Alla vigilia di San Valentino, la povera Spal rimane sedotta e abbandonata. Cesare Butelli non si è presentato all’appuntamento con il notaio, fissato a Roma da Santarelli e i suoi soci. Per bocca dello stesso Santarelli ai microfoni di Telestense, la defezione del presidente spallino alla riunione per ridefinire le clausole sottese all’acquisto della società equivale a mandare tutto a monte. Troppe cose sottaciute, troppi debiti sommersi, scoperti solamente nelle ultime ore.

Queste le argomentazioni avanzate dal finanziere romano che chiedeva, in cambio dell’onere di accollarsi tutti i debiti della Spal, di annullare quel 1.700.000 euro di spettanza a Butelli per lasciare la Spal. Questo non è accaduto. E ora? Quel regalo, costosissimo, che doveva giungere domani dalla capitale? Non ci sarà.

Nessuno sarà in grado di provvedere al versamento dei contributi arretrati, secondo quanto previsto dalla Lega (una botta da circa 1.300.000 euro ndr) quindi la Spal riceverà ulteriori punti di penalizzazione, da in minimo di 2 a 4, nel caso venga fatta pesare la recidiva. Una bella botta nei denti, non solo per i tifosi, ma soprattutto per i dipendenti della società, che si erano illusi di uscire dal tunnel. Ci chiediamo inoltre con quale spirito ora Vecchi e i suoi ragazzi lotteranno per evitare la retrocessione in queste condizioni.

Ma lo scenario da tragedia non finisce qui. Il 22 febbraio è fissata l’udienza per il fallimento della società, dopo la proroga concessa. Se entro quella data non verranno pagati Schena, l’Asics, l’agenzia di security e altri creditori, la Spal verrà dichiarata fallita dal tribunale di Ferrara. Tramontata l’ipotesi romana non resta che sperare in una lotta contro il pochissimo tempo rimasto perché le istituzioni, il sindaco Tagliani in primis, provino a giocare tutte le ultime carte, convogliando potenziali salvatori, ferraresi, bresciani o varesini che siano. Ma le speranze – si sappia – sono davvero ridotte al lumicino.