Cronaca
1 Maggio 2012
I sei ex manager della multinazionale non responsabili “perché i fatti non sussistono”

Processo Solvay, tutti assolti

di Marco Zavagli | 3 min

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Il giudice Matellini emette la sentenza di assoluzione

Sono le 15.30 di ieri pomeriggio quando il giudice Diego Matellini emette la sentenza dopo tre ore e mezza di camera di consiglio: i sei imputati sono stati assolti perché i fatti non sussistono. Formula piena dunque per Claude Lautrel, Auguste Arthur Gosselin, Cyryll Van Lierde, Pierre Vigneron, Gerard Michael Davis e Arthur William Barnes, oggi tutti ultraottantenni (solo due erano presenti in tribunale). Gli ex dirigenti Solvay (ex Solvic) e Ici (Imperial Chemical Industries) erano accusati in quanto componenti del cda della multinazionale belga della chimica dal 1969 al 1974, e quindi direttamente responsabili della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro, di lesioni colpose e omissione delle misure di sicurezza.

Per loro in sede di requisitoria la pubblica accusa aveva chiesto la condanna a condanna a tre anni e mezzo. Alla lettura del dispositivo la pm Ombretta Volta è la prima a uscire dall’aula. “Appello? In questi casi si dice sempre che aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza”. Motivazioni che verranno depositate entro 90 giorni.

Michele Mantoan in aula

Parti civili, assistite da Legambiente,erano Cipro Mazzoni e Michele Mantoan. Gli ex operai erano addetti alla pulizia delle autoclavi allo stabilimento Solvic di Ferrara, dove si eseguiva la polimerizzazione del cvm per la produzione di pvc, uno dei polimeri più diffusi per lo sviluppo dei materiali plastici.

Tra il 2003 e il 2005 è stato diagnosticato ad entrambi un epatocarcinoma, un tumore maligno del fegato: una malattia che, secondo gli studi della Iarc di Lione (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, uno degli organi più autorevoli nel campo), fa parte insieme all’angiosarcoma delle patologie ad elevato rischio per l’esposizione al cvm.

Zanforlini

L'avvocato Zanforlini

Il problema, emerso lampante anche nel corso del dibattimento, consiste nel provare la correlazione tra esposizione al cvm e patologia sofferta. Nonostante negli anni (Solvay rimase attiva a Ferrara fino al 1998) tra gli operai della società si sono registrati circa 60 morti per tumore, nessuna di queste è stata ricondotta alla produzione che avveniva entro le mura di via Marconi.

E infatti proprio le parti civili sono i primi a non stupirsi di questa sentenza. “Mi sarei meravigliato del contrario – scuote la testa Mantoan -; alla fine viene fuori che ci siamo ammazzati da soli”. “Esiste ancora una coscienza a questo mondo?”, si chiede, mentre gli imputati, uscendo, si avvicinano per stringergli la mano. Non era presente invece, Mazzoni, rimasto a casa perché provato fisicamente. In aula c’era sua moglie, che piange: “non ho il coraggio di dirlo a Cipro…”.

Le si avvicina David Zanforlini, l’avvocato di Legambiente, che ammette che “in questo processo non si poteva fare di più”. “Le altre sentenze sul tema non ci aiutavano – allarga le braccia, pensando in particolare al caso Marghera -. Sapevamo fin dall’inizio che questo era un processo difficile”.

Ha assistito alla lettura della sentenza anche Lorenzo Frattini, presidente regionale di Legambiente, che non nasconde la “delusione per questo verdetto; il rammarico è tutto per le famiglie di questi due lavoratori e per chi oggi non c’è più e non ha fatto nemmeno in tempo ad assistere a questo dibattimento”. Una soddisfazione rimane: “quella di aver tenuto accessi i riflettori su questo problema per dieci anni”.

Anche l’’avvocato Marco Zavalloni, per l’Inail, parla di “esito previsto”, dovuto in particolare “a ragioni tecnico-giuridiche. Una volta di più arriva la conferma della assoluta opportunità di modificare la normativa attuale su questi aspetti”.

Sintetica invece la dichiarazione che arriva dalle difese: “La sentenza odierna conferma che Solvay ha sempre operato nel rispetto delle leggi vigenti con impegno costante per la sicurezza e la salvaguardia dei lavoratori. La società desidera comunque manifestare la propria solidarietà nei confronti dei due ex dipendenti, intervenuti nel processo”.

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