Provincia
15 Gennaio 2010
Il partito per gli Operatori della Sicurezza e della Difesa propone una messa in funzione delle costruzioni esistenti

Carceri nel deserto: Codigoro no caso isolato

di Redazione | 7 min

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Una quarantina gli istituti penitenziari in stato di abbandono

Codigoro. Il carcere di Codigoro non è l’unica opera da adibire a struttura detentiva incompiuta in Italia in tal senso: sono una quarantina gli istituti in fase avanzata di realizzazione, o che già hanno superato il collaudo, ed allo stato attuale meta giornaliera di cani randagi o trasformati in centri polifunziali.

Le articolate ed inconfutabili proteste delle guardie penitenziarie per le condizioni di lavoro precarie, sul sovraffollamento delle carceri e sulla soglia di sicurezza ai minimi termini con cui sono costretti a confrontarsi quotidianamente ha smosso qualcosa: è di ieri la notizia relativa ai 56 milioni e 200mila euro di fondi straordinari destinati ad interventi urgenti per i 12 istituti penitenziari presenti in Emilia Romagna. Cui si aggiungeranno altri 8 milioni supplementari destinati all’allestimento del terzo lotto del carcere di Forlì.
Ma la situazione però secondo gli addetti al lavori richiederebbe ulteriori interventi: a testimoniarlo gli altri 32 milioni che sono stati chiesti per gli interventi di messa a norma di tutti gli istituti emiliano romagnoli: dagli impianti di sicurezza all’impiantistica, nulla deve essere trascurato.

A tal proposito, c’è qualcuno che alla notizia degli stanziamenti rimarca che forse non servono nuove strutture, ma basterebbe mettere in piedi quelli già esistenti ma inutilizzate, delle vere e proprie cattedrali nel deserto che stanno cadendo a pezzi. E l’argomento non poteva non ridare vita ad un caso, già oggetto qualche anno fa della visita del Gabibbo e delle telecamere di Striscia la notizia: il carcere di Codigoro.
E’ sabato 5 giugno 2004 quando Canale 5 porta a conoscenza l’intero paese che dopo quasi due decenni – i lavoro iniziarono nel 1989 – c’è una struttura quasi ultimata lasciata nel più completo abbandono, che avrebbe potuto ospitare 24 detenuti e 14 guardie carcerarie.
Abbandono che costò al comune di Codigoro – alla luce della sentenza di condanna del tribunale di Ferrara – tra interessi e spese legali varie attorno ai 500mila euro versati alla ditta che nel 2001 eseguì stati di avanzamento non riconosciuti dalla giunta di quel periodo.
E nonostante l’impegno preso da diverse figure politiche locali e nazionali, ad oggi il carcere di Codigoro è ancora in disuso, nonostante a suo tempo fosse già quasi pronto all’uso: finite risultavano già le cucine e gli impianti di condizionamento, tanto per citarne alcuni.
Un’alternativa all’oblio della struttura di fornire in una sorta di scambio la costruzione alla ditta che avrebbe allestito un’altra struttura dove la necessità di un carcere era vitale, ma finì con un niente di fatto.

Sull’argomento è tornato nella sua recente apparizione nel Basso Ferrarese Marco Travaglio, che serafico così commentò: “Questa è una delle tante dimostrazioni – ha sostenuto Travaglio – che nel momento in cui il governo parla di legge, ordine, tolleranza-zero, racconta balle. Viviamo in un regime che si autoalimenta grazie alla propaganda. Parlano – ha continuato – di costruire nuove carceri e ne hanno di già disponibili, o quasi. E dato che non hanno una lira, perché i soldi li hanno buttati via con l’abolizione dell’Ici per i ricchi, o con l’operazione Alitalia, invece di fare politiche per la sicurezza, ne fanno per la rassicurazione”.

Ma Codigoro non è l’unico caso di spreco senza senso. Anzi, è lunghissima la lista delle carceri inutilizzate in tutto il Paese, più di quanto si possa immaginare. Una lista aggiornata al dicembre 2009 è pubblicata dal partito per gli Operatori della Sicurezza e della Difesa (PSD) sul proprio sito (www.posd.it), e rivela che ci sono 40 strutture penitenziarie già in piedi, già costruite e spesso ultimate, “a volte anche arredati e vigilati” e che hanno superato la fase di collaudo, che però sono inutilizzati e versano in uno stato d’abbandono totale. Nel migliore dei casi, c’è stata una riconversione a centro polifunzionale. L’associazione, alla luce degli stanziamenti in arrivo, propone “la semplice e, soprattutto, notevolmente meno onerosa ristrutturazione degli edifici già presenti sul territorio che risulterebbe attuabile sicuramente in tempi brevissimi se confrontati con quelli necessari alla costruzione ex novo di carceri, contribuendo così alla realizzazione della tanto perseguita razionalizzazione del sistema penitenziario, punto programmatico di Governo”. Caso in cui ricadrebbe anche il futuro dell’istituto di Codigoro. Questi i casi-limite proposti dal sito, tra cui anche il caso del Basso Ferrarese: – l’istituto carcerario di Morcone (Benevento), per esempio, è stato costruito, abbandonato, ristrutturato, arredato e nuovamente abbandonato dopo un periodo di costante vigilanza armata ad opera di personale preposto; – l’istituto carcerario di Arghillà (Reggio Calabria), parimenti inutilizzato, è mancante della sola strada d’accesso, delle fogne e dell’allacciamento idrico, ma è per il resto ultimato e dotato di accorgimenti tecnici d’avanguardia; – vi sono intere ed impervie regioni nelle quali il problema delle strutture inutilizzate si sovrappone alla frammentazione ed alla sporadicità di quelle esistenti che costringono i preposti Nuclei traduzioni e piantonamenti a frequenti e rischiosi viaggi diversamente non necessari; è il caso della Sardegna dove sono state frettolosamente dismesse ben otto case mandamentali (Ales, Bono, Carbonia, Ghilarza, Sanluri, Santavi, Terralba e soprattutto, per l’eccezionale spreco, Busachi, che, dopo essere costata 5 miliardi di lire, non è stata mai inaugurata), oppure regioni nelle quali a causa della mancata programmazione in funzione dell’estensione, si è costretti allo stesso andirivieni da e per istituti posti al limite provinciale come per Lecce Nuovo Complesso, sorto nel nord di una provincia che si estende per oltre 70 chilometri, quotidianamente percorsi da tutte le Forze dell’ordine provinciali che, ad esempio, potrebbero utilizzare (con semplici adeguamenti tecnici) la casa mandamentale di Maglie solo parzialmente utilizzata per ospitare detenuti semiliberi; ancora maggiore è lo spreco nella stessa provincia, nel comune di Galatina, dove l’istituto penitenziario è del tutto inutilizzato malgrado la posizione strategica; – ad Udine, si registra la chiusura della sezione femminile del penitenziario a fronte di situazioni “sature” in altri istituti, ormai al collasso; – a Gorizia risulta inagibile un intero piano dell’istituto carcerario e non sono stati programmati i necessari lavori, così come a Venezia e a Vicenza, dove la capacità ricettiva è ridotta a 50 unità; – a Pinerolo (Torino), il carcere è chiuso da dieci anni ma è stata individuata l’area ove costruirne uno nuovo; – a Revere (Mantova), dopo 17 anni dall’inizio dei lavori di costruzione, il carcere con capienza da 90 detenuti (costo stimato: 5 miliardi di lire) è ancora incompleto. Non solo, i lavori sono fermi dal 2000 e i locali, costati più di 2,5 milioni di euro, sono già stati saccheggiati; – l’istituto carcerario di Codigoro (Ferrara) che, nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all’uso, è ad oggi ancora chiuso; – a Pescia (Pistoia), il Ministero ha soppresso la casa mandamentale; – a Pontremoli (Massa-Carrara), il locale istituto femminile, inaugurato nel 1993, con capienza pari a 30 detenute, è attualmente chiuso; – ad Ancona Barcaglione, il penitenziario da 180 posti inaugurato nel 2005, nonostante le spese di mantenimento della struttura vuota ammontassero a mezzo milione di euro all’anno, gli ospiti non sono mai stati più di 20 e i dipendenti 50; – in Abruzzo, nel penitenziario di San Valentino (Pescara), costruito da 15 anni, non ha alloggiato nessun detenuto. Nella struttura – a quanto risulta all’interrogante – vagano solo cani, pecore e mucche; – in Campania, l’istituto di Gragnano (Napoli) è stato inaugurato e chiuso a causa di una semplice frana; lo stesso è accaduto a Frigento (Benevento); – in Puglia, oltre a Minervino Murge (Bari), struttura mai entrata in funzione, c’è il caso di Casamassima (Bari), carcere mandamentale condannato all’oblio da un decreto del Dipartimento; – a Monopoli (Bari), nell’ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni; – ad Altamura (Bari), si aspetta ancora l’inaugurazione di una delle tre sezioni dell’istituto; – non sono state mai aperte le strutture mandamentali di Volturara Appula (Foggia), 45 posti, incompiuto, e Castelnuovo della Daunia (Foggia), arredato da 15 anni; – Accadia (Foggia), penitenziario consegnato nel 1993, ora del Comune, è inutilizzato; – a Bovino, è presente una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre come ad Orsara, nella stessa provincia di Foggia; – l’istituto di Irsina (Matera), costato 3,5 miliardi di lire negli anni ’80, ha funzionato soltanto un anno ed oggi è un deposito del Comune; – gli istituti di Mileto (Vibo Valentia) e di Squillace (Catanzaro) sono stati ristrutturati e poi chiusi. In quello di Cropani (Catanzaro), abita solo un custode comunale. Gli istituti di Arena (Vibo Valentia), Soriano Calabro (Vibo Valentia), Petilia Policastro (Crotone) e Cropalati (Cosenza) sono stati soppressi; – a Gela (Caltanissetta) esiste un penitenziario enorme, nuovissimo e mai aperto; – a Villalba (Caltanissetta), 20 anni fa è stato inaugurato un istituto per 140 detenuti, costato all’epoca 8 miliardi di lire, e che dal 1990 è stato chiuso e recentemente tramutato in centro polifunzionale; – il carcere di Licata (Agrigento) è completato, ma non essendo stato collaudato è ad oggi inutilizzato; – ad Agrigento, sei sole detenute occupano i 100 posti della sezione femminile.

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