in termini di disabilità, arrivando la dove nemmeno si spinsero un Borghezio o una Binetti”.
Alla replica sui toni di Marattin, Sel fa seguire – a sua volta forzando la mano – la richiesta di dimissioni: “le dimissioni le chiediamo noi, al sig. Marattin, e, se non vorrà darle, al sindaco e al Pd, e lo facciamo pubblicamente. Di assessori così potranno serenamente fare a meno Ferrara e l’Italia”.
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