Politica
14 Settembre 2012
Il consigliere a Piazzapulita: “Grillo deve finire il lavoro che ha cominciato”

Tavolazzi, prove tv di rientro nei 5 Stelle

di Redazione | 5 min

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di Ruggero Veronese

“Non tutto è perduto e tutto è rimediabile, ma Grillo deve finire il lavoro che ha cominciato, e certamente non devono essere espulsi o definiti eretici tutti quelli che fanno notare certe questioni”. Deciso e critico verso le scelte di Grillo e Casaleggio, ma anche pronto a ricostruire l’unione col Movimento 5 Stelle quando alla fine è chiamato a darne un giudizio. Valentino Tavolazzi è per adesso l’unico vincitore, se si escludono i partiti tradizionali, della delicata partita che si sta giocando nel Movimento 5 Stelle, cominciata a marzo con le prime epurazioni ed esplosa la settimana scorsa con l’ormai celebre fuori-onda di Giovanni Favia su Piazzapulita (vai all’articolo) e che anche questa settimana ha avuto nella trasmissione di Corrado Formigli nuovi sviluppi.

Alla discussione hanno partecipato anche i giornalisti Curzio Maltese e Peter Gomez, il filosofo Paolo Becchi e il fotografo-opinionista Oliviero Toscani, subito divisi su due fronti opposti. Da una parte chi, come Maltese, Tavolazzi e lo stesso conduttore Formigli, ritiene indispensabile indagare sulle gerarchie all’interno del movimento e muovere critiche per migliorarlo; dall’altra quelli che ritengono l’intero caso un insensato accanimento giornalistico che rischierebbe di ostacolare una delle poche forze veramente innovatrici del paese.

Tavolazzi è stato tra i protagonisti della prima parte di trasmissione. In un momento media e opinione pubblica puntano il dito sul deficit democratico del movimento, e dopo la dichiarazione di Favia secondo cui “Grillo espellendo Tavolazzi ha soffocato nella culla un dibattito che stava nascendo in rete di contrapposizione alla gestione Casaleggio”, il politico ferrarese è visto come una delle poche fonti qualificate per dare un giudizio sull’argomento. Tanto che anche Porta a Porta ha cercato di averlo nel proprio salotto, ottenendo però al momento un rifiuto.

Le prime domande di Formigli servono a ricostruire la vicenda: quali sono i motivi dell’espulsione? Con che procedura è stata attuata? Cos’è successo a Parma con Pizzarotti? Tavolazzi racconta che “nel mese di marzo ci è stato inibito l’uso del simbolo, insieme alla lista di Cento, quindi siamo stati sostanzialmente espulsi. Non è facile trovare la vera ragione, perché non è mai stata detta. La gravità dell’atto richiederebbe delle ragioni importanti che lo motivano, e la motivazione ufficiale nel blog di Beppe Grillo è che io non avrei capito lo spirito del movimento e mi sarei occupato di riunioni e incontri che non erano competenza del mio ruolo di consigliere comunale”.

Tavolazzi continua confermando in parte il contenuto di una conversazione telefonica con Grillo, nella quale il comico genovese si sarebbe detto dispiaciuto dell’espulsione confessando di non poter tornare indietro per questioni di immagine. “Ha fatto questa ammissione, ma la conversazione è stata molto lunga. Credo che Grillo abbia compreso che l’espulsione non aveva ragione alcuna, e la decisione ha creato due grandi danni al movimento. Il primo lo abbiamo sentito a Ferrara nel momento in cui ci è venuto a mancare il supporto: quando combatti dall’opposizione contro un’amministrazione, in questo caso di centrosinistra, che governa la città da 60 anni e ne ha fatte di più e ancora di più, l’opposizione è molto agguerrita e la controparte reagisce in modo molto rigoroso e violento. Quindi appartenere ad un gruppo nazionale che sostiene la tua attività sul territorio è molto importante. Ci siamo sentiti da soli, e su questo c’è stata una reazione nei nostri confronti, localmente. L’altro danno è aver dimostrato nei fatti che alcune decisioni importanti vengono prese da una o due persone. Non sono materia di confronto nel movimento e sono segno di un problema di non democrazia interna che c’è”.

Tavolazzi non si sbilancia verso Pizzarotti, che nell’impossibilità di assegnargli l’incarico di direttore generale “ha fatto una scelta legittima nominando un organo collegiale”, ma fa notare che anche in questa vicenda i problemi nascono “da un secondo post a firma di Grillo, che io attribuisco a Casaleggio come il primo”. Benzina sul fuoco in una puntata in cui uno dei temi più discussi sarà proprio il misterioso ruolo dell’ideologo e informatico di Beppe Grillo, Gianroberto Casdaleggio.

Negli interventi successivi il consigliere ferrarese tende soprattutto a riconoscere i meriti del movimento, affermando che “non dobbiamo confondere l’analisi legittima con la critica” per poi chiarire il suo punto di vista. “Sia ben chiaro che all’interno del movimento io stesso ho una grande stima e riconoscenza verso Beppe Grillo, che ha fatto una cosa meravigliosa al nostro paese ricostruendo un popolo di attivisti. Siamo entrati nelle istituzioni, abbiamo eletto dei rappresentanti, ma il lavoro non è finito. Dobbiamo portarlo a termine, e Grillo e Casaleggo devono capire che è ora di dare quei contenuti di democrazia interna al movimento che oggi non ha, che sono stati conquistati solo sul territorio ma non a livello nazionale”.

Discorsi in cui si nota soprattutto il punto di vista, quel “noi” di chi, secondo alcuni, vuole continuare a sfruttare la scia del Movimento 5 Stelle o, in un’altra ottica, si sente ancora parte del progetto. Come quando cita Favia come “uno dei nostri migliori consiglieri regionali, un patrimonio per il movimento; Grillo sbaglia se li toglie fiducia”, prima di concludere con un appello al fondatore del movimento: “Grillo sa cosa deve fare perché è stato lui a scriverlo nello statuto, non altri. Deve creare davvero la democrazia partecipata in rete che è nel nostro progetto, e finire il lavoro che ha cominciato”.

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