di Laura Rossi (operatore artistico-culturale)
Ho avuto l’onore di incontrare, nel 2007 il padre di E.T, Carlo Rambaldi in una manifestazione dove egli ne era il Testimonial. Grande imbarazzo ed emozione, da parte mia, soprattutto perché avrei dovuto “carpirgli” più notizie possibili per un articolo che mi era stato richiesto. Egli ci mise pochissimo a tranquillizzarmi e tant’è vero che a tavola, fra un assaggino e l’altro, che gli ricordavano la sua giovinezza e la sua terra, che troppo spesso in giro per il mondo aveva rimpianto, iniziò nel raccontarmi alcuni particolari delle sue invenzioni, come le definiva lui: la delusione nella realizzazione di uno dei due sceneggiati televisivi che riguardava “Pinocchio”, per il quale costruì il burattino di legno e la balena; tenne a precisarmi, con amarezza, che egli era pronto a realizzare un burattino perfettamente funzionante e in grado di reggere l’intera storia, ma per questione di tempo e di budget tale soluzione fu bocciata e si ricorse al discutibile espediente narrativo di Pinocchio che saltava di continuo dallo stato di “legno” a quello “umano”. Poi, naturalmente, venne il momento di E.T, la più importante favola del cinema moderno che nasce da un quadro picassiano che lo stesso Rambaldi aveva dipinto in gioventù a Ferrara. Aveva ritratto delle donne che lavavano i panni sul greto del fiume Po. Erano magre, avevano il collo allungato, la mascella larga, e la testa a mo’ di periscopio. Quelle donne sono state le madri di E.T. L’artista ne costruì tre: uno con sessantacinque punti di movimenti, un altro con meno movimenti, un terzo solo per la luce del cuore.
Naturalmente, il nostro, diventato amichevole colloquio, toccò il doloroso tasto del Parco Millenium con base scientifica, da lui tanto desiderato, con la consapevolezza che, lo inorgogliva, che questo suo progetto veniva approvato da una trentina di grandi aziende che come tutti, sanno, si erano impegnate a finanziarlo…Naturalmente, questo “tasto” lo deludeva moltissimo e ormai alle soglie del 2008, con l’età che avanzava assieme a disturbi di salute, lo portavano a riflettere con tanta amarezza che sarebbe stato un desiderio irrealizzabile e nulla più azzardandosi anche a paragoni con altri illustri nostri concittadini e non, che seppur, avessero o non avessero dato grande lustro, erano stati più rispettati di lui….
Lo rincontrai all’azienda di Giulio Barbieri dove fu l’ospite d’onore in una manifestazione artistica e dove in questa occasione, dipinse e regalò a Barbieri, un ritratto della moglie, scomparsa qualche anno prima.. Naturalmente mi rinominò di nuovo la sua delusione per il suo progetto del Millenium: “Hai visto Laura, non si muove foglia….”.
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