Aumentare l’Imu? Forse. O quasi sicuramente. L’alternativa però è solo una: chiudere il capitolo cultura a Ferrara. Luigi Marattin torna sulle parole dette dal sindaco Tagliani alla festa comunale del Pd di Pontelagoscuro per chiarire i contorni di quello che ai cittadini potrebbe apparire come l’ennesima spada di Damocle che pende sulla loro testa.
“Il concetto è semplice – analizza l’assessore al Bilancio -. Veniamo da tre anni nel corso dei quali sono state ridotte le spese correnti di 10 milioni di euro (più del 10% dal 2009 ad oggi), mantenendo inalterati i servizi. I consumi pubblici sono tra i più bassi d’Italia. Abbiamo ridotto del 24% il debito pubblico (quasi 40 milioni di euro). È stato dimezzato il numero dei dirigenti pubblici. E questo accompagnato da una fortissima riduzione di spesa per consulenze, incarichi, spese di rappresentanza e organi amministrativi delle società partecipate”.
Azioni che secondo Marattin dimostrano che “il Comune di Ferrara ha dimostrato numeri alla mano di aver fatto tutti gli sforzi possibili per efficientare la spesa e ridurre gli sprechi”. Ma potrebbe non bastare, visto che ora è attesa l’onda lunga dei tagli statali. In particolare la spending review farà venir meno risorse per 800.000 euro sul bilancio 2012 in corso (a cui abbiamo fatto fronte in assestamento con tagli di spesa) e almeno 3,2 milioni sul bilancio 2013”.
Se a questo si aggiungono, rectius si tolgono, 1,1 milioni in meno per la mancata possibilità di mettere mano agli oneri di urbanizzazione, il taglio di risorse regionali (conseguente alla scure montiana) di mezzo milione di euro, ecco che il pallottoliere segna meno 4,8 milioni di euro (a cui vanno aggiunti almeno 2 milioni di euro di minori introiti stimati per sanzioni codice della strada, dovuti soprattutto al “calo fisiologico” di Musa).
“Questi tagli – aggiunge Marattin – si aggiungono a quasi 30 milioni di tagli operati dal governo centrale negli ultimi due anni. Se da Roma continua questo accanimento ci troveremo a novembre di fronte a una scelta drastica: o aumentare la pressione fiscale (Imu e/o tassa di soggiorno), oppure continuare a tagliare la spesa, che significa cancellare alcuni servizi negli unici centri di spesa rimasti (scuola, cultura, welfare)”. In poche parole: addio a teatro comunale, mostre, servizi scolastici, spesa sociale nel settore anziani.
“Se vogliamo – prosegue l’assessore – possiamo aggiungere in via teorica la vendita di aziende pubbliche per abbattere ancor più velocemente il debito e produrre così risparmi di parte corrente. Altre alternative, dal punto di vista oggettivo, non ve ne sono. La scelta su quale opzione percorrere, o su quale mix di scelte operare, andrà fatta solo dopo un’ampia discussione tra le forze politiche. E tra tutti coloro che vivono la città (associazioni di categoria, forze sociali, portatori di interesse).Tale discussione speriamo sia la più ampia e partecipativa possibile, e che tenga conto di due cose: gli sforzi fatti finora dal Comune non sono parole al vento, ma fatti dimostrati con numeri e di cui ci ha dato merito anche la stampa nazionale; le alternative che abbiamo prospettato non sono parziali. Sono le uniche possibili. Quindi ogni contributo alla discussione deve partire dal presupposto che non è possibile, genericamente, evocare “altre scelte”, magari senza dettagliarle. Lo impone un senso di responsabilità e di serietà”.
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