
Paolo Zamboni
“Il Comitato europeo per il trattamento e la ricerca della sclerosi multipla è come sempre sponsorizzato dalle principali case farmaceutiche”, sottolinea Alessandro Rasman, che da anni segue i progressi scientifici italiani e internazionali relativi alla cura e alla conoscenza di questa malattia, sui quali scrive come giornalista per diverse testate di settore. Il suo commento alimenta la bufera suscitata dalla pubblicazione dello studio epidemiologico Cosmo, avvenuta a Lione pochi giorni fa in occasione appunto del congresso del Comitato europeo.
I dati presentati da Cosmo invaliderebbero la tesi portante del progetto Brave Dreams – condotto dal medico Paolo Zamboni, direttore del centro per le malattie vascolari dell’università di Ferrara -, ovvero non attesterebbero la connessione tra sclerosi multipla e Ccsvi, insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Raisman sottolinea innanzitutto come esista un “pesantissimo conflitto di interessi da parte dei principali autori dello studio Cosmo, finanziato da Fism – Aism”, elemento sul quale già si erano appuntate le critiche della onlus Ccsvi nella sclerosi multipla, ma che ora viene ad arricchirsi di nomi e cognomi. Rasman cita il senologo tedesco Erwin Stolz, uno dei tre revisori della sperimentazione, “di cui lo stesso Comitato europeo è stato costretto frettolosamente a ratificare l’omessa dichiarazione”; e l’italiano Mario Alberto Battaglia, “che anche se non riceve fondi personalmente, li riceve però quale presidente della Fism – Aism da tutte le aziende farmaceutiche del settore della sclerosi multipla”.
Altre critiche arrivano sulle metodologie usate: si rileva come la diagnosi di Ccsvi nei singoli centri dove è stata realizzata l’analisi vari ampiamente – “in un centro la condizione sarebbe stata trovata nel 60% dei casi, in altri la prevalenza era dello 0%” – e come in fase iniziale le rilevazioni fossero nettamente superiori rispetto quelle poi accettate dai revisori: “avrebbero giudicato negativi molti esami positivi, ma non ne avrebbero pubblicato lo scarto. Tutti gli esami giudicati non corretti avrebbero dovuto essere rifatti, ma questo purtroppo non è successo”.
Continua dunque la discussione sull’attendibilità della sperimentazione di Cosmo, animata anche dal nuovo studio uscito l’11 ottobre sulla rivista specializzata Phlebology: realizzato da Zamboni in collaborazione con un equipe di biofisici inglesi, questa pubblicazione dimostrerebbe che nei pazienti con sclerosi multipla e Ccsvi il sangue che esce dal cervello incontra una maggiore resistenza idraulica a causa dei blocchi, confermando così l’intuizione alla base di Brave Dreams.
All’universià Tor Vergata di Roma, in una conferenza tenutasi la settimana scorsa, il docente Giovanni Simonetti avrebbe proposto di utilizzare per questo tipo di ricerche una diagnostica integrata con quattro esami: flebografia con catetere, risonanza magnetica delle vene, ecodoppler, pletismografia cervicale. L’ipotesi è stata proposta proprio per evitare simili querelle relative all’affidabilità dei dati.
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