23 Marzo 2011
Sottoscritta una Convenzione tra Libera e Unife: "Studiare per ribellarsi"

Don Ciotti: “La Costituzione primo testo antimafia”

di Redazione | 6 min

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Una firma per combattere la mafia. L’hanno posta ieri, presso l’aula magna di Via Savonarola, il rettore Pasquale Nappi e il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti. È stata così ufficialmente sottoscritta la Convenzione tra Ateneo estense e l’associazione antimafia, per realizzare un pacchetto didattico di seminari sulla criminalità organizzata aperti a studenti e cittadini. “Il primo testo antimafia è la Costituzione: diventi nostra cultura e costume”, ha dichiarato Don Luigi Ciotti, in un vibrante intervento che ha svolto davanti ad una sala gremita: si contavano oltre centocinquanta persone, tra studenti, docenti, rappresentanti delle istituzioni e cittadini.

Al tavolo dei relatori, il rettore, Pasquale Nappi, , la vicepresidente della Regione, Simonetta Saliera, il presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Matteo Richetti la coordinatrice del percorso didattico, Stefania Carnevale, il rappresentante del Consiglio degli studenti, Emanuele Onofri Maccarrone.

Federico Varese

Ricordare, capire, combattere. Dall’università di Oxford, è giunto il sociologo Federico Varese, che con un puntuale intervento ha risposto alla domanda che campeggiava sull’intera parete dell’aula magna: “Perchè studiare la mafia?”. Ricordare, capire, combattere. Questi i tre motivi che ha argomentato Varese: “Occorre innanzitutto ‘ricordare’, perché è ciò che ‘colpisce il cuore’ – ha sostenuto lo studioso, citando la vicenda Impastato -. In secondo luogo, bisogna capire. Ovvero analizzare il fenomeno, comparando diversi contesti, quantificando e definendo la presenza mafiosa. Questo studio serve a ribellarci: la mafia italiana è più antica dello stato, nasce nella prima metà dell’Ottocento. Ma analizzandola, comprendiamo come esista un rapporto inverso tra capacità dello stato di governare i fenomeni economici e lo sviluppo e il radicamento delle mafie e dei suoi prodotti, come l’omertà. La mafia – ha spiegato il sociologo – è una forma di governo dei mercati, dove non vige il diritto, che si impone come alternativa alle istituzioni legali che non riescono a governare le trasformazioni economiche. Se lo stato fa il suo dovere, la mafia si sconfigge. Se si studia e ci si impegna insieme, e ben venga questo percorso didattico – ha dichiarato Varese -, si condivide il sentimento di rivolta individuale prodotto dalle ingiustizie mafiose”.

 

Il pesce e la mafia fuori dalla mafia. Don Ciotti ha intrattenuto la platea con un intervento appassionato, denso di citazioni, ricordi delle vittime e ammonimenti. “Il mafioso è come un pesce – ha esordito il presidente di Libera -, non può fare niente se non ha un bacino d’acqua entro cui alimentarsi”. Una metafora, per spiegare come la mafia non sia “solo violenza diretta, di cui si occupano le forze di polizia, la magistratura. C’è una violenza strutturale: la forza della mafia sta fuori dalla mafia: è nelle connivenze, nella corruzione, nell’indifferenza, nella rassegnazione”. Il prete antimafia riassume il concetto in un’espressione: “legalità malleabile”: ovvero, “rispetto le regole, se mi fa comodo”. Don Ciotti ha ricordato Don Pino Puglisi, ne legge la sua ultima omelia “vorrei conoscere i motivi – disse Puglisi, poche ore prima di essere ucciso – che vi spingono ad ostacolare chi tenta di educare in vostri bambini alla legalità, al rispetto reciproco, ai valori della cultura e dello studio”.

Don Luigi Ciotti

Politiche sociali, strumento di lotta. Cultura, educazione: “La lotta alla mafia – ha sostenuto Don Ciotti – incomincia dal lavoro, dalla politiche sociali, dai sostegni alle famiglie, dagli investimenti culturali, dall’informazione libera”. Citando le parole di vittime della mafia, da Borsellino, “amaro profeta” a Chinnici, da Caponnetto a Montana, il prete antimafia ha condiviso la sfida di cui si fa portatore: “il nostro riconoscimento al lavoro della prefettura, delle forze di polizia, della magistratura, con cui abbiamo lavorato e stiamo lavorando, è la consapevolezza che occorre investire in cultura, in educazione, in servizi sociali. Ciò dà il senso a questa firma”. E ricordando Bobbio, ha aggiunto: “Non vi è cultura senza libertà e neppure senza spirito di verità: costi quel che costi, dobbiamo usare la nostra libertà per rendere liberi coloro che non liberi non sono”. Ciotti ha fatto riferimento agli immigrati irregolari e alla prostituzione, “in nome del decoro, ora le ragazze sfruttate sono state rinchiuse negli appartamenti e quindi non possiamo raggiungerle, aiutandole a uscire dai circuiti di mafia”, ha attaccato il prete.

Oltre la legalità. “La legalità non è un valore – ha dichiarato il presidente di Libera -, ma è il prerequisito per raggiungere il valore della giustizia. La legalità uno strumento fondamentale per promuovere il pieno sviluppo della persona e costruire il bene comune. Traduce cioè il legame tra responsabilità e giustizia, tra l’io e il noi”.

Una nuova etica, per riconoscere la mafia. “Al nostro Paese non bastano nuove regole – ha detto Don Ciotti -, ci vuole una nuova etica, incominciando dalla moralità pubblica. Attendiamo dal 1999 che l’Italia introduca nel codice penale i reati di corruzione, come esige la Corte di Strasburgo: nel frattempo è stato spolpato il reato di abuso di ufficio e falso in bilancio. Da 17 anni – ha continuato il prete antimafia – lottiamo affinchè siano introdotti i reati ambientali: da decenni le vittime restano invisibili. L’anno scorso abbiamo accertato 28.576 delitti ambientali, 78 al giorno, 3 ogni ora. Ogni giorno – ha riferito Don Ciotti – c’è una colata di cemento pari a 251 campi da calcio: di pessima qualità, come quello della Casa dello studente de L’Aquila. La mafia – ha aggiunto il presidente di Libera – è nel traffico degli stupefacenti, che è ovunque e non conosce crisi : a questo si collegano problemi più ampi, dalla tratta della prostituzione all’usura”. Don Ciotti ha continuato la rassegna di “pieghe sociali in cui arrivano le mani della mafia”: “il caporalato diventi reato penale”, ha dichiarato Don Ciotti. Serve una nuova etica, quindi, secondo il presidente di Libera, poiché “l’etica – ha definito Don Ciotti – è il nutrimento della democrazia, che deve partire dalle nostre coscienze, per essere tradotta in comportamenti coerenti”.

Riforma della giustizia. Don Ciotti evidenzia l’importanza dell’intercettazioni ed esprime “sincera preoccupazione verso quella che non è una riforma, ma un sequestro della giustizia”. “Bisogna affrontare i problemi della giustizia – ha dichiarato il presidente di Libera – non indebolire l’autonomia dei magistrati. I pm non possono andare sotto il controllo politico: è una questione che ci chiama a tutti a un esame di coscienza, non dobbiamo tacere e la nostra forza è lavorare insieme. Ebbene sì, Libera è di parte: da quella della giustizia, della verità e dei diritti”.

Oggi, dalle 9 alle 11, alla Sala Boldini (via Gaetano Previati, 18), Don Luigi Ciotti incontra gli studenti delle scuole superiori ferraresi. Dalle 11.30 alle 12.30 nella Sala del Consiglio Provinciale, Castello Estense di Ferrara, incontro convocato dal presidente della Provincia Marcella Zappaterra e dal sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani. Parteciperanno i sindaci dei Comuni della Provincia di Ferrara che aderiscono ad Avviso Pubblico, alla presenza di Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico.

IL PACCHETTO TEMATICO. Il nuovo percorso didattico ‘Criminalità organizzata’ si svilupperà presso la facoltà di giurisprudenza – corso Ercole d’Este 37, ed avrà un carattere interdisciplinare: primo appuntamento, alle ore 11 del prossimo 31 marzo, con un seminario di filosofia del diritto tenuto dal docente Baldassare Pastore. A seguire:
Ore 11 del 7 aprile, seminario di Storia del diritto penale tenuto da Salvatore Lupo dell’Università di Palermo.
Ore 11 del 14 aprile, seminario di Sociologia del diritto, con la studiosa Monica Massari dell’Università di Napoli, componente del Comitato scientifico di Narcomafie, e il difensore civico regionale Daniele Lugli
Ore 11 del 20 aprile, seminario di International Human Rights, della professoressa Annalisa Ciampi
Ore 11del 5 maggio, con incontro dedicato all’esecuzione penale: al tavolo dei relatori ci saranno il magistrato Antonio Maruccia, già commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali, e il difensore civico regionale Daniele Lugli.

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