“È una vittoria”. Il sorriso illumina il volto dell’avvocato Eva Neri. Il tribunale ha appena condannato Leonardo Sangiorgi, l’ex amministratore del Condominio “Savonuzzi” di via Bologna, condannato ieri per appropriazione indebita e mancata presentazione di documentazione. Contro di lui si erano costituite parte civile le 29 famiglie dello stabile nella persona del nuovo amministratore, Tiziana Davì.
Non era presente nemmeno ieri l’uomo (accusato anche per danni in altri condomini, per una somma che si aggira sui 700mila euro) su cui puntano il dito 29 famiglie, quelle dello stabile, che sono ricorsi al giudice per chiarire che la responsabilità di quegli ammanchi in bolletta, registrati dall’estate 2007 a luglio 2009, per oltre 188mila euro.
“Sangiorgi non è mai stato collaborativo”, fa notare prima dell’inizio dell’udienza il nuovo amministratore, Tiziana Davì, che quando subentrò nel maggio 2009 trovò “una situazione abbastanza catastrofica, tanto che ho dovuto ricostruire la contabilità attraverso il conto corrente, l’unica cosa reperibile. Da lì sono emerse cose che non avevano nulla a che fare con il condominio”.
“Con i fornitori di gas, luce e acqua – spiega – abbiamo stipulato accordi per evitare la sospensione dell’erogazione. Calcoliamo 135mila euro di debiti con le società erogatrici, cui si aggiungono prelievi non finalizzati ai servizi del “Savonuzzi” per altri 60mila”.
Ora però per gli inquilini dei civici 128 e 130 di via Bologna arriva una piccola o grande soddisfazione. Il pm – in udienza c’era il vpo Antinori – aveva chiesto due anni e 300 euro di multa, oltre a una provvisionale di 188mila in favore della parte civile. Il giudice Rizzieri ha accolto la sua requisitoria ed è anzi andato oltre: due anni e 8 mesi (il massimo della pena per questo tipo di reato è 3 anni), multa di 800 euro più le spese giudiziali e una provvisionale di 130mila euro.
La difesa, che aveva chiesto l’assoluzione per mancanza di prove, rappresentata dall’avvocato d’ufficio Maurizio Brugnatti pensa al secondo grado: “parlerò con il mio cliente per decidere se fare appello”. Appello che appare più che scontato, dal momento che il giudice non ha concesso la condizionale (sospensione della pena detentiva).
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