Politica
7 Settembre 2012
Su politica nazionale: “Grillo come Berlusconi” e boccia Renzi alle primarie

Tagliani potrebbe non ricandidarsi nel 2014

di Redazione | 5 min

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Avrà ancora voglia, dopo la prima esperienza come sindaco di Ferrara, di ricandidarsi nel 2014? Tiziano Tagliani lascia aperti tutti gli scenari: “Domanda da fare nel febbraio 2014”. È con questa dichiarazione a sorpresa che si è conclusa la lunga intervista al primo cittadino organizzata dalla festa del Pd di Pontelagoscuro, in cui Tagliani ha avuto modo di rispondere alle domande riguardo ai principali argomenti di attualità locale ma non solo.

Ad aprire la discussione infatti è stato proprio uno dei temi più controversi a livello nazionale: le primarie del Partito Democratico che vedranno la nomina non solo del segretario della – allo stato attuale – prima forza politica in Italia, ma secondo Tagliani anche del futuro premier che seguirà la parentesi del governo tecnico. Ed è di fronte a questa considerazione che il sindaco costruisce il proprio ragionamento. “Di quali primarie stiamo parlando? Bisogna chiarire un’ambiguità, perché si sta mettendo sul tavolo un elemento di forte rischio. Se stessimo discutendo su qual è il candidato capace di mettere nel motore del Pd la massima spinta, il massimo entusiasmo, io direi che Renzi sarebbe un buon candidato, che ci consentirebbe di recuperare quel consenso esterno che il Pd aveva trovato all’epoca delle primarie con Prodi. Ma oggi l’argomento è chi sarà il premier dopo Monti e creare una spaccatura nel Pd non serve all’obiettivo, che è quello di creare le condizioni per un governo forte e stabile”.

Tagliani prosegue facendo un bilancio dei pro e contro di una candidatura del sindaco fiorentino, che a suo avviso “sottovaluterebbe la spaccatura interna al partito e quella che si verrebbe a creare con Vendola e con parti di Cgil, puntando a recuperare voti con l’apertura del proprio bacino elettorale verso zone in mano alla destra o ai movimenti civici”. Un elemento di rischio che Tagliani giudica “troppo elevato”, aggiungendo quindi la propria voce alla corrente ferrarese che, Franceschini in testa, continua a supportare l’attuale segretario Bersani.

Ma questi temi hanno forti ricadute anche sulla politica locale, che a Ferrara vede il “grillismo” candidarsi come principale antagonista al Partito democratico per le prossime amministrative. Di fronte a questo tema Tagliani difende l’operato della propria amministrazione e nega di essere preoccupato dalla nascita di movimenti esterni al partito. “Siamo in una città in cui non c’è più l’opposizione, in cui il Pdl si è dissolto in cinque gruppi diversi, in cui l’unico grillino che c’è non è un grillino e in cui di fatto in consiglio c’è un forte supporto alla giunta. E se a loro conviene sostenerci è perché evidentemente c’è una considerazione positiva sui nostri sforzi da parte dei cittadini. Quindi non mi preoccupa questa opposizione che cerca solo nuove targhette in cui identificarsi, e ancora meno mi preoccupano i comitati locali che svolgono una funzione positiva e che aiutano la giunta parlando dei problemi particolari dei cittadini”.

Una distinzione che Tagliani ribadisce più volte marcando un confine netto tra i movimenti spontanei e quelli che definisce “strumentali a forze politiche”, e condanna senza mezzi termini la mentalità che “da Grillo a Tavolazzi” sarebbe colpevole di parlare “alla pancia della gente”, e accomunando i suoi leader di fatto “al Berlusconi delle origini”, considerando che “Grillo non è più un comico, ma un tragico. Ed è un politico che svolge una parte ben precisa”.

A seguire il sindaco fa una carrellata dei principali dibattiti ferraresi degli ultimi mesi: dai rapporti dell’amministrazione con Hera alla geotermia, dalla situazione del bilancio alla tentazione di Comacchio di staccarsi dalla provincia, ribadendo la convinzione nelle proprie scelte, “soprattutto alla luce del periodo economico e dell’eredità lasciata dalle precedenti amministrazioni”. Di fronte a tutti questi temi “gli imperativi sono il pragmatismo e la coesione anche culturale della provincia”, che “se perdesse la propria identità smetterebbe di esistere. Certe realtà non possono essere viste solo dal punto di vista economico, altrimenti anche l’amministrazione diventa solo una rincorsa al miglior offerente, come sta facendo Cortina cercando di entrare in Trentino. Finché restiamo uniti possiamo ragionare a mente fredda sui problemi, e visto che come provincia rispettiamo i nuovi canoni imposti dal governo, noi vogliamo restare indipendenti e senza accorpamenti con altre province”.

Tra i temi principali quello delle scelte di Hera, e Tagliani assicura che “sono sufficientemente smaliziato per capire che come azienda cerchi di fare il proprio interesse. Si tratta di capire volta per volta se questo coincida con quello della città, e tutti gli anni oltre alla collaborazione affrontiamo in tribunale diversi nodi conflittuali. E anche i cittadini e i comitati devono capire quando un progetto è per il bene della collettività, perchè spesso ne supportano l’idea quando viene lanciato per poi lamentarsi quando scoprono che verrà realizzato nel proprio quartiere”.

Le uniche preoccupazioni restano allora quelle legate alla crescita economica, tra la necessità di mantenere i bilanci in ordine e la difficoltà ad attirare investimenti importanti in città. “Il problema sono le industrie che non ci sono, l’economia che non c’è. Abbiamo grandi iniziative culturali che non trovano sponsor e restano completamente a carico del comune”. Un discorso che tocca anche l’ospedale di Cona su cui Tagliani vuole evitare polemiche: “L’ho già detto molte volte, se fosse stato per me, all’inizio degli anni ’90, l’ospedale non sarebbe nato in quel punto. Ma ora che c’è dobbiamo trarne il meglio, puntando su una qualità dei servizi che ci farà entrare in competizione con i poli ospedalieri delle città vicine e che porterà a Ferrara persone che adesso vanno a curarsi altrove. Tra dieci anni non ci ricorderemo più dei problemi iniziali sulla segnaletica, ma guarderemo a queste cose”.

Dopo tante certezze, Tagliani lascia il pubblico con un unico dubbio: sarà sempre lui il candidato alle comunali del 2014? Una domanda apparentemente scontata che invece diserta le attese: “ne riparleremo”.

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