Lettere al Direttore
30 Ottobre 2012

Un ricordo di Gaetano Tumiati

di Redazione | 2 min

Abbiamo avuto il privilegio di conoscere e frequentare lo scrittore Gaetano Tumiati scomparso domenica scorsa  all’età di 94 anni. Colto, ironico, dinamico, era un giovane di più di 80 anni  quando, nell’ambito di uno dei progetti relativi alla memoria, organizzato dall’Istituto di Storia, ha affascinato intere platee di studenti ferraresi parlando del  fascismo, della guerra, delle scelte che i giovani  erano chiamati a fare, della sua esperienza di prigioniero degli americani nel Texas ( da cui il libro “I prigionieri del Texas” (1985)), dell’esperienza partigiana del fratello Francesco, fucilato dai tedeschi  a Cantiano nelle Marche, nel maggio del1944. Ha raccontato con toccante rigore  la storia di Francesco nel libro ’Morire per vivere. Vita e lettere di Francesco Tumiati medaglia d’oro della Resistenza’’ (Corbo Editore, Ferrara, 1997).

La sua vita assomiglia ad un romanzo, una storia lunga iniziata a Ferrara  in una famiglia abbiente, culturalmente molto vivace (suo padre Leopoldo era avvocato ed accademico, lo zio Gualtiero affermato attore e regista, lo zio Domenico, scrittore e drammaturgo, infine lo  zio Corrado, poeta e giornalista) e proseguita nel “mondo” come giornalista: inviato speciale prima dell’Avanti poi de La Stampa, direttore dell’Illustrazione italiana, vicedirettore di Panorama. Scrittore di successo ha pubblicato diverse opere fra cui il “Busto di gesso”, premio Campiello 1976

Una vita segnata anche da amicizie profonde:  aveva condiviso gli anni ferraresi con Giorgio Bassani, Michelangelo Antonioni e con tanti altri giovani che animavano la vita culturale cittadina negli anni prima della guerra; durante la prigionia in Texas  aveva stretto un forti legami con lo scrittore Giuseppe Berto, con  l’artista Alberto Burri, legandosi con il pittore  Ervardo Fioravanti.

Di tutto questo ha saputo parlare con i giovani  esprimendo profondi concetti con  leggerezza e mescolando con sapienza la grande storia con il  suo vissuto personale.

Anna Quarzi, Istituto di Storia Contemporanea

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