Attualità
22 Ottobre 2012

Elezioni e democrazia? non diciamo scemenze

di Redazione | 3 min

Potrebbe essere stato tutto inutile, anzi lo è stato!

Soldi, sempre i nostri, e autorevolezza, spesso confusa con autoreferenzialità, si sono rivelati strumenti inefficaci per “restituire la parola ai cittadini” perché sconfessati dal più classico degli adagi siculi “mugghi commannari che futtiri”.

Non è un caso che la partitocrazia del Continente sia in febbrile attesa per ciò che capiterà tra 7 giorni nell’Isola e che dalle urne sicule scaturirà quantomeno il quadro delle alleanze lombarde e laziali.

 

Tutto ciò riguarda l’apparente preservazione della fauna partitica che si inalbera sulle regole.

Regole generali, quelle elettorali, frutto, nonostante febbrili rincorse in Traslatlantico (modello “A Fra che ti serve?”), per cercare l’aborto più che la nascita di un nuovo sistema.

In fondo il porcellum fa comodo a tutti.

Dal PD, che guarda caso ha già incominciato le incerte primarie senza sapere il modello elettorale (segno abbastanza eloquente) sino ad un plastico PdL, che più di paracadute avrebbe bisogno di puntellamenti.

 

E mentre si cerca di trovare il bandolo della matassa, si idolatra il semplice aumento dell’IVA di un punto (Tremonti in delega aveva stabilito due) e surrettiziamente ci si vedrà alzare l’IMU per compensare gl’ennesimi tagli ai trasferimenti, per nascondere quanto Amato avrebbe, già da tempo, dovuto portare: un bel DPR sull’art. 49, così da evitare ipocrisie generali e mettere paletti normativi alle nostre consultazioni, sempre un po’, eufemisticamente, raffazzonate.

 

Intanto continuano, nascosti dal mainstream informativo, le proteste degli imprenditori (quelli che, per intenderci, pagano lo stipendio anche agli statali!) che, tartassati dall’IMU sui capannoni accatastati come la casa (villa?) di George Clooney, stanno massicciamente emigrando piuttosto che suicidarsi. Come dargli torto?!

 

Nessun dibattito su cosa succederà quando gli ammortizzatori sociali finiranno, decine di migliaia di persone rimarranno senza reddito (lascerei a Parmenide la riflessione sul reddito minimo garantito!) e allora è probabile che la smetteranno di darsi fuoco ma cominceranno a “dare fuoco”.

 

Il crescere del disagio sociale, frutto della più cassandrica predizione del Tremonti-Guzzanti, “prima risaniamo i conti poi vediamo chi è rimasto vivo”, sommato alla luce dell’avanzante Freccia Rossa in fondo al tunnel, è l’accendersi della riserva sulla plancia della società italiana, dato che, in questo periodo, la combustione dei baldanzosi sentimenti italici, provocata dal mal carburato sistema del magna magna e del cinismo, i cui fumi si respirano in ogni bar e in ogni strada d’Italia, rende impossibile far rifornimento, a cominciare da certe pompe di benzina dell’Appennino piacentino.

 

Distributori a parte, l’unico rifornimento potrebbe essere quello ispirato dall’appassionarsi alla cosa pubblica di nuovi soggetti (i giovani, perché no?!), che passa necessariamente dal comprendere che “o ti interessi di politica oppure la politica si interesserà a te” (che di questi tempi suona più come una minaccia che come un invito).

Il punto è che, salve rare e sporadiche eccezioni, oltre l’80% della new generation non sa o non vuole saperne niente, non solo di politici, ma anche di Politica.

Lo dico contro gli interessi della “mia categoria” (non pretendendo di ergermi a voce) ma bisogna pur partire da una verità. Leggete qualche tema, chiedete ad un campione che va dai 17 ai 25 anni (i giovani per antonomasia) cosa bisognerebbe fare per interessarli alla cosa pubblica. “Boh!”

 

Il punto è che in ballo non c’è la vittoria di quel partito, di quel leader, ma la preservazione del sistema democratico.

Il gotha europeo vorrebbe il Monti bis, anche se già la prima portata ci è rimasta indigesta (il bis non si chiede quando qualcosa è piaciuto?), ma in realtà rischiamo di giocarci l’ultima nostra fiche, l’art. 1, già in parte smentito dalla disoccupazione galoppante.

 

Acta est fabula. Plaudite(!) ?

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