Liquefazione: la pianificazione urbanistica dei Comuni dell’alto ferrarese sarebbe basata su documenti “inutili per operare concretamente”, poiché mapperebbero il territorio con una scala troppo grande.
A lanciare l’allarme è il consigliere Sel-Verdi Gabriella Meo, che attraverso un’interrogazione alla giunta regionale chiede se alla Regione risultino “analoghi casi di pianificazione leggera in altri territori dell’Emilia Romagna, in particolar modo nei Comuni colpiti dai recenti eventi sismici”.
II consigliere motiva la propria preoccupazione spiegando come, per quanto riguarda l’alto ferrarese, “tutte le carte degli effetti del sito, comprese quelle dei potenziali di liquefazione e di amplificazione, sono costruite in scala 1:35.000. Ma gli effetti di sito di un terremoto, fra cui quello di liquefazione dei terreni, devono essere studiati su piccola scala e con indagini sul campo numerose e di tipo diverso”. A sostegno della sua posizione Gabriella Meo ricorda come la sezione geotecnica dell’università di Firenze, dopo le scosse di maggio, “non ha potuto compilare il proprio rapporto sulla zona a causa della mancanza di dati sufficienti per un’analisi della risposta simica locale”.
Il consigliere alla giunta domanda anche “quali iniziative intenda porre in essere per assicurarsi, e assicurare tutti i cittadini, che gli enti locali dell’Emilia-Romagna rispettino la normativa antisismica vigente e applichino nella propria pianificazione urbanistica la micro zonazione”. Sottolinea a proposito come “già nel 2008 l’amministrazione provinciale di Ferrara affermava che per, quanto riguardava la documentazione dell’alto ferrarese, non figurava la microzonazione sismica prevista dalle disposizioni regionali”.
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