Spett. le Redazione,
molte volte mi sono chiesto quali siano gli obblighi morali, relativi al comportamento, che dobbiamo inevitabilmente sostenere, nel difficile percorso retrospettivo tra noi e la storia. Certamente ogni individuo, differenziandolo per età, cultura o quant’altro, agisce prima di tutto con la regola del conseguimento di nozioni, ragionevolmente idonee a presentare un quadro complessivo dell’episodio storico che intendiamo esaminare ed approfondire, per renderlo il più chiaro possibile!
Questo dovrebbe essere il metodo analitico che ci permette una neutralità svincolata dall’emotività del contesto, quella emotività che le immagini e le parole, amabilmente trasmettono. Succede però, che in un giorno di piena estate, leggendo il giornale, ti ritrovi un articolo che parla di un aereo da guerra britannico, che riappare dopo più di 65 anni, nelle nostre desolate e amene campagne.
La caparbietà e la passione di alcuni ricercatori, alimentata dalla testimonianza di un attempato signore del luogo, hanno portato alla luce un pezzo di storia, che mi ha emozionato a tal punto da non rispettare quel protocollo sopra menzionato. È bastato uno sguardo all’anello con le iniziali del nome e al suo interno una dedica; “Chris, with love”, la cassa corrosa di un orologio, la foto di un ragazzo di vent’anni -il pilota- che tutte le mie teorie si avviavano a nuova discussione.
David Kennedy Raikes, così si chiamava il ragazzo aviatore che amava volare e scrivere poesie, quelle poesie che la guerra gli negò. A quel ragazzo vorrei dirgli che “la poesia è viva”, è qui tra noi, grazie anche alle sue gesta, e per comprovare tale affermazione, dedico i versi di john Gillespie Magee jr, aviatore canadese anch’egli di vent’anni, morto in un conflitto aereo nell’ultima guerra. La poesia che scrisse risulterà l’ultima, e la inviò alla madre pochi giorni prima di partire in missione. E che il suo ricordo sia un volo delicatamente a planare.
IL Volo
I tenaci vincoli della terra
d’un colpo ho reciso
e ho danzato lieto nell’aria
sopra ali d’argento.
Il cielo ho scalato,
di nuvole esplose
ho seguito il disegno impreciso
e ho fatto, contento,
cose che tu non puoi aver sognato:
tuffi, planate, giravolte,
ma lassù tutto è silenzio.
Ho spento i motori
e percorrendo spazi inviolati
di paradiso,
la mano ho messo fuori
e di Dio ho sfiorato il viso.
Feliciano Callegari