Il tema degli impianti alimentati a biogas è divenuto oggetto di dispute quotidiane, sulla stampa, nell’ambito dei comitati di cittadini e nei consigli comunali.
Con riferimento all’impianto che stiamo realizzando a Masi Torello, riteniamo utile ed opportuno fornire le informazioni e i dati (ufficiali e documentati) su cui si basano il progetto e la nostra autorizzazione unica provinciale (di fatto il permesso di costruzione), poiché crediamo che una seria, serena e trasparente riflessione su questi tipi di impianti debba partire dalla conoscenza precisa del loro funzionamento.
Ci preme innanzitutto sottolineare che il progetto autorizzato è frutto di mesi di consultazioni con tutti gli Enti preposti alla tutela dell’ambiente e della salute (in particolare la Provincia, il Comune, l’ARPA, l’Azienda USL, i Vigili del fuoco, il Consorzio di Bonifica) i quali hanno valutato il progetto, richiesto a più riprese modifiche, integrazioni e adeguamenti, imposto misure di controllo e di sorveglianza continua, il tutto per garantire il rispetto della normativa vigente, anche in considerazione delle specifiche vocazioni e vulnerabilità del territorio.
Ci preme inoltre ribadire come sia nostro primario interesse, oltre che un obbligo di legge, che tutte le prescrizioni promosse dalle citate Autorità vengano pienamente rispettate perché questo tutela anche noi, sia come imprenditori che contribuiscono ed hanno intenzione di continuare a contribuire allo sviluppo di questo territorio, sia come cittadini, che fanno parte della comunità.
Passando al merito del progetto, l’impianto di Masi Torello, di potenza 999 kW elettrici, è autorizzato per produrre energia elettrica (che verrà interamente ceduta a ENEL, a parte una piccola quota utilizzata per il suo funzionamento) mediante l’utilizzo del biogas generato dalla fermentazione di biomasse vegetali (insilati di cereali) e, solo in fase di avviamento, da liquame bovino.
Il processo produttivo prevede che le biomasse siano introdotte in due vasche coperte, dove i batteri (gli stessi che sono presenti nello stomaco dei bovini) provvedono alla loro degradazione formando biogas. Le biomasse saranno prevalentemente costituite da insilati di cereali, coltivati in parte sui terreni adiacenti all’impianto, in parte su altri terreni ad una distanza massima di 12 km.
Il biogas ha una composizione variabile, ma a livello generale contiene essenzialmente metano (50%-75%), anidride carbonica (25%-45%), acqua, idrogeno e tracce di monossido di carbonio e idrogeno solforato. Una volta prodotto esso viene purificato (rimuovendo acqua e idrogeno solforato) e utilizzato per alimentare un motore che a sua volta aziona un cogeneratore e quindi produce energia elettrica e calore.
Ciò che residua dell’insilato di cereali dopo la degradazione operata dai batteri (il cosiddetto digestato) sarà stoccato in 2 vasche e ridistribuito sul terreno agricolo come fertilizzante, sostituendo l’utilizzo di concimi chimici azotati.
Gli scarichi idrici riguarderanno le sole acque meteoriche derivanti dal dilavamento dei piazzali, che saranno opportunamente raccolte e trattate prima dello scarico nel canale.
L’impianto non produrrà rifiuti se non quelli derivanti dalla manutenzione e pulizia del motore (olio esausto). Non sono previsti rifiuti di processo.
Il traffico in ingresso e in uscita dall’impianto avrà una certa variabilità nel corso dell’anno. A livello indicativo si stima l’ingresso di circa 10.000 ton /anno di biomassa vegetale, prodotta entro un raggio di 12 km, pari a circa 600-700 mezzi/anno. La restante parte di biomassa necessaria (circa 6.000 ton/anno) verrà prodotta sul fondo adiacente all’impianto Si precisa che la maggior parte di questi mezzi circolerebbe sulle strade comunali anche in assenza della centrale a biogas per conferire ai consorzi o alle cooperative il raccolto proveniente dai medesimi terreni. Il reale aumento di traffico è determinato dal trasporto del digestato per il suo spandimento sui terreni esterni all’impianto, quantificabile in circa 500-600 mezzi/anno.
L’impianto ha un’emissione autorizzata (portata 3800 Nm3/h) che proviene dalla combustione del biogas nel cogeneratore. Su questa emissione sono stati imposti i seguenti limiti:
Parametri | Limiti autorizzati
dalla Provincia di Ferrara |
Limiti Nazionali (D.Lgs 152/06) [1]: |
ossidi di azoto (NOx): | 430 mg/Nmc | 500 mg/Nmc |
monossido di carbonio (CO): | 430 mg/Nmc | 800 mg/Nmc |
Carbonio Organico Totale (COT): | 100 mg/Nmc | 150 mg/Nmc |
Ossidi di zolfo (SOx): | 350 mg/Nmc | |
Polveri totali(PM10): | 1 mg/Nmc | |
Composti del Cloro: | 10 mg/Nmc | 10 mg/Nm |
Come si evince dalla tabella precedente, i limiti fissati in autorizzazione sono più bassi dei limiti di legge nazionali.
Per quanto riguarda le polveri sottili (PM10 e PM2,5), la combustione del biogas produce quantità di polveri sottili molto ridotte e infatti, al momento, non sono previsti limiti normativi di riferimento a livello nazionale.
Per quanto concerne le cosidette emissioni diffuse, esse riguardano principalmente piccole quote di biogas che residua nel digestato (circa il 2%) e odori che possono provenire dalle trincee di stoccaggio delle biomasse vegetali e dalle vasche del digestato, ma solo nel caso la progettazione e la gestione dell’impianto non siano adeguate.
In conclusione, è opportuno sottolineare che l’impianto prevede la produzione di energia elettrica e termica secondo tecnologie incentivate dalla UE al fine di raggiungere gli obiettivi imposti al nostro Paese in termini di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e di riduzione di emissione di anidride carbonica (il famoso 20-20-20).
Per quanto concerne le emissioni generate, esse non sono nocive per la salute, essendo il frutto di processi biologici di degradazione di sostanza organica vegetale. A conferma di ciò, la sentenza del Consiglio di Stato N.6117/09 esclude l’appartenenza degli impianti a biogas alla classe delle industrie insalubri.
Luca Colombarini
[1] D.Lgs 152/06 All.I alla parte V. Parte III. Punto 1.3.