Lettere al Direttore
7 Maggio 2012

Femminicidio, i numeri parlano chiaro

di Redazione | 3 min

Nella loro fredda realtà i numeri parlano chiaro per far sì che questo fenomeno non possa e non debba più essere ancora ignorato: 127 donne uccise dai loro compagni, fratelli, mariti nel 2010, 137 nel 2011 e già 55 nei soli primi cinque mesi del 2012. Giornali e televisione li etichettano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, drammi della gelosia. Ma la verità è che si tratta, invece, di una pratica violenta di matrice non patologica, ma culturale. E il nome con il quale si identifica è femminicidio; un neologismo in uso già da anni anche in Italia, che indica la distruzione non solo fisica ma anche simbolica, psicologica ed istituzionale della donna. Tante vengono uccise da mariti o ex mariti, dal convivente o ex convivente, dall’innamorato che si sente respinto, tutti pronti a trasformarsi in feroci distruttori della cosa, ovvero della donna intesa come oggetto, non più possedibile. Lo scrittore e giornalista, Roberto Saviano, parla di femminicidio come di un “genocidio ai danni della donna commesso da chi si sente ancora investito del potere di vita o di morte sulle sue pertinenze famigliari o affettive”. Nella guerra tra i sessi, si corre il rischio che questo macabro fenomeno svilisca di significato e nella sua gravità, comunque, tenda a rifarsi ad una logica di delitto minore; un tentativo di scagionare politica e società nell’affrontare un problema che va ben oltre alla classificazione aberrante che riconduce alla folle attenuante del delitto d’onore, tra l’altro abolito solamente nel 1981. Come se non ci fossero enormi responsabilità sociali e culturali nell’aumento vertiginoso della violenza sulle donne. Come se in Italia la donna non venisse ogni giorno esposta ad una forte vulnerabilità sul piano del lavoro, dei servizi di assistenza alla maternità, della protezione della famiglia e dalla famiglia. Come forza politica denunciamo questi fenomeni di assurda violenza perpetrati ai danni delle donne, inaccettabili in una società moderna dove il rispetto e la dignità fra i sessi deve essere al primo posto nella scala dei valori umani e vogliamo sollecitare la politica e le istituzioni a porsi come impegno effettivo la prevenzione e il contrastare tale fenomeno ancora troppo ignorato. La violenza ha molti volti, uno dei quali è quello istituzionale: la crisi economica e culturale che stiamo vivendo diventa il pretesto per smantellare lo Stato sociale. In Italia sono presenti alcuni centri antiviolenza distribuiti sul territorio, che potrebbero veicolare un sistema non solo di sostegno nei confronti delle donne, ma anche di supporto per quegli uomini che vorrebbero uscire dalla trappola della violenza che esercitano. Il femminicidio è un fenomeno che si accanisce sì, contro un genere, ma uccide anche un’intera società, fatta sia di uomini che di donne. Dobbiamo impegnarci per avviare una riflessione profonda e trasversale a tutti i generi e tutte le età, la quale potrà raccogliere dei frutti solo se supportata nei fatti da una concreta azione di governo.

La segreteria PDCI Alto Ferrarese

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