Mafia nigeriana, anche Facebook utile per identificare gli associati
Un poliziotto ha spiegato in udienza i modi con cui sono stati dati dei volti ai numeri di telefono monitorati

Il pm Roberto Ceroni
Una dettagliata ricostruzione di come i poliziotti sono riusciti a risalire agli utilizzatori dei numeri di telefono monitorati, tra analisi dei documenti, identificazioni e anche ricerche su Facebook per avere ulteriori conferme.
Stefano Perelli della squadra mobile di Ferrara è stato il protagonista dell’udienza di mercoledì 18 maggio del processo contro la mafia nigeriana a Ferrara, ripreso dopo circa un mese di stop. Per ogni nominativo, rispondendo alle domande del pm Roberto Ceroni, Perelli ha ripercorso il modo con il quale gli investigatori sono riusciti ad attribuire con certezza un nome alle voci ascoltate e ai numeri di telefono dai quali provenivano.
E anche a ricostruire un legame con l’organizzazione dei Vikings/Arobaga, il cult che aveva assunto il dominio a Ferrara, e i collegamenti con Padova e Torino: nel capoluogo piemontese stava il vertice nazionale dell’organizzazione. Ad esempio, Facebook ha aiutato in ciò nel caso di Popori, il soprannome col quale è conosciuto Favour Akhibe, uno dei personaggi di maggior rilievo nell’organizzazione: era uno ‘skullguard’ con un importante potere direttivo nei vari territori e gestiva il ‘forum’ delle comunicazioni interne e aveva contatti con la casa madre in Nigeria. Sul suo profilo, i poliziotti hanno rilevato l’uso di simboli propri dei Vikings, come l’àncora.