Eventi e cultura
8 Novembre 2011
'La giacca di Gundel' del giornalista ferrarese disponibile in formato cartaceo o elettronico su un sito 'print on demand'

Il primo romanzo di Claudio Strano

di Redazione | 2 min

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È pubblicato e disponibile nel classico formato cartaceo o in quello elettronico, entrambi ottenibili a richiesta sul sito di Print on demand www.lulu.com, il primo romanzo di Claudio Strano, 49 anni, giornalista ferrarese che da anni lavora a Bologna, già autore di testi poetici e di narrativa (“Borborigmi” 1986, “Racconti di leggero astigmatismo” 2001). “La giacca del Gundel”, così si intitola il romanzo di esordio (112 pagine, formato A5, copertina a colori) fa riferimento a un famoso ristorante di Budapest, capitale dell’Ungheria, da dove si snoda una vicenda singolare e ricca di suspense, a cavallo di più generi e forme letterarie, con richiami a due grandi scrittori magiari, Sándor Márai e Peter Esterházy, citati in apertura del libro.

Protagonisti del “romanzo di idee”, per dirla con Kundera, sono due uomini (e due generazioni) di ungheresi vittime della storia, entrambi figli del periodo comunista poi travolti dai rapidi cambiamenti della società. Il primo, Gábor, manager emergente, vorrebbe trovare consolazione nei valori del passato. L’altro, Balázs, giovane “esubero” con famiglia a carico, si fa sedurre dall’idea dell’occasione di una vita che, quando capita, bisogna saper cogliere. Al loro incontro fa seguito un invito al ristorante Gundel. Qui una giacca fornita dal locale avvia l’azione: ci troviamo tutti all’interno di un grande gioco di ruolo ordito (ma a quale scopo?) da una fantomatica organizzazione che si è rintanata in un museo molto particolare, realmente esistente a Budapest: la Casa del Terrore. Chi li salverà?

Claudio Strano

La trama principale, che si sviluppa toccando tre città d’Italia (Venezia, Bologna e Ferrara, viste con gli occhi stupiti della prima volta), è in realtà il pretesto per parlare, tra realtà e allegoria, come suggerisce Zsuzsanna Rozsnyói dell’Università di Bologna, autrice della prefazione, di una data molto importante. La data è quella del 2004 che sancì l’ingresso nell’Unione Europea dell’Ungheria e di altri 9 paesi dell’ex blocco comunista. I timori, le paure, le fobie, le crisi d’identità dei singoli e di un intero popolo di 10 milioni di abitanti sono la metafora di situazioni similari nella vecchia Europa. Con in più le problematiche di un paese in uscita dal comunismo, tormentato dal suo passato e al centro (non solo geografico) tra Occidente, Oriente, Nord e Sud. Sullo sfondo, i segnali inquietanti che porteranno all’attualità, con la rinascita di un nazionalismo estremo e di rigurgiti di razzismo.

Temi di attualità anche italiani sono rintracciabili nel libro sullo sfondo della storia di Gábor e Balázs: dalla discussione sulla procreazione assistita alla strage degli innocenti (i bambini abbandonati o uccisi), dalle questioni legate all’immigrazione all’incontro/scontro tra culture diverse, alla ricerca di identità sempre nuove e sempre incerte.

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