Accrescere, attraverso norme condivise e buone pratiche, la tutela delle pari opportunità per le avvocate madri, i genitori, i professionisti con disabilità.
È lo scopo del protocollo siglato ufficialmente ieri nel Palazzo di Giustizia di Ferrara dal presidente del Tribunale Stefano Scati, il Procuratore capo Andrea Garau, il presidente dell’Ordine degli avvocati Eugenio Gallerani e la presidente del Comitato pari opportunità del Consiglio del medesimo Ordine Rita Reali.
Il protocollo cerca di ampliare nella pratica quanto già riconosciuto a partire dalle novità introdotte dalla legge di bilancio 2017 a tutela delle avvocate, come il legittimo impedimento per le professionista incinte. “Questo protocollo – afferma l’avvocata Reali – serve ad ampliarne il contenuto per quanto riguarda la maternità e la genitorialità, anche per i padri. Va incontro anche ai colleghi disabili e c’è un paragrafo sul linguaggio, per introdurre buone pratiche, senza forzature”. Un modo per sopperire anche ai problemi dovuti alla carenza di welfare che caratterizza le libere professioni: “C’è l’esigenza di sensibilizzare chi lavora nella giustizia affinché non ci sia discriminazione per chi si trova in stato di gravidanza, genitorialità o disabilità”.
Le linee guida in molti casi si occupano di estendere temporalmente la possibilità di beneficiare dei diritti già riconosciuti, non potendone ovviamente introdurre di nuovi, in modo che venga data la possibilità alle avvocate e agli avvocati che sono diventati madri e padri di affrontare le esigenze – spesso emergenze – che si verificano nei primi mesi e anni di vita dei figli, conciliando meglio la vita con i doveri professionali. “Abbiamo introdotto anche quella che è una regola di civiltà – spiega l’avvocata Laura Caleffi, che ha partecipato alla stesura del protocollo -: negli uffici e nelle cancellerie tutti gli operatori devono dare precedenza ai difensori in stato di gravidanza o che hanno esigenze legate alla genitorialità”. Medesima regola vale anche per le persone disabili.
Ci sono poi anche buone pratiche da introdurre nel linguaggio formale: il protocollo suggerisce di usare il sostantivo “avvocata” per il femminile.
Soddisfazione per il lavoro fatto viene espressa dal presidente dell’Ordine, l’avvocato Gallerani, anche perché “una delle primissime cose che abbiamo fatto è stato istituire il Comitato pari opportunità nel maggio 2019 e i risultati si sono visti”.
“Credo che questo protocollo sia una vittoria del genere femminile – afferma Scati, presidente del Tribunale -, che è tuttora discriminato come si evince dai redditi o dai ruoli direttivi in magistratura”. Per il procuratore Garau “che sia necessario scrivere queste cose significa eravamo indietro, quindi ben venga il protocollo se ne abbiamo bisogno. C’è però la necessità di farci un esame di coscienza”.
Per la prorettice di Unife alla Diversità, equità e inclusione, la professoressa Tamara Zappaterra, è importante “lo sguardo reciproco e sinergico tra le istituzioni. Il genere è una categoria fragile, come lo è la disabilità, e questi diritti hanno bisogno di azioni concrete e positive. I dati ci dicono che a cinque anni dalla laurea vediamo già il divario di genere per reddito, ruoli apicali e occupazione”.
Parla, infine, di “passo concreto verso il raggiungimento delle pari opportunità per maternità e genitorialità” l’assessora comunale Dorota Kusiak.
Alla conferenza di partecipazione, tenutasi nelal biblioteca del Tribunale, hanno partecipato anche gli avvocati Matteo Pancaldi e Angela Natati, membri del Comitato pari opportunità dell’Ordine.
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