Lettere al Direttore
6 Luglio 2011

Giulio Barbieri e le sottoscrizioni Carife

di Redazione | 4 min

Racconto alla mia città l’esperienza che ho vissuto con la banca locale CARIFE.

Il rapporto con tale istituto bancaria languiva e non c’erano stimoli per continuare ad operare e quindi dopo un breve  consulto con  il responsabile finanziario della mia azienda si era deciso di chiudere il rapporto ed estinguere i  relativi affidamenti, non vi erano più i presupposti per continuare. Inoltre i costi del rapporto sono da sempre i più elevati con tempi di reazione particolarmente lenti e macchinosi.

Chiamai  il direttore di filiale annunciando tale mia decisione  .

Ricevetti una telefonata dal presidente Lenzi il quale mi pregava di aspettare perché  prima avrebbe voluto fissare un incontro al quale sarebbero stati presenti Lui stesso, il Direttore Generale Forin ed il direttore commerciale Galliera.

Dopo qualche settimana presso la mia azienda avvenne l’incontro durante il quale manifestai  tutti i disagi relativi al rapporto con la banca cittadina. La loro contro proposta fu quella di rivitalizzare l’operatività chiedendomi quali fossero state le mie esigenze ed aspettative.

Sulla base del nuovo sviluppo che la mia azienda ha intrapreso nel settore delle strutture per il fotovoltaico evidenziai loro ciò sarebbe stato necessario al fine di accelerare il processo di inserimento nel mercato mondiale. Nel corso dell’incontro durato ben tre ore in coro mi assicuravano e rassicuravano circa la nuova politica ed orientamento dell’istituto rivolto alla rivalutazione e sostegno all’economia locale.

Evidenziai scherzosamente il mio scetticismo relativamente ai cambiamenti radicali e manifestai la mia perplessità a tale e repentino mutamento.

Il presidente Lenzi mi garantì personalmente che la banca con la sua gestione avrebbe cambiato volto e che non poteva permettersi di perdere un’azienda così prestigiosa conosciuta nel mondo.

Inoltre Il Presidente Lenzi ventilava anche l’ipotesi che io avessi potuto ricoprire  anche un ruolo nella fondazione per meriti etici, professionali, politici e sportivi.

Successivamente mi propose di entrare in Fondazione Carife come socio, ma io rifiutai più volte perché il mio intento è sempre stato quello di rimanere un uomo libero di agire e manifestare le mie idee apertamente senza vincoli. Ricevetti in seguito vari sms, che ho conservato, nei quali mi pregava di accettare tale incarico, risposi  più volte che non ero interessato, poi vista l’insistenza ho maturato, pur senza esserne veramente convinto,  la decisione di dare il mio assenso.

A seguito di questo incontro con la massima dirigenza iniziò la fase della preparazione delle documentazioni necessarie per la delibera della banca di quanto concordato.

Ricevetti poi la visita del direttore commerciale Galliera che in maniera molto informale  e soft  mi disse che sarebbe stato opportuno firmare anche un documento nel quale, senza alcun impegno, avrei partecipato per un importo considerevole al loro aumento del capitale sociale. Addirittura mi invitò a firmare due documenti che riportavano due valori differenti, questo per poi scegliere al momento quale poter rendere operativo. Non vorrei poi che i due importi potessero essere accumulati per dimostrare corposità all’azionariato nel raggiungimento dei loro obiettivi.

Nel frattempo per dare maggiori garanzie all’operazione richiedo ed ottengo senza alcuna difficoltà  una  fidejussione consistente  da  un consorzio fidi  a favore della banca , questo per dare più affidabilità alla banca stessa e credenziali riguardanti l’indiscussa solidità della mia azienda

Parliamo ora del presente.

Ieri ricevo la visita del direttore commerciale Galliera con il direttore di filiale che avrebbe dovuto riguardare la definizione della pratica. Con tangibile imbarazzo mi viene comunicato che il comitato crediti ed il consiglio non avevano accettato quanto precedentemente concordato e che addirittura la garanzia del consorzio fidi avrebbe dovuto essere applicata agli  affidamenti operativi già in vigore da anni

Oltre ad aver invitato i funzionari ad uscire subito dalla mia azienda  ho immediatamente inviato le dimissioni da socio della Fondazione Carife (non voglio essere coinvolto in situazioni che non condivido) e disdetta la sottoscrizione delle azioni precedentemente autorizzata.

Ho fatto un giro di telefonate a vari imprenditori per confrontarmi sull’accaduto e ho scoperto che tale meccanismo  è stato già effettuato anche con altri clienti Carife.

Quindi la banca ha raccolto adesioni alle sottoscrizioni servendosi di promesse poi disattese.

Se questo è il modo di aiutare e favorire  le aziende meritevoli del  territorio in possesso di progetti reali e concreti, lascio giudicare ai lettori quale potrebbe essere poi l’epilogo della nostra economia e relativa ricchezza del tessuto economico.

Probabilmente abbiamo ciò che meritiamo però credo che ognuno di noi debba lottare perché le cose in futuro possano e debbano cambiare, basta accettare passivamente ogni situazione che ci viene imposta perché abbiamo la necessità di persone preparate che non siano sempre espressione di una corrente politica o associativa. Una banca, come qualsiasi altra realtà economica del nostro territorio, ha il dovere di intervenire per supportare progetti industriali seri e concreti, lasciando da parte inconcepibili logiche anacronistiche che sono in contrasto con l’esigenza di un’economia più vivace e meno prevedibile di un tempo. Una diversa attitudine favorirebbe anche una maggiore crescita occupazionale con conseguente benessere a tutti i livelli.

Una nota personale sull’operazione in atto è che tutto questo denaro raccolto dalla banca tramite le sottoscrizioni azionarie per tentare di sanare una situazione già da tempo compromessa per varie ragioni, sottrae linfa vitale all’economia stessa dal momento che non viene concesso nulla in cambio alle aziende  del territorio a scapito dell’occupazione e della crescita dell’economia locale.

Giulio Barbieri

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