Eventi e cultura
16 Maggio 2012
Musica e biografia per capire l'estro artistico del "Duca Bianco"

La psiche di David Bowie

di Redazione | 2 min

Giovedì 17 maggio, alle 17.30 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea, Daniele Nanni e Stefano Caracciolo – ordinario di psicologia clinica dell’università di Ferrara – interverranno su “Starman! David Bowie: l’uomo che cadde sulla terra. Un viaggio fantascientifico nel cronospazio attraverso le canzoni del ‘Duca Bianco’”. Nel corso della conferenza saranno eseguiti ‘unplugged’ frammenti esemplificativi delle canzoni di David Bowie. L’evento fa parte del ciclo ‘Anatomie della mente’.

David Robert Jones nacque a Brixton, Londra, l’8 gennaio 1947. La madre, Margaret Mary Burns, soprannominata Peggy, aveva già avuto un figlio, Terry, da un precedente matrimonio e lavorava come maschera in un cinema del quartiere. Il padre, Haywood Stenton Jones, reduce di guerra, lavorava come impiegato. Il fratello Terry, dopo il servizio militare nella Royal Air Force, iniziò a mostrare chiari sintomi di schizofrenia e  per questo venne a lungo ricoverato in ospedale psichiatrico, morì suicida nel 1985 gettandosi da un ponte. “Mio fratello Terry ha avuto una grandissima influenza sulla mia vita – confessò David anni più tardi -, mi ha fatto conoscere autori che certo non consigliavano a scuola, come Kerouac, Ginsberg, Cummings, e mi ha fatto avvicinare al jazz e al rock’n’roll americani. Eravamo molto simili e guardando lui temevo per me stesso”. Alla morte del fratello Bowie dedicò nel 1993 la canzone “Jump, They say” – ovvero “Salta, gli dicono” – con una chiara allusione alle voci allucinatorie da cui Terry era perseguitato.

“Ma è possibile ricondurre tutta la vita creativa di un artista multiforme come David Bowie, musicista e cantante, mimo con Lindsay Kemp ed attore cinematografico, pittore e scultore, ad una fuga dalla malattia mentale? Come si sviluppa la sua camaleontica identità, quasi da vero Leonard Zelig, sull’onda dell’angoscia della follia?”, queste le domande  a cui cercherà di rispondere l’incontro.
“Lo studio psicobiografico di Bowie – appuntano i relatori  – basato essenzialmente sui testi delle canzoni più che sulle fonti biografiche e di cronaca – più che mai in questo caso poco attendibili – suggerisce che i fattori genetici dei disturbi mentali non siano una sentenza inappellabile e che gli artisti ‘toccati dal fuoco’ delle malattie mentali, anche se di striscio come David Bowie, possano poi trovare soluzioni differenti nella loro vita e sfuggire al destino”.

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