Un esposto alla Corte dei Conti sul derivato Dexia. È quanto hanno in mente Progetto per Ferrara e Lega Nord (anche se “altri gruppi di opposizione stanno valutando”, assicurano i due partiti di opposizione in consiglio comunale).
“L’esposto non è un atto d’accusa”, precisano Carroccio e Ppf, che chiedono alla magistratura contabile di “verificare se il contratto di derivato sia sbilanciato a favore della banca e dunque in contrasto con l’interesse del Comune e dei cittadini; verificare se le modifiche contrattuali, nel momento in cui venivano decise, abbiano spostato o no il contratto verso il citato interesse collettivo; valutare se, pur in presenza di ripetute e documentate segnalazioni e proposte in consiglio comunale da parte di vari gruppi di opposizione, tese a risolvere anticipatamente il contratto, i consiglieri siano stati messi in condizione di fare una scelta di voto consapevole, in forza di adeguate istruttorie, analisi e dati, messi a loro disposizione dalla giunta e dagli uffici competenti”.
Gli altri punti oggetto dell’esposto riguardano la richiesta di “valutare se nel corso degli anni vi siano state opportunità più favorevoli delle attuali, per la risoluzione anticipata del contratto; valutare se il costo complessivo dell’operazione finanziaria, dalla sua stipula ad oggi, fosse evitabile o ridimensionabile; esaminare l’attuale struttura contrattuale e, alla luce di esperienze fatte in casi analoghi, proporre al Comune ipotesi percorribili e convenienti di risoluzione anticipata del derivato”.
“Il derivato Dexia ha bruciato 2,5 milioni di euro in due anni e mezzo – avvertono i due consiglieri -. Il primo contratto IRS (interest rate swap) Dexia fu stipulato nel 2002 ed era riferito ad un debito di 50,8 milioni di euro”. Fino al 30 giugno 2009 l’operazione era finanziariamente in attivo di 1,63 milioni di euro. Ma da quel momento, a causa del crollo dei tassi di fine 2008, “il derivato iniziava a produrre uscite significative e al tempo stesso scattavano i primi i segnali d’allarme di Progetto per Ferrara – specifica Valentino Tavolazzi -, che insieme ad altre forze politiche, avviava una battaglia politica, tuttora in corso, per la chiusura dell’operazione. Nel secondo semestre 2009 il Comune pagava a Dexia 289 mila euro. A fine 2012, se non interverranno cambiamenti, le uscite complessive ammonteranno a oltre 3,3 milioni di euro. Soldi sprecati, non usati per chiudere l’operazione e, fatto più grave, prelevati in parte dalle tasche dei cittadini. Tre anni di inerzia ed immobilismo, a causa dei quali il Comune ha bruciato il vantaggio acquisito nel primo periodo, nonostante le richieste di estinzione, sempre bocciate da Tagliani, Pd ed alleati”.
Non tarda ad arrivare la replica piccata di Luigi Marattin, assessore al bilancio del Comune: “comprendo il dramma umano del consigliere Tavolazzi, costretto a cercare disperatamente di distrarre l’attenzione pubblica dall’imbarazzante situazione in cui si è cacciato con la vicenda dei rimborsi, dalla quale come noto non sa come uscire. Si faccia coraggio”.
L’assessore, interpellato da Estense.com, preferisce non aggiungere altro, “per non cascare nel gioco della provocazione di chi ripete sempre le solite cose a distanza di dieci giorni, nonostante siano state chiarite a più riprese e in diverse sedi”. Il riferimento va principalmente alla risoluzione approvata all’unanimità dal consiglio in sede di maratona di bilancio il 12 dicembre scorso e agli interventi scritti direttamente da Marattin su Estense.com, per spiegare ai lettori le posizioni dell’amministrazione (vai all’articolo).
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