Cronaca
27 Settembre 2012
La giunta era a conoscenza del progetto dal settembre dello scorso anno

Polo energetico a est, assemblea di rabbia

di Redazione | 5 min

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“Mai vista questa sala così piena” commenta un dirigente del Comune di Ferrara con uno della Polizia municipale. Mai vista così piena, la sala Aurora del centro sociale Il Melo stipata da 300 persone venute a sentire del nuovo Polo energetico della zona est, e mai visti così coinvolti e arrabbiati i partecipanti. Con tutti: con Hera certo, ma soprattutto con le istituzioni, rappresentate martedì sera agli assessori Rossella Zadro (ambiente) e Deanna Marescotti (attività produttive).

Si comincia mettendo in dubbio la terzietà di chi quell’assemblea presiedeva, il presidente della circoscrizione 4 Pietro Turri, che è anche componente del Comitato territoriale della stessa Hera. “Sono pronto a dimettermi da questo incarico domani mattina” giura tra i boati e gli applausi di scherno, e accetta di ribaltare l’ordine del giorno, che prevedeva prima un’esposizione del direttore teleriscaldamento della multiutility, ingegnere Fausto Ferraresi, e solo poi gli interventi del pubblico. “Un’ora di spiegazione serve solo a confonderci, non siamo a scuola!” insistono in parecchi, e così si comincia dai cittadini.

Al microfono si susseguono persone che denunciano di “aver saputo solo pochi giorni fa che stavano per iniziare lavori vicino alle nostre case, senza considerazione dei fattori urbanistici e geologici”, che temono “il disastro causato da anni di lavori alle strade per allacciare le abitazioni alla rete”, che si sentono “maltrattate come cittadini e come consumatori da una politica cieca che permette di trivellare vicino alle case pochi mesi dopo un terremoto, e poi non si può sorprendere dei problemi di ordine pubblico”, che hanno mandato osservazioni in Regione “dopo aver letto articoli di geologi sulla relazione fra trivellazioni e rischio sismico indotto”, che non vogliono credere a “perforazioni a 147 metri da una casa, e così vicino al centro”. Soprattutto, sembra emergere con chiarezza, già dai primi interventi, una richiesta minima, su cui forse sarà possibile dialogare con la multiutility: “fatelo questo Polo, ma qualche chilometro più in là, in mezza campagna”.

Inizia a parlare Ferraresi, che non riuscirà a terminare il suo, pur sintetizzato, intervento, interrotto dai rumori del pubblico e dagli interventi dei cittadini cui lascia la parola. “I lavori non partono domattina – rassicura –, quello che abbiamo chiesto alla Regione è un’autorizzazione per verificare la presenza di una riserva geotermica, di poter perforare per vedere se c’è acqua calda. Se saremo autorizzati e la troveremo non significa automaticamente che la useremo: saranno necessari una seconda richiesta, un progetto definitivo e una valutazione d’impatto ambientale”. “Ma perché il buco per raggiungere i pozzi non può essere fatto più lontano?” gli urla Enrico Droghetti, referente del comitato ‘No centrali in città’. E l’ingegnere gli dà la risposta che sembra la pietra tombale su ogni possibilità di cambiare qualcosa: “non è economicamente conveniente andare a prendere l’acqua calda a Gualdo – dove si trova un altro giacimento, ndr –, per noi il punto scelto è già sufficientemente lontano dalla città. E non c’è dubbio che da questa operazione Hera voglia guadagnare” afferma con pacatezza.

All’assessore Zadro l’assemblea non piace (“un confronto non può avvenire così, stasera si è persa un’occasione”), ma vuole ricordare che “già in febbraio i tecnici del Comune e Marescotti si recarono in Regione, chiedendo da subito una Valutazione d’impatto ambientale e non uno screening” che Bologna negò, “nonostante la nostra insistenza – continua Ferraresi – e nonostante le telefonate del sindaco”. La giunta dunque era a conoscenza già da febbraio del progetto, anzi dal settembre dello scorso anno “quando con Tagliani e l’amministratore delegato Hera Chiarini – prosegue l’ingegnere – lo presentammo a Geoterm, una fiera sulla geotermia che si svolse in via Bologna”.

Sull’altra preoccupazione, quella legata all’eventuale rischio sismico, il direttore garantisce che “abbiamo preso contatti con un grande personaggio del settore, ci sarà una rete di monitoraggio ancora prima di muovere il primo badile in cantiere”. L’unico momento di intesa della serata è un  ‘lodo Droghetti’, che propone di “spostare fuori dalla città, anche solo di 800 metri, il Polo, verso la Rossonia. Sarebbe anche una strada adeguata a questi lavori”. “Non ci sono ragionamenti preventivamente ostativi – gli risponde Ferraresi –, si può fare un tavolo tecnico”.

L’ex assessore Sergio Golinelli (Ecologisti e reti civiche) ricorda che “l’azienda può anche fare volontariamente una Valutazione d’impatto ambientale”, mentre l’igienista Luigi Gasparini (Medici per l’ambiente) bacchetta l’assessore Zadro: “se il Comune voleva informare non andava in Regione ma cercava i cittadini”. Un residente la sollecita a dire la sua sul progetto, lei comincia da molto lontano, viene interrotta, e alla fine non si riesce a sapere se un Polo a 150 metri dalle abitazioni (questa era la domanda dei cittadini) le va bene oppure no. Tra i relatori c’è Giovanni Santarato, professore associato di Geofisica applicata al nostro ateneo: riesce a intervenire per pochi minuti, poi una cittadina afferma di provare un brivido nel guardare il tavolo dei relatori, lui fa il permaloso e se ne va.

“È stata una serata calda – prova a tirare le somme Turri –, con alcune parole molto pesanti, ma spero ce ne saranno altre. E verrà anche il sindaco”.

Intanto in una nota del giorno dopo gli assessori Zadro e Marescotti fanno sapere che “il sindaco ha già formalizzato una richiesta per fermare i termini del procedimento e per avviare un’istruttoria pubblica utile a comprendere  i punti di forza e quelli di criticità del progetto. Il Comune di Ferrara è interessato a un progetto che utilizzi energie rinnovabili e che riduca i livelli di inquinamento in città:  il tema della salute e della sicurezza sono principi cardine per progetti di questa tipologia.

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