Cronaca
4 Marzo 2011
Due arresti per l’omicidio della 19enne Paula. Il cadavere scoperto nel 2008

La uccisero e bruciarono il cadavere

di Marco Zavagli | 4 min

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Sergio Benazzo e Gianina Pistroescu

Dopo tre anni di indagini sembra essere a una svolta il caso Paola Burci. È stata eseguita ieri mattina l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Ferrara Piera Tassoni a carico di Sergio Benazzo, 35 anni, e dell’ex fidanzata Gianina Pistroescu, romena sua coetanea (attualmente detenuta nel carcere di Roma Rebibbia). I due sono accusati, in concorso con persone non ancora identificate, dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere della diciannovenne Paula Burci.

Era il 24 marzo del 2008, il lunedì di Pasquetta, quando nella zona golenale di Zocca di Ro quattro ragazzi di Ferrara che stavano portando i loro cani a fare una passeggiata in riva all’argine fanno una macabra scoperta. Nascosto da due grossi tronchi bruciati, avanzi di un rogo, si intravedevano i resti di un piccolo scheletro (vai all’articolo).

Era quel poco che i suoi assassini non erano riusciti a far sparire. I primi accertamenti vennero effettuati dai carabinieri, con l’aiuto anche degli esperti del Ris, e le indagini sono proseguite insieme alla Squadra mobile guidata allora da Pietro Scroccarello. L’avanzato stato di decomposizione del cadavere e la presenza di vegetazione spontanea nei pressi dei resti indicavano che la data della morte era collocabile non oltre due mesi prima della data del rinvenimento.

L’autopsia chiarirà che il corpo della ragazza era stato martoriato da ferite profonde al cranio e al petto (quest’ultima provocata con un’arma da taglio).

Paula Burci

Dalle indagini era emersa la notizia in base alla quale una giovane prostituta rumena, nuova arrivata nel “mercato” ferrarese, che si prostituiva in città, nella zona di ingegneria, era improvvisamente scomparsa. La ragazza era stata notata per la sua bellezza e la giovane età. Pertanto la sua scomparsa non era passata inosservata nell’ambiente della prostituzione.

Partendo da questo indizio era stato rintracciato un hotel nel quale la ragazza aveva alloggiato all’inizio di gennaio 2008. Con lei risultava registrata una connazionale: Gianina Pistroescu. A quel nome rispondeva una donna che si trovava in carcere nel proprio paese a seguito di un mandato di arresto europeo per una condanna a 5 anni per sfruttamento della prostituzione. Era stata proprio la questura di Ferrara a trarla in arresto il 7 marzo 2008.

Da Ferrara gli inquirenti, tramite l’Interpol, si sono spostati in Romania, e in collaborazione con la polizia romena hanno acquisito ulteriori indizi che hanno portato sulle tracce di Benazzo, all’epoca residente a Villadose (in provincia di Rovigo).

Proprio nella sua abitazione polizia e carabinieri troveranno gli abiti di Paula.

Nel frattempo, attraverso la prova del dna, gli inquirenti erano riusciti a dare un nome e un volto a quelle povere spoglie carbonizzate (vai all’articolo).

Secondo l’impianto accusatorio ricostruito dai pm Barbara Cavallo e Nicola Proto, il fratello della Pitroescu, della stessa città di Paula, aveva convinto nel gennaio 2008 la giovane a seguirla in Italia con la promessa di un lavoro. Dalla Romania la giovane fu portata a Villadose, nella casa di Benazzo, che fungeva da base per le sue “missioni” sulle strade di Ferrara.

Dopo un periodo di “addestramento”, nel quale la 19enne era stata accompagnata sui luoghi di prostituzione, le era stato consegnato un cellulare, mai rinvenuto, che però poteva usare esclusivamente per chiamare e farsi chiamare dai suoi presunti aguzzini.

L’identificazione dell’utenza cellulare era fondamentale per la prosecuzione delle indagini. Un’accurata analisi dei tabulati telefonici degli indagati, infatti, ha permesso di ipotizzare il numero di cellulare che utilizzava Paula. La conferma che si trattasse dell’utenza esatta è arrivata grazie a un giovane ferrarese, cliente della ragazza.

Il ragazzo, dopo aver consumato una prestazione sessuale con lei, aveva preso a cuore la situazione della vittima per via della sua giovane età e si era reso disponibile ad aiutarla per uscire dalla strada. Le aveva quindi dato il suo numero di telefono.

Attraverso quel numero gli inquirenti sono risaliti al giorno dell’omicidio: la notte successiva a San Valentino, che Paula aveva trascorso a Villadose dopo che, inutilmente, la sera prima aveva cercato di contattare il suo possibile salvatore.

Oltre alla data della morte è stato possibile ricostruire gli spostamenti, i contatti e le azioni dei due sospettati dell’omicidio, Benazzo e Pistroescu. Secondo le celle di ricezione dei telefonini si è scoperto che la 35enne romena era stata nel punto esatto del rinvenimento del cadavere proprio la notte dell’omicidio. Alla polizia, che l’aveva raggiunta in patria per interrogarla, aveva detto di essere stata insieme a Benazzo in quei luoghi, sosteneva di aver cercato invano Paula e che poteva essere stato qualcun altro ad ucciderla.

Si completava così il quadro degli indizi pesantissimi a carico dei due. Indizi più che sufficienti a motivare l’ordine di arresto del tribunale. La donna è stata trasferita dalla Romania in Italia, dove affronterà il relativo processo. L’uomo è stato arrestato a Rolo (Reggio Emilia), dove si era trasferito per lavorare come idraulico.

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