di Edoardo Rosso
Susanna Camusso, segretario generale Cgil, è stata intervistata ieri pomeriggio dai tre giornalisti stranieri che hanno presentato l’incontro dal titolo Generazione Precaria.
Davanti al folto pubblico di Piazza Municipale, Eric Jozsef (Liebration), Michael Braun (Tageszeitung) e Irene Velasco (El Pais) hanno messo sotto torchio la Camusso cercando di capire quali fossero anche le responsabilità del sindacato italiano in questo particolare momento di precariato diffuso.
“Non è paradossale – esordisce Jozsef – che in Italia l’altissimo tasso di sindacalizzazione conviva con l’altrettanto alto tasso di disoccupazione e precariato?”.
“È vero – ammette Camusso– il movimento sindacale ha delle responsabilità. È vero anche che ci sono state forme di auto protezione. Bisogna però rifiutare l’idea che ci hanno costruito addosso, ovvero che la precarietà c’è perché i padri e le madri di questa generazione si sono tenuti i loro privilegi impedendo ai giovani di avere dei diritti. Questa è una bufala colossale. Se si crede che i lavoratori senior, rinunciando a qualche diritto, magari relativo ai licenziamenti, possano contribuire ad accrescere i diritti dei lavoratori più giovani si fa un grosso errore”.
Dopo la proiezione di un video nel quale sono state raccolte le testimonianze di ragazzi precari intervistati per le vie di Ferrara in questi giorni, Susanna Camusso affronta il tema dei lavoratori atipici.
“Penso che gli stage siano una delle forme più ingiuste di sfruttamento mai esistite – accusa –, inoltre continuare a parlare di giovani riferendosi a persone di 35 anni è un modo per tenere i ragazzi giù dal palcoscenico. In Italia abbiamo 46 modalità di rapporto di lavoro il che equivale a non averne nessuno poiché questa moltiplicazione permette di sfuggire alle regole a scapito dei diritti. Anche a sinistra abbiamo sbagliato nel credere che questo fenomeno fosse transitorio. Oggi serve un processo forte per rientrare nella normalità”.
Sotto accusa è anche la mentalità del legislatore italiano con riguardo all’idea di famiglia come istituzione. “Bisogna iniziare a pensare ai singoli, agli individui. Non possiamo continuare a pensare alla famiglia come ad un ammortizzatore sociale”.
Di fronte alla prospettiva di un nuovo patto sociale è scettica: “Un patto serve – ammette – ma con chi? Prima se ne va l’attuale governo e meglio sarà per tutti”.
Si parla anche di impiego femminile e maternità: “I dati sulla differenza salariale tra uomini e donne – illustra la sindacalista – dimostrano che è ancora vivo il pregiudizio secondo il quale una donna a parità di lavoro produce meno. Credo che anche la responsabilità di avere dei figli andrebbe condivisa. Sarei quasi favorevole ad una paternità obbligatoria”.
Infine, quali le proposte? “Cominciamo dall’evasione fiscale – ha detto il segretario generale –, se si recuperassero quei 120 miliardi di euro all’anno avremmo le risorse necessarie da investire nella crescita del Paese. La politica in una democrazia costa ed è meglio che costi perché i miliardari ci hanno dimostrato che non sanno governare i paesi”.
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