Una situazione di forte disagio, costellata purtroppo da maltrattamenti e anche da un episodio di violenza sessuale. È la cornice, tragica già al di là dei risvolti penali, del processo a carico di un uomo di 29 anni.
A denunciarlo, nel 2021, fu sua moglie, oggi 24enne, arrivata al punto di rottura dopo una vita di coppia durata alcuni anni e vissuta in una situazione estrema, come rilevarono anche i carabinieri quando fecero un accesso nell’abitazione, dopo la querela.
I due vivevano al piano di sotto di una casa a due livelli: dormivano per terra, facevano i loro bisogni in un secchio dopo la rottura del bagno, in un contesto generale di degrado igienico-sanitario. Al piano di sopra, rilevarono i carabinieri, gli inquilini erano dei cani di grossa taglia. E anche loro facevano tutto lì, senza mai uscire: mangiavano, dormivano, lasciavano le loro deiezioni. Lei si arrangiava con qualche lavoretto, lui percepiva il reddito di cittadinanza.
È in questo contesto, secondo l’accusa – pm Barbara Cavallo – la donna subiva continuamente offese, insulti, mortificazioni, degradazioni, minacce di morte, anche con una pistola ad aria compressa, subiva il controllo del cellulare e quando scappò via fu al telefono che le riversò la sua rabbia. Lui, ha raccontato al processo la parte offesa, aveva delle voci che gli dicevano cosa fare, come quando gli avevano suggerito di torturare e uccidere brutalmente due gatti nel 2019 e nel 2021. E lei, con già un passato difficile alle spalle, era succube, provava un sentimento d’amore, d’affetto, di paura e obbedienza; credeva a quel che lui le diceva: se te ne vai, i carabinieri ti arrestano.
Fino a che un rapporto sessuale non voluto (da qui l’accusa di violenza) non ha spezzato il giogo e portato alla denuncia. La vittima, che oggi vive con i genitori ed è parte civile nel processo, assistita dall’avvocata Sara Bruno, trovò poi aiuto, assistenza e protezione nel Centro Donna e Giustizia di Ferrara, una cui operatrice è stata sentita come testimone ieri davanti al collegio giudicante presieduto dalla giudice Silvia Marini (a latere: Giulia Caucci e Ilaria Inghilleri), insieme a un conoscente e al padre di lui, che ha confermato il degrado in casa e riferito che il figlio sia oggi seguito dal Serd e in cura con psicofarmaci.
Il 15 dicembre verrà sentito l’imputato, che è difeso dall’avvocato Edmondo Capecelatro Gaudioso di Morrone del Foro di Milano, e verrà chiusa l’istruttoria. E possibile che arrivi anche la sentenza. Essere giudici, in questi casi, non deve essere facile.
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