Cronaca
13 Febbraio 2012
Iniziativa di Ppf/M5S e Lega Nord sui dieci anni di gestione dell'operazione finanziaria

Derivato Dexia, depositato l’esposto alla Corte dei Conti

di Redazione | 4 min

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Dodici pagine, 37 allegati, costituiscono l’esposto depositato da qualche giorno da Ppf/M5S e Lega Nord presso la Procura della Corte dei Conti di Bologna. Dieci anni di gestione dell’operazione finanziaria, ripercorsi tra modifiche e novazioni contrattuali, le principali nel 2003 e 2005.

Oltre ai documenti contrattuali, il plico contiene le iniziative politiche dei gruppi di opposizione negli ultimi anni, tese ad impegnare il sindaco a chiudere il derivato, oltre alla rassegna stampa sulle polemiche tra l’amministrazione, che a lungo ha sostenuto la bontà dell’operazione, e Progetto per Ferrara/M5S che ne ha denunciato perdite e difetti, chiedendone più volte la chiusura anticipata. Secondo quanto sostenuto nell’esposto, il derivato Dexia avrebbe bruciato 2,5 milioni di euro in due anni e mezzo, dal giugno del 2009 al dicembre 2011.

“Il primo contratto Irs (interest rate swap) Dexia fu stipulato il 17 dicembre 2002 – riferiscono gli autori dell’esposto – era riferito ad un debito di 50,8 milioni di euro e fu rimodulato il 7 agosto 2003. Il 23 dicembre 2005 fu stipulato un nuovo contratto con Dexia, relativo ad un debito di 47,8 milioni di euro e sostitutivo del precedente, a far data dal 1 luglio 2005. Dopo l’incasso di 1,038 milioni di euro (di cui 290 mila di up front) nel 2002, alla firma del contratto, l’Ente introitava 533 mila euro nel biennio 2003-04. Il primo pagamento alla banca (flusso negativo) avveniva nel 2005 (169 mila euro), seguito da incassi per complessivi 230 mila euro nel periodo 2006-30 giugno 2009. Dunque al 30 giugno 2009 l’operazione era finanziariamente in attivo di 1,63 milioni di euro”.

Da quel momento, a causa del crollo dei tassi di fine 2008, il derivato avrebbe iniziato a produrre uscite significative e al tempo stesso scattavano i primi i segnali d’allarme del gruppo consigliare Progetto per Ferrara/Movimento 5 Stelle, che insieme ad altre forze politiche (in primis la Lega), ha avviato una battaglia, tuttora in corso, per la chiusura dell’operazione. “Nel secondo semestre 2009 – proseguono Ppf/M5S e Lega Nord – il Comune pagava a Dexia 289 mila euro. Uscivano poi dalle casse comunali 612 mila euro nel primo semestre 2010 e 595 mila nel secondo. Nel primo semestre 2011 il Comune pagava 529 mila euro, nel secondo deve pagarne 414 mila. Nel 2012, se non chiuderà il derivato, il Comune pagherà ulteriori 767 mila euro.  A fine 2012, se non interverranno cambiamenti, le uscite complessive ammonteranno a oltre 3,3 milioni di euro”.

“Risorse finanziarie – aggiungono – a nostro modo di vedere, sprecate se non altro perché non utilizzate per chiudere l’operazione e, fatto più grave, prelevate in parte dalle tasche dei cittadini. Tre anni di inerzia ed immobilismo istituzionale, a causa dei quali il Comune ha bruciato il vantaggio acquisito nel primo periodo dell’operazione, nonostante le richieste di estinzione, sempre bocciate dal sindaco Tagliani Tagliani e dai gruppi della maggioranza consiliare”.

L’esposto sul derivato Dexia segue quello depositato in dicembre scorso sempre da Ppf/M5S e Lega, sul vecchio debito Agea (1,5 milioni di euro) “in parte non registrato in contabilità bilancio, riconosciuto e pagato dopo 10 anni dal Comune a Hera, relativo alla chiusura della discarica Ca’ Leona, sede del campo fotovoltaico realizzato per salvare la squadra di calcio Spal”.

Come si evince dalla prima pagina dell’esposto sul derivato Dexia, non si tratta di una denuncia, bensì di una richiesta di valutazione, da parte della Corte dei Conti, delle scelte operate in dieci anni dall’Amministrazione comunale e della loro compatibilità con l’interesse del Comune e dei cittadini. Nell’esposto si chiede infatti di verificare “se il contratto di derivato, ab origine e/o nelle successive novazioni, sia in tutto o in parte sbilanciato a favore della banca e dunque in contrasto con l’interesse del Comune e dei cittadini” e “se le modifiche e/o le novazioni contrattuali apportate, nel momento in cui venivano decise, abbiano o no spostato il contratto verso il citato interesse collettivo”. Nell’esposto si chiede inoltre di verificare se “pur in presenza di ripetute e documentate segnalazioni e proposte in consiglio comunale da parte di vari gruppi di opposizione, tese a risolvere anticipatamente il contratto, i consiglieri siano stati messi in condizione di fare una scelta di voto consapevole, in forza di adeguate e sufficienti istruttorie, analisi, dati, messi a loro disposizione dalla giunta e dagli uffici competenti”, di valutare “se nel corso degli anni vi siano state opportunità più favorevoli delle attuali, per la risoluzione anticipata del contratto” e se “il costo complessivo dell’operazione finanziaria, dalla sua stipula ad oggi, fosse evitabile o ridimensionabile”, per terminare con la richiesta di  “esaminare l’attuale struttura contrattuale e, alla luce di esperienze fatte in casi analoghi,  indicare al Comune ipotesi di risoluzione anticipata del derivato percorribili e convenienti”.

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