Lunedì 19 marzo si è discusso in consiglio comunale un interessante ordine del giorno presentato da “Io Amo Ferrara” relativo alla “viabilità e all’ampliamento-modificazione dell’attuale rete stradale del Comune di Ferrara – realizzazione della cosiddetta ‘tangenziale ad anello’”.
Manco a dirlo, l’ordine del giorno è stato respinto. La cosa non mi ha né turbato e neppure meravigliato, del resto le numerose opere pubbliche incompiute e le continue scelte infelici che vengono adottate dagli esperti di mobilità di questa città la dicono lunga.
Il punto della riflessione proposto dal gruppo consiliare non era nient’altro che la sacrosanta possibilità di poter dotare la città di un sistema infrastrutturale adeguato, ovvero di una tangenziale, poiché Ferrara ha il primato in Italia di essere una delle poche città (per non dire l’unica) sopra i 100.000 abitanti a non essersi dotata di tale tipologia stradale. Tutte le città della regione possiedono almeno una tangenziale, persino città ben più piccole di Ferrara. Non solo il concetto di tangenziale sfugge agli occhi e alle menti di chi di mobilità dovrebbe intendersene, ma il Comune ha addirittura la pretesa (e il vanto) di mettere in atto un’opera come la fatidica “Tangenziale Ovest”, un progetto dei primi anni ’90 nato vecchio ed adottato solo oggi: ci ritroveremo, a lavori conclusi, con una strada a 2 corsie, senza svincoli e intervallata da immancabili rotatorie. Sapete un’arteria di questo tipo per quale comune è stata costruita? Per Migliarino, 3.000 abitanti.
In compenso, ci ritroviamo il nuovo look radical chic di Via Bologna (stretta ma sofisticata), il selvaggio incrocio semaforizzato Darsena-Bologna-Volano dove gli automobilisti si divertono a cimentarsi nel giuoco “indovina chi deve partire per primo”, la nuova veste accattivante in formato autostradale di via Darsena con tanto di spartitraffico invalicabile (grintosa e seducente), l’indissolubile coppia di rotonde Wagner/Ravenna (indispensabile per mantenere il traffico costantemente nel caos), il rischioso incrocio via Levi/via Modena (per gli amanti del brivido) e la prossima e mirabolante nuova rotonda di San Giorgio, dove il numero di corsie è stato dettato dalla Sottintendenza per i beni culturali, che per anni non ha fiatato per la presenza di via Ferrariola a nemmeno un metro dalla basilica di San Giorgio ed ora alza la voce con la presunzione di decidere le caratteristiche di una rotonda che con la chiesa non avrà niente a che fare. Mah…!
Un gioiellino è invece il restyling dell’incrocio via Spadari/piazza Sacrati dove sono stati realizzati ben 2 spartitraffici a raso, ma non dipinti sull’asfalto, troppo facile, bensì corredati da bordature in trachite e ciottoli. Nonostante la mirabile dovizia dei lavori, i manufatti vengono del tutto ignorati dagli automobilisti i quali vi passano sopra calpestandoli senza ritegno alcuno alla guida dei loro bolidi.
Ma anche sul fronte della segnaletica orizzontale gli esperti della mobilità latitano, col risultato infelice di ritrovarci con strade come viale Cavour, viale 4 Novembre, via Veneziani o via Marconi con carreggiate abbondantemente larghe ma non suddivise in corsie, legittimando così i veicoli ad occupare a propria discrezione tutta l’ampiezza della strada. In compenso, ci ritroviamo via della Fiera a 4 corsie (la quale termina all’entrata dell’Ospedale San Giorgio che, si sa, attira a se una mole esorbitante di veicoli all’ora ed una sola carreggiata non era sufficiente) e, nella zona della PMI di Cassana, l’acume degli esperti di mobilità si è concentrata con estrema precisione nella suddivisione di via Canal Bianco con doppia riga continua e con due corsie nella semicarreggiata destra e una sola corsia in quella di sinistra, il tutto localizzato in un angolo sperduto della periferia ferrarese, con la presenza di un’unica casa desolata nella via e per soli 350 metri.
Nicolò Canazza