Era lui che lo picchiava pressoché quotidianamente. Lei stessa veniva maltratta e viveva in un clima di terrore che non le consentiva di reagire. Solo una volta provò a scappare, recandosi presso una casa accoglienza, ma la trovò chiusa e non ripeterà il tentativo. È quanto avrebbe detto ieri in incidente probatorio la madre del bimbo di tre anni ricoverato lo scorso 28 febbraio con bruciature sul corpo la mandibola e le costole fratturate.
La donna, sentita a porte chiuse dal gip Monica Bighetti, avrebbe confermato quanto reso davanti al pm Barbara Cavallo durante il secondo interrogatorio in carcere. Lei e il convivente sono in carcere da marzo (vai all’articolo). Lui all’Arginone di Ferrara, lei alla Dozza di Bologna. Per loro l’accusa è di maltrattamenti e lesioni gravi aggravate nei confronti del minore (che venne affidato al padre, rimasto a Torino), che viveva con la coppia dallo scorso ottobre, quando la madre lo aveva portato via con sé da Torino, sottraendolo al marito, con il quale conviveva fino ad allora, per raggiungere l’attuale compagno a Ferrara. Per quel fatto era stata denunciata per sottrazione di minore.
Nel corso dell’interrogatorio di ieri, alla presenza degli avvocati Luca Canella che difende la donna, Daniela Bellettini e Maria Elena Giovinazzo per il convivente, e Chiara Rodio (in sostituzione di Marco Linguerri) per il padre, persona offesa, la donna avrebbe spiegato che solo dopo l’arresto avrebbe capito la gravità della situazione e avrebbe deciso di parlare. Fino ad allora aveva avvallato la versione fornita alla polizia dal convivente, ossia che il bimbo si era procurato le fratture cadendo accidentalmente e che le bruciature se le sarebbe causate giocando con un accendino.
Ieri invece ha rivelato che quelle ferite da ustione sarebbe stato lui a causarle, come per imprimere un marchio addosso a quel piccolo che continuava a preferirgli il padre naturale.
Ora si attende la perizia relativa alla capacità di testimoniare del minore. Il responso è affidato alle psicologhe Valeria Donati e Anna Maria Gemelli dell’Asl di Modena. Dovranno capire se il minore è attendibile e può essere sentito in udienza protetta sui presunti maltrattamenti che subì all’interno delle mura domestiche.
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